Vertice Draghi-cdx. Pochi passi avanti sulla delega. Di più sulla ricostruzione della coalizione
Il centrodestra compatto nel lavorare a nuove proposte per modificare il provvedimento che eviti aumenti delle tasse. Il Premier pronto ad ascoltare. Ma i tempi si allungano
Si allungano i tempi per l’approvazione della Delega Fiscale. Dal vertice del centrodestra tenutosi a Palazzo Chigi, con il premier, Draghi. Ci si è infatti lasciati con l’impegno a cercare nuove strade che possano essere condivise nei prossimi giorni da una maggioranza sempre più ampia. Per il resto ognuno ha ribadito le proprie posizioni di fondo: il cdx contrario alla riforma del Catasto che avrebbe come conseguenza diretta ed inevitabile l’aumento delle tasse sulla prima casa. Come non c’è nulla di nuovo nella riproposta della Flat Tax.
«Il centrodestra non ha chiesto lo stralcio del catasto - si legge nella nota condivisa da tutti i partiti e resa nota alla fine della riunione - ma una modifica del testo che consenta di evitare ambiguità e garantisca che non ci siano nuove tasse sulla casa».“Da Draghi ampia disponibilità ad analizzare nuove proposte che stiamo studiando» ha detto Matteo Salvini, disponibilità quindi a cercare una soluzione che accontenti tutti senza arrivare a strappi e forzature. Ma non sarà questione di giorni.
Dall’altra parte il Presidente del Consiglio ha ribadito che la Riforma del Catasto è necessaria e che la sua approvazione non prevede alcun aumento di tasse e non ha escluso la possibilità di porre la fiducia davanti ad un provvedimento cruciale e che ormai viene rimandato di settimana in settimana.
Nulla di buono all’orizzonte, quindi, per chi si aspettava chissà quale clamorosa trovata per uscire dallo stallo che vede contrapposti le due anime della maggioranza: Pd e M5S da una parte e lega e Forza Italia dall’altra.C’è però un significato politico importante in questo incontro. Per la prima volta dai giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica dai quali il centrodestra uscì a dir poco con le ossa rotte, con dichiarazioni dei leader dei vari partiti che parlavano di una coalizione finita e superata, oggi si può dire che è stato fatto un primo passo nel lungo e tormentato percorso della ricostruzione. Manca infatti un anno alle prossime politiche ed il panorama dei partiti è più frastagliato che mai. A sinistra le distanze tra Pd e M5S, già divise da un solco profondo, si sono ulteriormente allungate con le posizioni agli antipodi sulla guerra in Ucraina e sull’aumento delle spese militari. A destra invece si è riusciti, pur tra mille distinguo che rimangono sul tavolo, a trovare un punto di unità, profondamente legato al mondo del centrodestra e al mondo liberale: il no alle Tasse, agli aumenti delle imposte. Basterà questo per comporre le fratture e presentarsi uniti e compatti al voto? Sicuramente no. Ma avere una base di «valori» comuni sulle questioni portanti come il fisco è già un ottimo inizio. Se poi si aggiunge il caos attorno alla riforma della Giustizia (esploso ieri dopo l’annuncio del voto contrario di Matteo Renzi e dei suoi, contro il Governo) dove anche qui il cdx si dice unito ecco che i gradini su cui ricostruire sono già due. E rispetto chi, dall’altra parte del parlamento, è ancora fermo a zero ed all’ormai inflazionato «pur di non far vincere la destra» è già tanto, tantissimo.