Che cosa faranno da grandi? Marine Le Pen, 45 anni
Alle elezioni europee hanno fatto man bassa di voti, eppure non riescono a capitalizzare la vittoria. Perché tutti e tre gli outsider del parlamento di Strasburgo, nonostante il forte consenso elettorale, non possono incidere in maniera significativa sulla politica interna dei loro paesi e non hanno la forza per far cadere i governi, dato che né in Francia né in Grecia né in Gran Bretagna sono previste votazioni a breve termine. Così rischiano di rimanere in mezzo al guado. A combattere una guerra di trincea.
Dopo la battaglia delle elezioni municipali, Marine Le Pen ha vinto quella delle europee. Con quasi il 25 per cento dei voti, il Fronte nazionale
ha distaccato largamente tutti gli altri partiti, tanto che mai come oggi l’Eliseo pare essere a portata di mano. Salvo che il 2017 non è domani. E d’ora in avanti la destra radicale francese rischia di accumulare un duplice handicap: non solo le mancherà il fattore sorpresa, ma non avrà nemmeno responsabilità di governo. Il Fronte versione 2015-2016? Una forza né di lotta né di governo. Con il rischio di ritrovarsi in mezzo al guado, mentre l’intero arco repubblicano tirerà sulle sue truppe. Una situazione che Marine Le Pen ha provato a esorcizzare chiedendo la dissoluzione immediata dell’Assemblea nazionale (in cui siedono solo due deputati Fn) e l’introduzione di una quota di proporzionale. Due misure che le avrebbero garantito di capitalizzare la vittoria e che non le sono state concesse. Per questo la creazione di un gruppo autonomo al parlamento di Strasburgo nelle prossime settimane diventa assolutamente decisiva. I fondi e la visibilità che ne deriverebbero permetterebbero a Le Pen di affermare la sua credibilità istituzionale e di far intendere le sue proposte. Non tanto contro François Hollande, la cui ricandidatura pare ormai improbabile, ma contro i suoi futuri avversari, che proprio le sue vittorie di primavera hanno reso insostituibili: l’ex presidente conservatore Nicolas Sarkozy e il premier socialista Manuel Valls. Se la guerra di movimento è finita, per Marine ormai comincia quella di trincea.