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(Ansa)
Politica

Ucraina: rinnovato il sostegno al Vertice di Pace in Svizzera (senza Putin)

Nonostante sia stato dichiarato il sostegno alla sovranità Ucraina, emergono profonde divisioni tra le nazioni partecipanti con la Cina che sceglie di non presenziare e Africa e America del Sud che si sono rifiutati di sottoscrivere la dichiarazione finale

“Riaffermiamo il nostro impegno ad astenerci dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato, i principi di sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l'Ucraina, all'interno dei loro confini riconosciuti a livello internazionale, comprese le acque territoriali, e la risoluzione delle controversie con mezzi pacifici come principi del diritto internazionale" è questo il passaggio saliente della riunione del vertice in Svizzera sull’Ucraina al quale hanno partecipato una gran quantità di nazioni.

Tuttavia, dal vertice emerge una spaccatura profonda tra nord e sud del mondo. Gran parte dei paesi di Africa e America del Sud infatti si sono rifiutati di sottoscrivere la dichiarazione finale, smarcandosi da una netta condanna dell’invasione russa e cercando una posizione terza rispetto all’alleanza occidentale.

La Cina, inoltre, ha scelto di non essere presente. Un altro chiaro segnale che Pechino non intende alienarsi le simpatie dell’autocrate russo.

Il vertice è dunque servito per compattare i paesi NATO e pochi altri vicini all’Occidente, ma è stato deludente nella prospettiva di un allargamento dell’alleanza. Ma anche nella sfera di mondo filo-americana crescono dubbi e ansie rispetto ad una guerra lunga e sfiancante. Posto l’accordo saldo sul diritto all’Ucraina di difendersi e sulla necessità di aiutare Kiev a farlo, gran parte della classe politica si interroga sul futuro della guerra.

La proposta di pace di Putin, che prevede un ulteriore spazio ucraino ceduto alla Russia, il riconoscimento dei territori conquistati sotto la sovranità di Mosca e la neutralità ucraina è irricevibile, non può fungere da base per una negoziazione. Ma è evidente che soprattutto in Europa avanzano nei risultati elettorali forze politiche meno disposte ad inviare armi all’Ucraina.

Che fare dunque? Fino a fine anno i governi europei possono resistere alle pressioni degli elettori e ai costi economici, ma dopo le elezioni americane bisognerà definire una strategia. Combinare la deterrenza con le armi verso Mosca al riconoscimento della linea del fronte con conseguente armistizio sembra essere la soluzione più realistica.

Tuttavia, ciò significa sintetizzare posizioni oggi opposte tra i leader politici: quelle di chi non ne vuol sapere di continuare ad armare l’Ucraina e quelle di chi ancora crede che sia possibile respingere la Russia dietro i confini precedenti all’invasione. Bisognerà continuare con la fornitura di armi per scoraggiare future iniziative e con rammarico lasciar andare ciò che è già stato conquistato da Putin.

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Lorenzo Castellani