Prostituzione, se legale riduce i reati sessuali?
La creazione di una zona a luci rosse potrebbe ridurre la violenza sulle donne. Lo spiega Silvio Ciappi, psicologo forense
"La proposta dalla Giunta comunale di Roma di regolamentare la prostituzione è viziata da un errore di fondo: una sottocultura che non riconosce la persona se non come un oggetto sul quale apporre un prezzo e quindi da commercializzare".
Fra Domenico Paoletti, preside della Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" Seraphicum, esprime non solo dissenso ma anche una forte preoccupazione per la proposta di creare zone a luci rosse nella Capitale.
"Per questo - afferma Fra Domenico- è necessario non rassegnarsi al pensiero debole e relativista, bensì tornare a ripensare la questione antropologica per riconoscere la verità e il significato della sessualità".
La critica al progetto arriva proprio dal cuore delquartiere Eur dove cinquant'anni fa fu trasferita la sede della Facoltà teologica e del collegio internazionale dei frati minori conventuali.
Ma la creazione di una "zoning" con conseguente legalizzazione della prostituzione, potrebbe far diminuire le violenze su queste donne oggi sfruttate e malmenate?
Panorama.it, ha intervistato Silvio Ciappi, psicologo forense.
“Sicuramente. Ricordo come le prostitute siano bersaglio facile di violentatori ed omicidi, costituiscono la preda di sadici sessuali e di squilibrati e per molti il prototipo di donna oggetto che è facile da manipolare, sfruttare, uccidere- spiega a Panorama.it, lo psicologo Ciappi - la creazione di un quartiere potrebbe rendere innanzitutto più regolare tale tipo di attività e tirarla fuori dal ghetto di illeceità, perversione, peccato che di solito circoscrive tale tipo di lavoro. Il fatto che molte di esse vengano reclutate illegalmente dai clan fa si che la percezione che si abbia su di loro è che siano il prodotto finale, l'anello terminale di una catena di illegalità. Ma anche oggetti di attività delinquenziali, 'corpi vili' sui quali qualcuno può fantasticare di scaricare le proprie pulsioni aggressive, o il proprio rigido moralismo 'malato'” .
A Napoli, la Camorra ormai da due anni ha messo le divise alle prostitute come segno identificativo del clan. Psicologicamente qual è l'impatto sugli adolescenti?
“Beh terrificante. Altro che donna oggetto, mercificata, addirittura con un codice identificativo. Credo che l'effetto sia terrificante e rimandi comunque ad una dimensione della sessualità, in cui si mescolano parole antiche come colpa, degrado, perversione, peccato. Tutto questo va al di là di una idea del sesso matura. Anche la prostituzione legalizzata può in qualche modo essere giustificata. La prima motivazione può essere quella di togliere dallo sfruttamento queste donne, di togliere introiti alla criminalità organizzata e di instaurare un rapporto tra cliente e prostituta basato su regole chiare. Vi sono situazioni in cui la sessualità non può essere esercitata in modo 'maturo' diciamo. In questi casi non c'è niente di peccaminoso nel rivolgersi ad una lavoratrice del sesso. Credo anche che una iniziativa di legalizzazione, sempre e se, sottolineo, monitorata e ad alta visibilità, possa dare risultati concreti anche nella riduzione dei sex crimes e di altri reati che vedono come vittime d'eccellenza queste ragazze.
Se si dovesse realizzare la "zoning" nel quartiere romano dell'Eur, potrebbe avere lo stesso impatto psicologico sui turisti che quello di Pigalle a Parigi o quello di Amsterdam?
Non credo per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto il quartiere rispetto a quelli da lei menzionato sarebbe troppo periferico. Non solo ma tale iniziativa non altererebbe i normali circuiti turistici. Il rischio è di non confinarla troppo alle 'porte' della città. Se si vuole fare una operazione del genere è bene che sia ispirata a criteri di trasparenza e di alta visibilità. I paesi in cui fornire prostituzione è un'attività legale si trovano a dover ancora affrontare problemi in relazione alla tratta di esseri umani e alla criminalità organizzata. Occorre quindi non dislocare troppo, e esercitare una attività di vigilanza alta. Le infiltrazioni criminali in mercati del genere sono all'ordine del giorno, basti pensare ad Amburgo. Nel quartiere a luci rosse di Amburgo, come nei grandi bordelli di Monaco, Berlino e Colonia è difficile anche per la polizia distinguere tra le une e le altre, tra le prostitute legali e quelle clandestine. In Germania ad esempio case di tolleranza ed erotic club sono regolarmente registrati, le prostitute pagano le tasse o almeno dovrebbero, e in cambio hanno diritto all'assicurazione sanitaria e alla pensione ed il vantaggio è che si sia ridotto il rischio di aggressioni rispetto alla clandestinità e al lavoro in strada. Pur tuttavia il numero delle prostitute non è diminuito e le organizzazioni criminali si sono infiltrate nel reclutamento delle ragazze.
Il sindaco Marino parla anche di multe di 500 euro inviate direttamente a casa. Secondo lei può essere un deterrente per un mercato che nonostante la crisi continua a far girare miliardi di euro?
Si può essere un deterrente, e questo è il cosiddetto modello scandinavo che comunque da i suoi frutti nella diminuzione della domanda. Ma non basta. Occorre rendere chiare le cose. Chi vuole avvalersi di tale tipo di attività lo può fare solo in maniera consentita ed in spazi consentiti. Altrimenti tolleranza zero. Occorre far capire e anticipare il progetto da iniziative volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle questioni legate alla prostituzione illegale, e quali circuiti va alimentare. Questo cercherei di farlo capire a tutti i livelli, enfatizzando il circolo vizioso, prostituzione-criminalità organizzata- sfruttamento. Occorre poi tenere come dicevo la guardia alzata sulle organizzazioni criminali. Prima di fare questo si rende necessario uno studio di fattibilità e di mappatura dettagliata della situazione.