La violenza sulle donne interessa solo a 8 deputati su 630
La Rubrica - Lessico Familiare
Gabriel Garcìa Màrquez scriveva il suo capolavoro, Cent'anni di solitudine, quando il Ministro delle Pari Opportunità, Elena Bonetti non era ancora nata e non poteva sapere, a distanza di oltre mezzo secolo, cosa potesse significare essere soli, ma soli davvero, lì, su quell'alto scranno, di fronte ad un emiciclo di banchi desolatamente vuoti.
L'assordante silenzio della Camera, in cui erano presenti solo 8 deputati su 630, appare ancora più lacerante laddove la discussione, che di fatto si è trasformata in una surreale predica nel deserto, era stata fissata per introdurre e spiegare al Parlamento la mozione inserita nella legge di Bilancio, che prevede la stabilizzazione del piano strategico di contrasto alla violenza sulle donne, con finanziamenti per le Regioni, per i centri antiviolenza e le case rifugio.
Beffa nella beffa è che questa vergognosa scena avveniva a pochi giorni dalla giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999: e così la Ministra, vestitasi di rosso proprio in onore di questa giornata celebrativa, si è trovata da sola a portare avanti una battaglia sacrosanta che, evidentemente, non interessa a nessuno.
Pur tramontata la stagione dell'anti-politica, non ci si può non domandare per cosa votiamo e paghiamo i nostri rappresentanti se, nemmeno di fronte a fenomeni così drammatici e in crescita esponenziale, si degnano di svolgere il loro lavoro: dov'erano? Cos'avevano da fare di più importante?
C'è da essere disgustati da tanto disinteresse e lassismo, tanto da pensare che Albert Einstein aveva perfettamente ragione nell'affermare che "Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla.".
L'indifferenza dei nostri parlamentari è il segnale più esplicito di come la politica si riempia la bocca di indignazione e pomposi propositi di contrasto alla violenza sulle donne, in commento alle notizie più tragiche di femminicidi, salvo poi darsi 'alla macchia' quando si tratta di agire e rendere testimonianza della vicinanza alle vittime.
Questo atteggiamento assomiglia all'omertà verso la mafia, fungendo da terreno di coltura in cui la violenza non può che propagarsi indisturbata, come in effetti già avviene.
L'ultimo report diffuso è quello del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale che riporta un preoccupante incremento dell'8% dei femminicidi, con una donna uccisa ogni 3 giorni.
Una strage senza fine che nemmeno i lock-down hanno rallentato – semmai con le riaperture hanno avuto un nuovo picco - e che non viene adeguatamente contrastata né dal Parlamento, né dal potere giudiziario se è vero, come è vero, che uno studio dell'Università di Palermo ha recentemente analizzato 370 sentenze di condanna e rilevato come, nel 27%, ancora si parla di "raptus di gelosia", quasi a giustificare i colpevoli.
Non è gelosia. Non c'è né ci può essere scriminante alcuna nell'efferatezza di questi delitti che vanno trattati al pari di ogni altro delitto, anzi, in modo ancora più severo.
Ma di fronte al vuoto pneumatico di una Camera dei Deputati deserta e di uno spaesato Ministro vestito di rosso cadono davvero le braccia.
E anche la speranza che qualcosa cambi finisce per abbandonarci, come in nel celeberrimo quadro del maestro olandese Vincent Van Gogh "Sulla soglia dell'eternità", dove un uomo solo, su una sedia, si strugge in un pianto.
E' il pianto dei famigliari delle vittime, madri, padri, fratelli, figli, nonni, di centinaia di migliaia di donne uccise nell'indifferenza della solita politica che si attiva solo quando fa comodo alzare gli scudi per ottenere consensi altrimenti non dovuti.
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