La Libertà della Scuola di una sola parte politica
Dai libri di testo alla militanza vera e propria, troppo spesso la scuola si presenta come l’ultima delle chiese ideologiche rimaste in piedi
Tra le varie dichiarazioni di principio lanciate da Elly Schlein durante l’assemblea nazionale del Pd, ce n’è una che non regge alla prova dei fatti: «La scuola è luogo di libertà». Frase impeccabile, se non fosse che la realtà rema in altra direzione. Qualche ora dopo, il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti veniva contestata mentre era in visita a un istituto tecnico milanese, per commemorare la morte di Sergio Ramelli, il militante di 19 anni del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 da esponenti della sinistra estrema. Sindacati, antifascisti da battaglia e attivisti vari l’hanno presa a sberle verbali al grido di “fascista, torna nelle fogne”.
Ovviamente, nessuno a sinistra ha solidarizzato con il sottosegretario. Men che meno le falangi femministe, ritiratesi in un ermetico mutismo. Segno che evidentemente quella libertà che dovrebbe trovare nella scuola terreno di coltura, è valida solo quando fa comodo a una parte politica. Coltivare la memoria delle vittime di sinistra di un periodo oscuro della nostra storia non ha mai suscitato proteste: ricordare i morti di destra invece non è accettabile. Anche solo affacciarsi su pieghe del nostro passato che evidenziano le responsabilità del massimalismo di sinistra -senza per questo giustificare l’estrema destra – provoca un riflesso condizionato di censura. Ci sono argomenti ancora tabù: e chi li tocca, ancora oggi, rischia di essere etichettato frettolosamente come fascista. Con buona pace della libertà di parola, del senso critico, della mentalità aperta e di tutte le altre virtù che pure la scuola dovrebbe spingere ad incentivare.
Quando Elly Schlein dichiara che la scuola è luogo di libertà, forse intende la libertà di inchinarsi alla cultura dominante di certi presidi e certi docenti politicamente orientati. Una minoranza, sicuramente: ma una minoranza che fa molto più rumore rispetto alla maggioranza di chi svolge il proprio lavoro con passione, ma preferisce non esporsi per timore di scomuniche. Dai libri di testo alla militanza vera e propria, troppo spesso la scuola si presenta come l’ultima delle chiese ideologiche rimaste in piedi, ultimo rifugio sessantottardo di una filosofia vetero-marxista che trova negli istituti scolastici una fucina di talenti. Nulla di illegale, figuriamoci. Ma perlomeno risparmiateci le odi alla scuola libera.