La scelta senza rispetto di Speranza che ferma lo sci all'ultimo minuto
Contrordine, oggi piste chiuse. La decisione del Ministro della Salute (confermato da Draghi tra mille dubbi) solo ieri sera
Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha deciso lo stop allo sci. Sul merito della decisione torneremo più tardi perché c'è una cosa che viene ancora prima della decisione in se: il rispetto.
Speranza infatti ha comunicato il suo stop agli impianti ed alle piste alle ore 19, 12 ore prima della loro riapertura. E se pensate che basti quella mattina alzare un interruttore e schiacciare un bottone per far ripartire il tutto vi sbagliate di grosso. Dietro una pista da sci c'è infatti un mondo che si muove.
Da almeno una settimana ci sono migliaia di persone in centinaia di località che preparano, battono le piste, controllano seggiovie, sistemano i tornelli di ingresso. Per non parlare poi dell'indotto: degli alberghi e dei ristoranti delle località di montagna che avevano ricevuto migliaia di prenotazioni da turisti e sciatori che sognavano la prima discesa dell'anno.
Anche loro hanno riempito le dispense, ripulito e sanificato tutti i locali, preparato le camere richiamando personale di ogni tipo dopo mesi di cassa integrazione. Tutto lavoro e soldi sprecato con il no arrivato all'ultimo momento. E di certo non per dei motivi dell'ultim'ora.
È un po' come se aveste invitato 10 persone a cena (dopo avere chiesto il permesso al padrone di casa). Avete mandato gli inviti, preparato la tavola, fatto la spesa, cucinato e poi, all'ultimo, la telefonata, anzi, il «pacco»: niente cena. E niente cena per un motivo che era chiaro ormai da giorni. Mancava solo il coraggio di dirlo, di avvisare.
Il minimo che potremmo pensare dopo una cosa del genere è che l'invitato che si è tirato indietro è un maleducato.
Speranza ha fatto esattamente questo. Perché i dubbi del CtS sulla riapertura degli impianti erano noti da giorni (al proposito Ricciardi, ha dichiarato: «da ottobre tutti sanno che non si sarebbe potuto riaprire. Non capisco la ritrosia dei politici a dire la verità») ma lui in settimana forse era più concentrato a capire se sarebbe rimasto ministro della Salute, dimenticandosi di tutto il resto. E questo è il risultato: la mancanza di rispetto totale verso un intero settore che, ovviamente e a ragione, si sente preso in giro.
E poi entriamo nella decisione in se. Da un anno ormai conviviamo con la pandemia. 12 mesi in cui abbiamo già visto, capito , conosciuto. Eppure regna sempre il caos con l'esperto che vorrebbe un lockdown generale di due settimane e chi invece vorrebbe continuare con la divisione per colori. Insomma, il caos dentro il quale la gente (ormai con i nervi a fior di pelle) non capisce e non tollera più nulla, soprattutto le indecisioni.
Serve chiarezza. Altrimenti è il caos. La conferma nel governo di Speranza ha destato molti dubbi, che questa vicenda conferma in pieno. Se si chiede rispetto delle norme ai cittadini bisogna per prima cosa rispettare il cittadino.
Che sia chiaro anche al nuovo presidente del Consiglio
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