La dolce vita della sinistra UE
Ci sono la «pasionaria» delle occupazioni Ilaria Salis e il sindaco dei migranti Mimmo Lucano, oggi nei radicali di The Left. Ma anche glorie pentastellate quale Pasquale Tridico, senza dimenticare gli esponenti piddini Cecilia Strada e Sandro Ruotolo. Tutti nella pattuglia superprogressista. Ma confrontando i loro redditi di ieri e attuali con la produttività, si capisce perché lo scranno europeo sia molto ambito: un po’ di rumore ogni tanto, ma fatica per nulla...
Non sembrano avere molto in comune Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, sebbene siano alleati a tornate alterne. Anche l’aspetto non aiuta: azzimato come un gagà uno, stropicciato come un aspirante rivoluzionario quell’altro. Eppure, i loro partiti marciano uniti in Europa. Sia i Cinque stelle che Sinistra italiana aderiscono a The Left, il gruppo progressista più radicale del parlamento. Ed è proprio in quel di Bruxelles, consultando i passati redditi e l’attuale produttività, che si scopre la conseguente comunanza. Il Movimento ha rinnegato il passato, certo. A meno di quel reddito di cittadinanza che doveva «abolire la povertà». Un proponimento che condivide il partito di Fratoianni, rappresentato nel continente da due leggende dell’antagonismo nazionale: Ilaria Salis e Mimmo Lucano.
È la dolce vita dei compagni a Bruxelles. Gli austeri trascorsi in patria sono soppiantati dal favoloso presente all’estero: stipendi ragguardevoli e attivismo rivedibile. Prendiamo la maestrina monzese dalla penna rossa. La dichiarazione patrimoniale di Salis dettaglia la sua saltuaria occupazione lavorativa, già concomitante alla stazionaria «okkupazione» abitativa: «Insegnante di scuola statale Italiana», dunque. La «remunerazione totale», tra il 2021 e il 2024, è stata di 34.906 euro. Fanno circa 8.700 euro all’anno: meno della metà dello stipendio mensile di un eletto a Bruxelles che si aggira intorno ai ventimila euro tra indennità, rimborsi e diaria. In cambio, l’eurodeputata porta in dote il suo gagliardo vissuto. Evitando di strafare, s’intende. Le «attività principali» degli onorevoli, dettaglia il sito dell’europarlamento, sono: i contributi alle discussioni e le interrogazioni orali. Partiamo allora dagli interventi in aula. L’esordio di Salis risale al 9 ottobre 2024. Vista l’esperienza da inquilina abusiva, informa quindi i colleghi che «decine di migliaia di persone sono costrette a occupare alloggi abbandonati e fatiscenti». Come faceva lei, in definitiva. Quindi, va all’attacco: «Di fronte a questa emergenza abitativa, il governo italiano non offre alcun reale sostegno agli abitanti, ma solo la demonizzazione e l’inasprimento delle pene». Urgono «provvedimenti».
E la compagna Ilaria qualche ideuzza sull’edilizia pubblica ce l’ha: «È necessario il blocco degli sfratti e la regolarizzazione gli occupanti». Da sempre, si accusano i politici di parlare di cose che non conoscono. L’insegnante brianzola, invece, fa della sua ribalda esistenza un programma. Così, allerta l’aula sui rischi del semestre alla guida del consiglio Ue dell’Ungheria, Paese che l’ha incarcerata con l’accusa di aver partecipato al pestaggio di avversari politici. E poi, un contributo sulla «vergognosa operazione in Albania di coloniale memoria». E un altro, sulle condizioni dei detenuti nell’Ue. Totale: quattro interventi. Per il resto, Salis ha apposto la pregiata firma in calce a interrogazioni del suo gruppo o di eurodeputati italiani. E comunque: alcuni, al suo posto, si sarebbero montati la testa. Lei, invece, non ha dimenticato nemmeno gli amici. Il parlamento europeo garantisce un’ampia dotazione per i portaborse. Così, come «assistente locale», ha arruolato Mattia Tombolini. Tra i meriti acquisiti dal prescelto, spicca l’audace commento vergato sui social a corredo delle fotografie di poliziotti bastonati: «Ma ho anche dei difetti». Capito l’arguzia? Picchiare le forze dell’ordine, da quelle parti, diventa medaglia al merito.
