Al Pd lo spoil system non piace solo quando viene da destra
Le proteste di Letta per le nomine del Governo Meloni, dimenticando come negli anni passati sia stata proprio la sinistra ad occupare tutte le poltrone disponibili
Lo “spoil system” del centrodestra, cioè il cambio nei posti di potere, non va giù al Pd. O meglio: era ben accetto quando a fare le nomine erano loro, che hanno occupato tutto l’occupabile quando ne avevano facoltà. Adesso che a scegliere è qualcun altro, si grida allo scandalo. Insomma se fino a ieri la sostituzione selvaggia dell’alta burocrazia ci veniva raccontata come un meccanismo moderno per fluidificare l’azione di governo, oggi con la destra al potere già si parla di un mezzo putsch.
“Quello a cui stiamo assistendo in queste ore – scrive il partito democratico sui social – è un vero e proprio assalto all’amministrazione dello stato”. Ed Enrico Letta alza i toni: “Che brutto segnale lo spoil system del governo applicato alla gestione del terremoto”, in riferimento alla sostituzione di Giovanni Legnini, rimpiazzato da Guido Castelli nella posizione di commissario per le aree terremotate. E questo dopo la rimozione di Nicola Magrini dal vertice dell’Aifa: solo l’antipasto, in vista del piatto forte delle nomine sui grandi enti pubblici e partecipate. Le opposizioni parlano di vergogna nazionale, come se lo spoil system fosse stato inventato stanotte, mentre di fatto lo hanno importato loro dagli Stati Uniti, anni or sono, con quella legge Bassanini in base alla quale gli incarichi dirigenziali di Stato cessano 90 giorni dopo la fiducia al governo. Dunque, al di là dei mal di pancia, è indubbio che il governo Meloni abbia tutto il diritto di imporre le sue scelte per applicare la propria linea politica, come del resto hanno fatto i governi precedenti (senza che vi fosse grande scandalo).
Qualcuno si chiederà: chi ci garantisce che la nuova infornata di dirigenti scelti dal centrodestra sia affidabile e competente? Certo, domanda sacrosanta. Ed è ovvio che tutti si aspettano persone capaci nei posti che contano. E’ naturale che tutti pretendiamo alti funzionari selezionati in base alle competenze, piuttosto che per la fedeltà al governo di turno. Quello della necessità di una burocrazia valida è un problema che quasi ci viene a noia, perché si ripresenta a ogni cambio di governo.
Insomma, lo spoil system nella sua banalità si trascina dietro le incognite di sempre. Cosa c’è di nuovo? La differenza, stavolta, è una soltanto: il partito che ha bazzicato il potere negli ultimi dieci anni (il Pd), dal potere fatica a staccarsi. Con una postilla fastidiosa: magicamente, si dà per scontato che la sinistra in passato abbia sempre scelto persone capaci e meritevoli, mentre il governo Meloni è stato già condannato sommariamente per il reato di lottizzazione assassina. Si dà per scontato, insomma, che a sinistra le nomine si facciano esclusivamente nell’interesse pubblico, e che da quelle parti regnino gli onesti, mentre a destra no. Un’ equazione fuori tempo e fuori moda, visto ciò che sta accadendo a Bruxelles. Non è più l’epoca della superiorità morale. Anche se per qualcuno, a quanto pare, si tratta di un riflesso condizionato insopprimibile