Le proposte delle Regioni al governo sul rientro a scuola
Al vertice dei governatori emerse perplessità sulla riapertura il 10 gennaio: «Chiediamo un parere al Cts». Presentati anche suggerimenti su quarantene, Dad e tamponi.
Vincenzo De Luca fa scuola. Al vertice della Commissione Salute di questo pomeriggio l'idea del presidente della Campania di non riaprire le scuole il 10 gennaio è stata attentamente valutata anche da altri governatori. Al summit si è discusso come gestire le infezioni nelle aule alla riapertura delle scuole dopo l’Epifania e De Luca ha ribadito il suo niet: «Una follia aprire con i dati di positività così alti» ha incalzato il governatore campano.
Ma sono ormai tante le regioni che nutrono perplessità su un immediato rientro a scuola. Allineato a De Luca il governatore della Toscana Eugenio Giani, che ha definito «ragionevole» la proposta di rinviare l’inizio delle lezioni per arginare i contagi nel mese di gennaio. La pensa allo stesso modo anche anche un avversario politico come il leghista Luca Zaia. In un’intervista al Corriere della Sera il presidente del Veneto oggi ha detto: «La decisione spetta al governo. Se poi la situazione dovesse diventare drammatica, la Regione farà quello che ritiene necessario per la tutela della salute pubblica». E ha aggiunto: «Riaprire a febbraio non sarebbe tragico».
Cauto il presidente della Sicilia Nello Musumeci, che ha dichiarato: «Non vanno bene le fughe in avanti su un tema così delicato come quello della scuola. Dobbiamo essere prudenti». Su una diversa lunghezza d’onda l’Emilia Romagna, più propensa ad affidarsi alle scelte del governo. Non a caso, ieri il presidente Stefano Bonaccini aveva dichiarato a La7: «Nessun rinvio, ma il governo avanzi una proposta».
Ed è stata proprio questa la sintesi del vertice odierno: gli assessori di riferimento e i presidenti di Regione hanno chiesto un intervento del Cts. «Si ritiene che uno specifico parere del Cts, che evidenzi una ricaduta non negativa della riapertura scolastica sull’andamento pandemico, debba essere posto alla base della decisione circa la riapertura delle scuole, considerando anche la ricaduta che tale riapertura può avere sugli altri contesti (trasporti)» è stato il loro messaggio. In altre parole, le Regioni hanno detto che devono essere gli scienziati ad assumersi la responsabilità della deciisone, stabilendo se con questo tasso di contagi gli studenti sono al sicuro a scuola.
Nel corso del summit si è discusso anche delle proposte da presentare al governo sulle nuove regole per gestire le infezioni nelle aule alla riapertura delle scuole dopo l’Epifania, in vista del Consiglio dei ministri di domani. Dopo le polemiche degli scorsi giorni, le Regioni sono orientate per eliminare la distinzione tra vaccinati e non vaccinati. E chiedono nuove norme in tema di quarantena. Il protocollo, elaborato dalla commissione Salute della Conferenza e discusso durante il vertice di questo pomeriggio, prevede per le scuole dell’infanzia una settimana di quarantena con un solo caso di contagio Covid.
Per gli alunni delle elementari e per quelli delle medie sotto i 12 anni è prevista una quarantena sempre di sette giorni in presenza di due o più casi di contagio. Per gli studenti delle medie oltre i 12 anni e delle superiori, invece, la quarantena scatterebbe con tre o più casi di contagio in classe. Dalla scuola primaria in poi è poi prevista la somministrazione di un tampone antigenico o molecolare tra il quinto e il settimo giorno.
Il documento redatto dalla Regioni e dalla Province autonome sottolinea anche «alcuni aspetti non direttamente legati alla gestione dei contatti». In particolare, consiglia di «evitare la ripresa delle attività di educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato», di «verificare la correttezza del consumo dei pasti in mensa» e di «promuovere maggior utilizzo di FFP2». Ultimo punto ma non meno importante: «Avere attenzione a garantire una corretta aerazione delle aule».
Ma il punto più delicato resta la data del rientro sui banchi. E ora la palla al Comitato tecnico scientifico. E al governo. Non a caso, l’assessore alla Salute della Regione Lazio Alessio D’Amato ha sottolineato: «Il governo ha tutti gli strumenti tecnici per prendere una decisione saggia e ponderata e noi ci atterremo a quello che verrà deciso».