Meloni
(Ansa)
Politica

Tempi, promesse e natalità. I punti forti ed indiscutibili della manovra del governo Meloni

Come sempre accade la legge di bilancio verrà circondata da critiche ma certe cose positive sono a prova di opposizione

La manovra economica è una legge che ha delle caratteristiche certe, inviolabili nel tempo. La principale è che non può piacere a tutti. Non si è mai vista e mai si vedrà un’opposizione pronta a fare i complimenti alla legge di bilancio come non si è mai vista e mai si vedrà tutti i sindacati o tutti gli industriali pronti a tesserne le lodi. Questo un po’ per i ruoli politici (l’opposizione se non critica che opposizione è?) un po’ perché le varie associazioni e corporazioni tendono a mettere i propri iscritti ed i propri interessi in primo piano. Insomma, la principale legge economica dell’anno è talmente ampia e complessa, tocca così tanti interessi da non poter per forza accontentare tutti.

Pensate poi se il governo in carica deve scriverla con le casse tendenzialmente vuote… la cosa si complica, assai.

Ci sono però delle cose oggettive della manovra economica approvata oggi dal consiglio dei ministri che sono positive, a propria di critica a meno che si voglia dire il falso.

La prima è la tempistica. Per anni, anche con governi tecnici, la legge di bilancio è stata approvata all’ultimo momento possibile, praticamente anche il 31 dicembre con onorevoli e senatori che nell’altra mano avevano il trolley per le vacanze o lo spumante per il cenone. Questa volta la legge è stata approvata dal governo quando in Sicilia ci sono 30 gradi, la gente fa tranquillamente il bagno al mare e Natale pare una cosa lontana, molto lontana. Ora tocca all'iter parlamentare. ci saranno discussione ed emendamenti ma siamo almeno un mese in anticipo rispetto al passato.

La seconda è che non si trova all’interno del testo come in tutte le dichiarazioni che da luglio l’hanno preceduta promesse da marinaio, slogan pubblicitari e cose simili. Giancarlo Giorgetti sta ripetendo come un mantra parole come «serietà», «responsabilità», «tirare la cinghia», «risparmio» etc etc etc. Gli ha fatto eco la premier Meloni stanca di ripetere che non ci possiamo permettere spese inutili e che le risorse devono essere mirate su quelle che sono ritenute le priorità del governo e del paese.

La terza, per certi versi sorprendente, ma clamorosamente oggettiva sono le misure legate alla natalità. In tanti si sono riempiti la bocca in passato nel dirsi preoccupati per il calo delle nascite ma di fatto a parte qualche mancia di scarsa utilità (lo dimostrano il calo di presenze nelle sale parto) non si erano viste cose strutturali. Fino ad oggi. L’asilo nido gratuito a partire dal secondo figlio è qualcosa di storico. Se poi lo si mette a fianco della decontribuzione per le mamme con due o più figli a carico si capisce come ci si trovi davanti ad una rivoluzione culturale con un investimento di un miliardo. Quando Giorgia Meloni dice «Una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un contributo importante alla società» dice qualcosa che va ben oltre una legge finanziaria. Spiega infatti come il ruolo della madre sia centrale, sia importante (vocabolo non scelto a caso) nella vita presente e futura del nostro paese.

La quarta è che questa legge si potrebbe quasi definire di «sinistra», o forse meglio dire di «destra sociale». Gran parte delle risorse infatti andranno ai ceti più bassi; gli altri, il famoso ceto medio, dovrà aspettare tempi e congiunture economiche globali migliori.

Il resto lo lasciamo ai critici, alle dichiarazioni delle segreterie dei partiti a caccia di consenso, a chi sa sempre come fare una finanziaria migliore di quella che arriva in Parlamento; fa tutto parte del gioco. Ma, siamo certi, questa opposizione non avrebbe fatto un lavoro migliore; al massimo l’avrebbe fatta uguale.

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Andrea Soglio