Il fumo negli occhi della sinistra sulla Apostolico. Conta più da chi arriva il video che il video stesso
La sinistra attacca sull'origine del filmato che mostra la giudice di Catania mentre manifesta contro la Polizia e Salvini. Il punto resta però un altro: può giudicare un giudice di parte e militante?
La strategia è chiara e soprattutto vecchia come il mondo: quando sei in difficoltà la cosa migliore da fare è distrarre, cercare un altro argomento di polemica per sviare l’attenzione. E’ quello che una certa parte della magistratura ed una certa parte della sinistra stanno cercando di fare oggi, da quando è stato diffuso il video che riprende Iolanda Apostolico, il giudice del Tribunale di Catania, in prima fila ad una manifestazione con chi contestava con violenza verbale la Polizia, l’allora Ministro dell’Interno, Salvini e si schierava pro migranti.
Sul fatto che la presenza del giudice sia non solo “poco opportuna” ma in qualche maniera non regolare lo dice l’articolo 1 del codice etico dei magistrati in cui è presente nelle tre righe del testo complessivo una parola che dice tutto: imparzialità. Nessuno vieta a nessuno di partecipare ad una manifestazione ma se un giudice scende in piazza, in bella vista, in prima fila, allora è chiaro che l’imparzialità richiesta e pretesa viene meno. E sono anche previste sospensioni o pene di vario genere per chi non rispetta queste norme. Aspettiamo con fiducia di vedere le decisioni dei superiori della Apostolico ma non ci facciamo grosse illusioni, visto il passato. La Lega ne ha chiesto le dimissioni; dargli torto su questo è davvero difficile.
Ma a farci sorridere solo le dichiarazioni dell’Anm e ad esempio del leader dei Verdi italiani, Bonelli, che si sono concentrate su un altro punto: chi ha dato il video a Salvini? In realtà dietro a questa domanda che oggi è anche titolo di un quotidiano c’è un sospetto ben preciso. Il video sarebbe stato realizzato da agenti della Digos, che fanno riprese ormai da anni ad ogni manifestazione per motivi di ordine pubblico, e da questi, da uno di questi, girato alla Lega. La “manina” quindi sarebbe dello Stato… con la teoria dello screening sociale, del complotto, del regime fascista etc etc etc.
La manifestazione a Catania pro migranti in cui il coro più gettonato era “Assassini” rivolto agli agenti di Polizia era pubblico; quella scena potrebbe essere stata ripresa da un passante, un turista, un portuale, un sostenitore delle Ong, da chiunque e poi messo in rete, condiviso, da chiunque. Scoprire quindi chi lo abbia fatto arrivare al leader della Lega è semplicemente impossibile. E poi, soprattutto, non conta, non c’entra nulla con il nocciolo della questione che era ed è un altro: può un giudice di parte giudicare in maniera imparziale?
Se una persona sceglie di scendere in piazza e davanti a tutti all’aria aperta decide di metterci la faccia per questa o quella battaglia se ne deve assumere tutte le responsabilità ben sapendo ormai che nel mondo digitale ognuno di noi, ogni telefonino è una telecamera, è memoria storica, incancellabile, inarrestabile.
Fa ridere vedere la sinistra difendere la “privacy” dei manifestanti. La stessa sinistra che tanto per fare un esempio fece circolare tempo fa il video del saluto romano fatto ad un funerale dal Romano La Russa, fratello del Presidente del Senato. Un video che scatenò polemiche (ci fu pure un’inchiesta della Procura sulla punibilità del gesto, manco fosse la Var del calcio) e nessuno allora chiese la provenienza delle immagini, nessuno parlo di screening di piazza.
Ciascuno può fare la sua parte scatenando nuovi tormentoni o alzando polveroni di ogni tipo. Ma dal punto non ci spostiamo e la domanda resterà sempre la stessa finché non avrà risposta: può un giudice dichiaratamente e pubblicamente di parte continuare a giudicare?