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Tutti gli errori di Maria Elena Boschi su Banca Etruria

Omissioni e mezze verità hanno lasciato la narrazione della vicenda agli avversari politici che oggi la usano per azzoppare il Pd

Nelle ore in cui si sta chiudendo la XVII Legislatura, quella dei renziani al potere, l’affare Banca Etruria è ancora in prima pagina, complice anche il lavoro della commissione banche che invece di fare luce sui dissesti finanziari di numerosi istituti bancari si è trasformata in un’arma elettorale tutta a danno del Pd, che quella commissione l’ha voluta, segnando un clamoroso autogoal.

Nel mirino c’è ancora Maria Elena Boschi e da qualche ora anche Marco Carrai, che come ha svelato l’ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, avrebbe mandato una mail chiedendo informazioni su Banca Etruria. Insomma, il cerchio intorno a Matteo Renzi si stringe sempre di più. Carrai è considerato l’uomo ombra del renzismo della prima ora, tra i fondatori della fondazione Open che organizza e finanzia la Leopolda, uomo molto potente e con contatti importanti nel mondo della finanza. Perché anche lui si è interessato a quel piccolo istituto di provincia?

L'eccesso di interesse

L’errore è proprio in quello che potremmo definire “un eccesso di interessr”. Maria Elena Boschi, prima ministro per le Riforme e poi Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, non aveva ricevuto alcuna delega dal Ministero del Tesoro per occuparsi delle crisi bancarie ed il fatto che in una delle banche in difficoltà il padre fosse vicepresidente non fa che aumentare le ombre sul suo operato. Boschi è un avvocato, ancor prima che una donna di potere, e sicuramente non le sfuggirà la definizione di conflitto di interesse.

Anche se lei in molte occasioni ha usato queste parole per difendersi e smontare un caso gonfiato per azzoppare la sua figura politica. “L'ipotesi di un mio conflitto di interessi è a dir poco fantasiosa" ha dichiarato. "Ed è un po' surreale che rispetto a questa vicenda molto complessa e articolata che riguarda la fase che sta vivendo il sistema bancario italiano, si parli solo ed esclusivamente di Banca Etruria, che, anche per le sue dimensioni, ha un ruolo molto circoscritto".

La cattiva gestione delle notizie

Il polverone che sta investendo il cerchio magico si alimenta ogni giorno di un episodio in più. E questo è il vero errore commesso dalla Sottosegretaria Boschi. Che qualcosa non tornasse lo si era capito quando la querela a Ferruccio De Bortoli, che nel suo libro “Poteri Forti (o quasi)” svelò per primo le richieste della Boschi a Ghizzoni, non partì.

Poi venne l’incontro a casa Boschi con i vertici di Banca Etruria e Veneto Banca nel giorno di Pasqua del 2014, dove la giovane ministra avrebbe assistito in silenzio, poi la mail di Carrai a Ghizzoni e quei pezzi della vicenda usciti giorno per giorno per alimentare il sospetto ed il caso. Come in un romanzo a puntate costruito per montare la curiosità sull’esito finale.

L'altro errore è stato quello di aver lasciato agli altri il tempo e il modo della narrazione non governando lo storytelling della vicenda che oggi mette in crisi la figura di Maria Elena Boschi, di Matteo Renzi e persino del Pd a vantaggio dei competitor politici e persino della minoranza interna al partito.

Un'occasione per la minoranza Pd

Quella dell’opportunità è una clava che in politica spesso si usa a piacimento per fare fuori i politici. I renziani l’hanno usata spesso e se la Boschi rimane salda al suo posto è perché conosce bene lo strumento e non intende rimanerne vittima.

C’è da sperare che dopo Natale di tutta questa vicenda rimarrà solo qualche titolo di giornale e anche quella minoranza del Pd che chiedeva una direzione per valutare il caso Boschi è stata rimandata al 20 gennaio. Lo schema si ripete, profilo basso e grandi sorrisi, quelli che la Sottosegretaria non lesina a ogni incontro pubblico, mostrando la caratura della politica navigata che tiene dritta la rotta anche in mezzo alla bufera.

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Sara Dellabella