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Contro noi di Pro Vita e Famiglia un attacco terroristico, senza motivo

Contro noi di Pro Vita e Famiglia un attacco terroristico, senza motivo

Durante la manifestazione di Roma contro il femminicidio la sede della nostra associazione è stata presa d’assalto . Solo perché difendiamo la vita

Un attacco terroristico in piena regola, come negli anni ’70. Tappare la bocca a chi la pensa diversamente con blitz violenti, cercando di dare fuoco al nostro ufficio. Ecco. Questo è quanto avvenuto sabato scorso durante la Manifestazione contro la Violenza sulle Donne, durante la quale una massa urlante di criminali – perché questo è l’unico termine idoneo – ha assaltato la sede di Pro Vita & Famiglia onlus.

Non è la prima volta, purtroppo, che la sede è oggetto di vili attacchi e imbrattamenti, ma mai si era giunti a tanto. Una vergogna e un’ipocrisia senza precedenti se pensiamo che chi ha poi rivendicato il gesto sono gli stessi collettivi femministi e transfemministi – tra i quali “Non Una Di Meno” – che hanno anche organizzato la manifestazione contro la violenza sulle donne e vorrebbero entrare nelle scuole dei nostri figli e nipoti per “insegnare” il loro concetto di educazione al rispetto e alle differenze, oltre che all’affettività e alla sessualità.

Accusano noi di essere misogini, ma loro hanno paura della difesa della Vita.

Noi misogini?

Noi che abbiamo già aiutato circa 150 mamme che hanno scelto la vita donando loro passeggini, carrozzine, seggiolini, pannolini e biberon; noi che difendiamo le donne contro i mali del nostro tempo come il porno, la prostituzione, che le riducono a oggetti sessuali. Noi che difendiamo l’identità e la dignità femminile dalla industria del transgenderismo che pretende siano considerati donne anche i maschi dotati di attributi.

Sabato, lo possiamo dire senza timore di essere smentiti, è andato in scena un vile attacco che possiamo definire terroristico, con il lancio – anche nei confronti della polizia – di bottiglie, pietre, petardi e fumogeni. In pochi minuti, quindi, la massa di manifestanti ha scatenato uno scontro fisico violento con le forze dell’ordine costrette ad abbandonare la loro posizione in difesa della sede. Dopo aver eliminato le nostre telecamere di sicurezza, si sono scagliati contro le nostre serrande cercando di forzarle e hanno distrutto la vetrata dell’ufficio con una spranga. I cori ripresi nei video dell’aggressione hanno chiarito quali fossero le loro reali intenzioni. Volevano incendiare la nostra sede: “Odio eterno per Pro Vita & Famiglia… Bruceremo tutto!”, “I Pro Vita si chiudono col fuoco, ma con i Pro Vita dentro, sennò è troppo poco!”

Il giorno dopo, tra i detriti e il silenzio assordante, abbiamo fatto una scoperta che ha gelato il sangue nelle nostre vene: abbiamo trovato dentro la sede un ordigno esplosivo, in attesa di scatenare una tragedia. E stata chiamata la polizia scientifica e gli artificieri che hanno confermato che si trattava di un oggetto similare a una molotov con all’interno della polvere pirica. Un ordigno che è praticamente stato un messaggio ben chiaro: o tacete, o vi facciamo fuori. Un atto intimidatorio per far capire di voler silenziare, a tutti i costi, chi la pensa diversamente.

Un attacco, però, che non è stato solo nei confronti di Pro Vita & Famiglia in quanto associazione, ma ha colpito tutti coloro che ci sostengono, che osano sfidare il pensiero dominante, che osano difendere la vita fin dal suo concepimento e in tutte le sue fasi, fino alla morte naturale, che osano difendere la famiglia naturale e la libertà educativa. Un attacco contro la Vita e la Famiglia.

Dunque la violenza di sabato scorso ha svelato l’ipocrisia di chi grida “no alla violenza” per poi esercitarla senza scrupoli; l’ipocrisia dei movimenti femministi che hanno sfruttato i recenti fatti di cronaca – ovvero il brutale omicidio di Giulia – per portare avanti un’azione intimidatoria.

Ma proprio per questo, forse, il fattaccio così violento e criminale non è passato inosservato: ha scosso l’opinione pubblica e attirato l’attenzione dei media nazionali e di tantissimi esponenti politici soprattutto della maggioranza di centrodestra, di un membro di Italia Viva e anche, dopo diverse sollecitazioni, anche di Giuseppe Conte. Ma ringraziamo particolarmente le delegazioni di FDI, della Lega e di Forza Italia che sono venuti in sede per esprimere la loro solidarietà e vedere con i loro occhi i danni. La presa di posizione più importante, però, è arrivata dal presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, che in modo netto e fermo, attraverso tutti i suoi canali social, ha condannato con forza gli “intollerabili atti di violenza e intimidazione”. Tante voci, dunque, ma anche alcuni silenzi assordanti e vergognosi. Quelli degli esponenti del Partito Democratico – su tutti la segretaria Elly Schlein, del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e di Maurizio Landini, segretario generale della CGIL che erano in piazza a manifestare contro la violenza sulle donne. Un silenzio che è connivenza, significa essere complici e legittimare, anzi avallare, una violenza barbara e criminale, che mina le fondamenta di una società civile.

Ci chiediamo, dunque, dopo tutto questo clamore mediatico, cosa resterà. I responsabili la faranno franca? Saranno lasciati liberi di minacciare ancora con i loro atti terroristici chiunque voglia proteggere la vita e la famiglia? Non possiamo permetterci che questo accada. Siamo tutti chiamati a difendere – in modo civile – il sacrosanto diritto alla libertà di manifestazione del pensiero. In gioco c’è la nostra libertà, c’è la nostra vita – e quella di milioni di donne, uomini, bambini, esseri umani non ancora nati.

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