Notevole pure il curriculum di una delle assistenti di Mimmo Lucano, altro valoroso di Sinistra Italia. Lei si chiama Souzan Fatayer. È una docente di origine palestinese. Vanta delle vivaci posizioni riassunte dall’equivalenza: «I sionisti sono nazisti». S’era candidata al Sud con Alleanza Verdi e Sinistra, proprio insieme all’uomo simbolo dell’accoglienza a tutti i costi. Souzan non è stata eletta. Il compagno Mimmo, però, non l’ha lasciata indietro: abile e arruolata. Intanto, il calabrese Lucano tenta di acclimatarsi nella grigia capitale belga. Da sindaco di Riace si accontentava di 2.200 euro al mese, informa la sua scheda. Adesso è un illustre e agiato europarlamentare. Al momento, però, non sembra dannarsi nemmeno lui. Tre telegrafici interventi in aula. Il primo, ovviamente sulla migrazione illegale. Segue una denuncia sull’escalation della violenza in Medio Oriente. A chiudere, giunge l’avvertimento sulla situazione in Tunisia. Perle di saggezza, ben condensate. Qualche minutino, in totale. Anche tra i Cinque stelle c’è però chi ha efficacemente abolito la povertà, come prometteva il leggendario Giggino Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi, nel lontano 2018. Vedi il caso del coriaceo giornalista Gaetano Pedullà. La «retribuzione media annua dal 2021 al 2023» era di 13.700 euro: meno dell’attuale stipendio di un mese. Nonostante la parlantina sciolta esibita in patria nei dibattiti tv, non ha ancora incantato l’aula. Due interventi. Uno sul carente «stato di diritto» a Malta, dove sette anni fa venne uccisa la cronista Daphne Caruana Galizia. E poi sull’«importanza della teleradiodiffusione pubblica, del pluralismo dei media e del giornalismo indipendente». L’ex direttore della Notizia conosce bene l’argomento. Era cotto di Giuseppi, che l’ha poi candidato. Ora denuncia che l’informazione in Italia è «una barzelletta oscena». E allora «non si pianga di fronte all’escalation di fake news», avverte. Nella sua campagna per far trionfare la libertà di stampa, Pedullà è coadiuvato da una vecchia gloria pentastellata: l’ex senatore Alberto Airola, diventato suo assistente. Danilo Della Valle, invece, ha proficuamente percorso la strada inversa. Già collaboratore parlamentare, lo scorso giugno è stato eletto eurodeputato. Un sontuoso premio alle malpagate fatiche degli anni precedenti: ventimila euro all’anno, da sommare ad altri cinquemila ricevuti per occasionali articoli su riviste di geopolitica. A differenza di ben più illustri nomi, guida però la classifica della produttività: undici interventi in aula, cinque proposte di risoluzione e una caterva di interrogazioni firmate assieme ai colleghi.
A perfetta riprova del teorema della povertà sconfitta, il gruppo dei pentastellati è guidato nientemeno che da Pasquale Tridico, l’indimenticato padre del reddito di cittadinanza. Nel suo caso, però, il pregresso non è stato certo avido di soddisfazioni professionali: già presidente dell’Inps per 150 mila euro all’anno, grazie al robusto aumento ottenuto durante il governo Conte, torna poi a insegnare Politica economica all’Università Roma Tre. Nel 2024 si aggiunge la «prestazione occasionale» come membro del consiglio scientifico della scuola di formazione del Fatto Quotidiano: 60 mila euro. L’alfiere dei Cinque stelle in Europa, per lo meno fino al momento della sua elezione, è dunque ancora retribuito dal giornale più vicino al Movimento. Una comunanza che lo stesso quotidiano non esiterebbe a svillaneggiare, se solo riguardasse il centrodestra. A Bruxelles, Tridico però non si sottrae. Otto discussioni in aula, oltre a una ventina di interrogazioni presentate con gli altri pentastellati. E come progenitore del defunto sussidio, pure lui non ha dimenticato di sostenere i deposti. Tra i suoi assistenti, c’è Fiorella Taddeo, ex portavoce alla Camera di Roberto Fico.
Persino tra gli eletti del Pd più a sinistra, comunque, ci sono fulgidi esempi. La votatissima Cecilia Strada, per esempio. Era responsabile della comunicazione per la ong ResQ: duemila euro al mese. Giunta a Bruxelles, adesso si fa notare per la ragguardevole produttività. Assieme agli altri piddini, si scaglia così contro i bacchettoni che vorrebbero impedire di diffondere i precetti gender nelle scuole italiane. Non manca, ovviamente, neppure l’allerta sui conflitti d’interesse dello spietato Elon Musk, ormai nemico giurato dell’internazionale socialista. Sul tema, a dettar la linea è però il responsabile informazione del partito: Sandro Ruotolo, 69 anni, già indignato speciale in tv. Entrato nel 2020 nel parlamento italiano grazie a un’elezione suppletiva, si ripresenta alle politiche del 2022. Invano. Due anni dopo, si aggiudica però l’attuale poltronissima. Sandrone contro Elon, che battaglia. Il 17 dicembre scorso, davanti ai trepidanti colleghi, in aula taglia a fettine l’imprenditore più facoltoso del pianeta. «Questo vuole essere un appello all’Europa: liberiamoci dallo strapotere del signor Musk!». Insomma: mentre si sgola contro i bavagli in patria, inneggia alla censura in Europa. Finalmente, il meritato dorato e proscenio. Altro che pensione. Al malefico geniaccio tocca attrezzarsi. L’onorevole Baffone ha deciso di muovergli guerra dalla quieta Bruxelles.