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(Ansa)
Politica

La decisione del Tribunale di Catania sui migranti dimostra l'urgenza della riforma della giustizia

Ancora una volta un giudice va oltre una norma voluta dal governo e dal Parlamento difendendo un tunisino, ladro e clandestino

Sono due le cose che indignano e preoccupano della decisione del giudice del Tribunale di Catania di liberare 4 migranti dal centro di Pozzallo perché secondo il magistrato «Il Decreto del Governo (quello di settimana scorsa) è illegittimo. Deve escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto di fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale", scrive il giudice ritenendo che non sussistano dunque i presupposti per il trattenimento dei richiedenti asilo». La prima è nel merito della decisione stessa. Soprattutto per quanto riguarda uno dei migranti rimessi in libertà.

Il soggetto, un tunisino con meno di 37 anni Mekri Aymen, non è infatti alla sua prima volta sul territorio italiano. Già in passato era entrato in maniera clandestina ed era finito nelle maglie delle forze dell’ordine perché, indovinate un po’, scoperto a rubare; un furto che gli costò l’arresto da parte della Polizia con relativa notifica di espulsione e ritorno in patria. Una volta arrivato a Tunisi Aymen non ha perso tempo, è risalito su un barcone e si è rimesso in viaggio verso l’Italia dove ha presentato richiesta di asilo con la seguente motivazione: «da noi le cure mediche sono costose…». Va aggiunto che il tunisino risulta oggi sano come un pesce per avere la cornice completa diun quadro dell’assurdo.

Eppure per il giudice questo ladro clandestino, non di certo una «risorsa» preziosa per l’Italia, ha tutto il diritto non solo di tornare ma di essere pure rimesso in libertà e non trattenuto in un centro per migranti. Porte aperte quindi a ladri e criminali in nome dell’accoglienza…

La seconda cosa da analizzare è il reale stato della giustizia italiana, anzi, il suo rapporto con gli altri poteri del Paese. Abbiamo studiato tutti Educazione Civica e, come riporta la Costituzione, abbiamo imparato che il nostro sistema si basa sull’equilibrio di tre poteri: quello esecutivo nelle mani del Governo, quello giudiziario alla magistratura e quello legislativo per il Parlamento. Quanto accaduto però dimostra che non è così. La giustizia è oltre, anzi, al di sopra delle leggi e del Parlamento. Onorevoli e senatori possono anche approvare una norma ma un giudice di qualche tribunale sparso per il Paese ha il potere di dichiararla «illegittima» trasformando quindi il provvedimento in carta straccia. Immaginiamo infatti che ci siano già decine e decine di legali pronti a fare propria la decisione del Tribunale di Catania per chiedere l’immediata liberazione dei loro assistiti migranti. Insomma, basta un precedente per far crollare tutto il castello.

Che, mentre crolla, lascia un’altro cumulo di macerie su due questioni che andrebbero risolte una volta per tutte: la questione migranti e la riforma della giustizia. Quanto tempo possiamo ancora permetterci di aspettare prima che il Paese stesso vada a rotoli?

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Andrea Soglio