Priebke, un robot del Reich
Perché per il «boia delle Ardeatine» era inconcepibile l’idea di poter disubbidire
Non possono che far tristemente sorridere le scandalizzate smentite che, in occasione dei movimentati funerali del «boia delle Ardeatine»Erich Priebke, sono state rivolte contro chi sosteneva che le Ss non potevano disobbedire all’ordine di uccidere, ma neppure a un semplice ordine tout court. Chi nega tutto ciò ignora che cosa fossero effettivamente le Ss che, fra tutti i «corpi d’élite» della Seconda guerra mondiale, è stato il più fanatico, il più crudele, il più odiato, ma anche il più disciplinato.
Das Schwarze Korp, il Corpo nero, ossia le Ss (iniziali di Schutz Staffeln, squadre di protezione), era sorto nel 1925 come guardia del corpo di Adolf Hitler, il quale aveva preso a modello gli squadristi di Benito Mussolini (camicia nera, saluto romano...). Diventato Führer del Terzo Reich, Hitler ne aveva affidato il comando a Meinrich Himmler, che aveva trasformato il Corpo nero in una unità militare distinta dalla Wehrmacht, con gradi e uniformi diverse, così come la Milizia fascista si distingueva dal Regio esercito italiano. Sotto la sua guida, le Ss diventarono rapidamente uno stato ombra il cui incontrastato dominio spaziava dalla direzione assoluta di tutte le polizie e dei servizi segreti all’amministrazione degli uffici della «difesa della razza», dei lager, dei campi di sterminio, dei genocidi programmati degli ebrei e delle «razze inferiori», nonché alla deportazione e allo sfruttamento schiavistico dei civili catturati negli altri paesi europei.
Nei disegni di Himmler, le Ss dovevano diventare il «centro di irradiazione della razza pura», nonché la prima cellula della nuova aristocrazia militare che avrebbe dominato il Nuovo ordine europeo. Il loro potere era immenso. «Tranne il Führer» annotava il ministro Joseph Goebbels nel suo diario «non c’è nessuno fra noi che sia del tutto privo di una segreta paura delle Ss».
Arruolarsi nelle Ss non era facile. Oltre l’ovvia garanzia politica, i criteri di selezione erano severissimi. I volontari (perché erano tutti volontari, ma di costoro appena il 10-15 per cento superava la prova), oltre a giurare fedeltà cieca e assoluta al Führer, dovevano dimostrare la «purezza ariana» anche dei familiari, compreso un albero genealogico che, per gli ufficiali, doveva risalire al 1750. Il «puro sangue ariano» era infatti indispensabile: agli arruolati veniva persino tatuato sull’avambraccio sinistro il Blutgruppe, il gruppo sanguigno, onde evitare, in caso di trasfusione, un eventuale «inquinamento».
La difesa di questa «purezza» era maniacale. Un Ss poteva sposare solo una ragazza ariana e doveva provvedere, prima di partire per il fronte, a lasciare almeno un figlio maschio onde tramandare il puro sangue tedesco. Per non disperdere questo sangue, erano predisposte esclusive «case di piacere» dove volontarie, naturalmente ariane, si prestavano alla bisogna per procreare futuri Ss (nel dopoguerra decine di migliaia di questi «figli del reggimento» finiranno negli orfanotrofi).
Chi entrava a far parte del Corpo nero era addestrato all’«etica della durezza», che era intesa come una nuova virtù morale, la quale trasformava il milite in un robot programmato per uccidere senza problemi di coscienza e senza porsi domande. L’iniziazione si svolgeva con la ritualità di certi ordini religiosi-militari di stampo medioevale. Il giuramento si celebrava a mezzanotte nella cattedrale di Brunswick, nella Bassa Sassonia, al lume delle torce e davanti alla tomba dell’imperatore Enrico I, detto «l’Uccellatore», che Himmler aveva scelto come patrono del Corpo nero. La formula era la seguente: «A te, Adolf Hitler, giuro fedeltà e valore. A te e a tutti coloro che designerai come capi, prometto obbedienza fino alla morte».
L’organizzazione del corpo era curata nei minimi dettagli: disponevano persino di macchine per scrivere con un tasto in più, dove era raffigurata la sigla «Ss» stilizzata con caratteri runici simili a due folgori. Il compito principale di questi «robot» era la difesa dell’ideologia nazista e l’esecuzione di tutti gli ordini criminali, che erano spesso così spietati che la Wehrmacht si rifiutava di eseguire. Durante la guerra, furono costituiti anche reparti combattenti (le Waffen Ss) che si distinsero per la ferocia e per il fanatico ardimento. Poi, quando la scarsità di uomini validi cominciò a farsi sentire, Himmler fu costretto a rinunciare alla «purezza razziale». Vennero infatti formate divisioni di «razza» incerta come la Charlemagne composta di volontari francesi, la Nederlander, di belgi e olandesi, la Sturmbrigade italienische composta di volontari italiani e persino una divisione musulmana di bosniaci e turcomanni con i loro colbacchi e i loro imam. Una curiosità: la Charlemagne fu l’ultima unità impegnata nella difesa del bunker di Berlino e non ariani, ma francesi, furono le ultime due Ss decorate personalmente da Hitler con la croce di ferro.
Il Corpo nero godeva anche della totale impunità. Le Ss non potevano essere sottoposte al giudizio dei tribunali, ma solo a quello del loro comandante. Una parola magica li autorizzava a compiere qualsiasi turpitudine: «Fürherbefehl», ordine del Führer. La strage delle Ardeatine fu provocata appunto da un Führerbefehl ed è quindi inimmaginabile che l’Auptsturmführer (capitano) Erich Priebke e i suoi camerati abbiano solo pensato di disobbedire. Ma ciò non attenua affatto la responsabilità di questi «superuomini» che accettarono volontariamente di trasformarsi in criminali telecomandati.