I 5 stelle più divisi che mai consumano la farsa e dicono sì a Draghi
40mila votanti su Rousseau hanno detto si. Ma la frattura nel partito di Grillo e Di Maio è insanabile. Draghi domani al Quirinale con la lista dei ministri
Ed alla fine il Movimento 5 Stelle ha detto si. 44 mila su 74 mila votanti, pari al 59,3%, sono stati i favorevoli al sostegno per il Governo Draghi nel voto sulla Piattaforma Rousseau. Esito che alla fine fa tirare un sospiro di sollievo a Grillo, Conte e Di Maio impegnati come non mai in prima persona per far entrare i grillini nel terzo esecutivo della legislatura.
Draghi sicuramente ora non ha più ostacoli davanti a sé e la corsa alla presentazione del suo governo è tutta in discesa avendo di fatto raccolto attorno a se quasi il 90% del Parlamento. Certo, fa sorridere il fatto che si sia perso un giorno, forse due, per attendere il libera di poco più di 40 mila persone ma la «democrazia» pentastellata questo prevede ed anche l'ormai prossimo Presidente del Consiglio si è dovuto adeguare. Ma anche questa ultima fatica (assurda) è superata.
Se quindi al Quirinale torna il sereno dire che il voto abbia portato la pace tra i grillini è forse troppo ottimistico.
Di Maio ha subito commentato il risultato del voto parlando di «intelligenza che supera le individualità». Crimi ha evocato una «grande partecipazione» (70 mila persone su una popolazione di 60 milioni, boh…) e «siamo pronti per metterci a disposizione del Presidente incaricato».
La responsabilità è il prezzo della grandezza.
Oggi i nostri iscritti hanno dimostrato ancora una volta grande maturità, lealtà verso le istituzioni e senso di appartenenza al Paese.
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— Luigi Di Maio (@luigidimaio) February 11, 2021
Il passaggio però più chiaro del reggente grillino è rivolto a coloro che fino a poche ore fa hanno manifestato la loro volontà a votare contro il governo, al di là dell'opinione di Rousseau. «Ricordiamo che il risultato del voto è vincolante per i suoi parlamentari…», un messaggio chiaro rivolto alla fronda di dissidenti capitanati da Toninelli, Lezzi ed altri (una ventina tra senatori e deputati in tutto, si dice nei palazzi della politica).
Nulla è escluso, nemmeno la scissione. Perché dopo aver tradito alcuni valori fondamentali, dopo aver fatto alleanza che non erano previste nello statuto, dopo aver accettato la Lega ed il Pd in due governi differenti, dopo aver detto si alla Tav ed al Tap, dopo tutto questo oggi il M5S si schiera a fianco con Salvini ma soprattutto con Berlusconi, l'ultimo «diavolo», anzi, ormai ex diavolo. Ne hanno accettate 30, ne accetteranno 31.
Tradire però l'indicazione di Rousseau, cioè l'oggetto che rappresenta la democrazia stessa, anzi, la vita, la storia del movimento (ed il cognome Casaleggio) sarebbe irreparabile. E nemmeno una espulsione di massa o una fuga verso altri gruppi parlamentari non basterebbe a far tornare la calma.
Ed in serata ecco il primo addio eccellente: quello di Alessandro Di Battista che con un video sui social ha detto «addio» al Movimento
Perché se Rousseau conta qualcosa oggi ha detto che il 40% dei grillini è contro questo governo. E questa divisione delle conseguenze politiche le avrà.
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