Cavalcavia crolla su auto carabinier
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Ponti e viadotti, come è possibile che crollino

Dal cavalcavia di Fossano a quello di Annone. Ecco perché alcune strutture collassano sotto il peso delle auto, mentre altre resistono

“I ponti, al pari di una qualsiasi altra struttura, sono come il corpo umano: manifestano più o meno in modo evidente, dei sintomi di sofferenza”. Dunque non si può parlare di crolli improvvisi e di strutture perfette che cedono senza un motivo solo sotto il peso delle auto. Di questo ne è convinto l’ingegnere Pietro Croce, professore di Tecnica delle Costruzioni alla facoltà d’Ingegneria dell’università di Pisa.

Il cedimento di Fossano, avvenuto il 18 aprile, è solo l'ultimo di una serie di cavalcavia caduti negli ultimi mesi. Un crollo simile aveva causato un morto il 28 ottobre ad Annone, in provincia di Lecco. Altri due ponti si erano sbriciolati sulla A14 nei pressi di Ancona, lo scorso 9 marzo.

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E quello di Fossano, che ha travolto l'auto di due carabinieri in servizio, secondo l'Anas, non rientrava nei piani di manutenzione straordinaria "in quanto non presentava evidenze di problematiche strutturali", anche se, come sostiene sempre l’ente, "era sottoposto regolarmente a ispezione". 

Persino, pochi minuti prima del crollo, in occasione dei monitoraggi programmati da parte del sorvegliante e del capo nucleo, non sarebbe risultata visibile alcuna criticità. Ma come è possibile che sia accaduto tutto questo?

I segnali sottovalutati
“Quando si verifica un crollo vi sono sempre dei sintomi che ne anticipano l’evento", spiega il professor Croci. "Campanelli d'allarme che possono essere più o meno palesi. Ma ci sono sempre. È per questo motivo che i monitoraggi dovrebbero essere condotti non da tecnici, ma da clinici, ossia esperti capaci di individuare anche quelle sofferenze latenti della struttura che possono portare ad un collasso della struttura stessa”.

I monitoraggi standardizzati
“Purtroppo negli ultimi anni, i monitoraggi si effettuano sulla carta e non sul posto. Mi spiego meglio. Si tende a standardizzare i sopralluoghi e i monitoraggi, inviando in loco dei soggetti con delle tabelle precompilate sulle quali devono inserire solo delle crocette, in base ad un'ispezione puramente visiva. Questo limita fortemente, il monitoraggio e spesso lo rende inefficace al fine di una corretta manutenzione e dunque prevenzione”.

Le progettazioni errate
"Prescindendo dal caso specifico di Fossano, ci può essere una errata progettazione dei dettagli, ma nel caso in cui questo avvenga, il crollo si manifesta dopo poco tempo e non dopo una ventina di anni. Un altro motivo di crollo può essere individuato nella carenza di monitoraggio oppure, nella casistica più elevata, dell’impiego di agenti aggressivi. In inverno, per evitare che si formi il ghiaccio sulle superfici, vengono utilizzati i sali antigelo. Questi, con l’acqua, vanno in soluzione e i cloruri presenti mangiano letteralmente sia le armature ordinarie che quelle precompresse, ovvero sollecitate dal peso dei carichi prima della costruzione del ponte".

La struttura del ponte
"L’armatura ordinaria di un ponte è identificabile in quella in cemento armato, mentre quella di precompressione è progettata per favorire l’autotensione della struttura. Ma è proprio quest’ultima ad essere quella più sensibile agli agenti aggressivi e quindi quella più soggetta al crollo. Infatti, nell’armatura di precompressione la corrosione da cloruri risulta molto più accelerata".

I ponti più solidi e la prevenzione
"Generalmente si opera per livelli. Nel primo si fa un controllo statico attraverso delle verifiche il cui scopo è quello di limitare le fessurazioni del calcestruzzo. Il calcestruzzo è la protezione dell’armatura in acciaio. Se questo permette le infiltrazione di agenti aggressivi, la copertura dell’armatura si rigonfia fino a cedere. Il secondo livello, quello cosiddetto diretto, è dato invece dalla combinazione di operazioni di manutenzione e monitoraggio. Ciò sta a significare ispezioni periodiche non possono essere effettuate da soggetti privi di capacità tecniche, ma da clinici, ovvero ingegneri che devono riuscire a individuare sia i problemi strutturali evidenti che quelli latenti. Solo in questo modo, si può fare una diagnosi sullo stato effettivo di una struttura prevenedone il collasso".

I carichi eccessivi
"I livelli di carico utilizzati dall’ingegneria italiana sono quelli previsti dagli Eurocodici (basi di calcolo ed azioni sulle strutture), ma in generale i nostri ponti risultano essere progettati sempre con carichi adeguati".


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Nadia Francalacci