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(Ansa)
Politica

In Spagna come in Italia la sinistra vince anche quando perde

Partito Popolare 136 seggi, Partito Socialista 122, ma neanche l'ovvietà della matematica ferma la propaganda che parla di una sinistra vincente nelle elezioni spagnole

Se chiedeste ad un bambino di seconda elementare se sia più grande 136 o 122 state certi che la risposta sarà quella corretta. Quello che un bambino capisce in un attimo diventa meno certo per una parte della sinistra, politici, commentatori, tifosi che all’indomani delle elezioni spagnole raccontano e festeggiano il successo della sinistra. Dove per “sinistra” intendiamo il Partito Socialista dell’ex premier Sanhcez che ha, appunto 122 seggi (solo 2 in più rispetto al 2019). mentre i popolari che hanno chiuso a 136 seggi, 14 in più dei ragli e 47 seggi in più rispetto alle passate elezioni vengono tacciati per sconfitti.

In questo, va detto, la sinistra soprattutto in Italia ha un primato assoluto; la narrazione è semplice: se invece di prendere un pugno da ko hai preso solo 3 sberle, cioè, se è andata meno peggio del previsto allora hai vinto. Il pungo da ko paventato dai sondaggi sarebbe stato un governo PPO+l’ultra destra di Vox. Ipotesi che ha spaventato da Madrid fino a Bruxelles un può tutta la sinistra europea, come ultimo baluardo da difendere a tutti i costi, soprattutto a meno di un anno dalle elezioni nella Unione.

Vox invece ha perso, parecchio, e così mancano i numeri per quel governo. E così oggi a Madrid tutto è possibile. Persino che lo stesso Sanchez, sconfitto, metta insieme tutto il resto del Parlamento per un governo “contro la destra”. Anche questo un grande, grandissimo classico, imparato forse osservando le magie e la capriole politiche del Partito Democratico, capace di restare al Governo in Italia pur non avendo vinto molte delle ultime elezioni politiche. Accordi, alleanze improbabili dal puro scopo elettorale da cui sono nati governi deboli e dannosi. E non lo diciamo noi ma lo hanno detto molti leader del Pd stesso all’indomani della sconfitta alle politiche italiane dello scorso settembre ammettendo che «essere stati sempre al governo (di salvezza o di emergenza nazionale, un nome ed una scusa buona la si trova a prescindere) si è rivelato un errore e d’ora in avanti non saremo disponibili a simili manovre».

Al Nazareno lo hanno capito, a Madrid forse ancora no e così ballano felici “Pedro” della nostra Raffaella Carrà per festeggiare una vittoria. Che in realtà è solo una sconfitta meno pesante del previsto. Ma è pur sempre una sconfitta.

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Andrea Soglio