Il punto su Bibbiano: verso la fine delle indagini preliminari
A giorni la pm Valentina Salvi dovrebbe depositare gli atti. Le richieste di rinvio a giudizio verranno dopo il voto regionale in Emilia-Romagna
Si avvicina l’avvio vero e proprio del processo per i presunti allontanamenti illeciti dei bambini di Bibbiano. Tra pochi giorni, secondo quanto risulta a Panorama.it, il pubblico ministero di Reggio Emilia, Valentina Salvi, dovrebbe depositare l’avviso della conclusione delle indagini preliminari, l’atto formale previsto dal Codice di procedura penale che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Secondo il Codice, entro 20 giorni da quel momento i 28 indagati di “Angeli e demoni” dovranno entrare in possesso del fascicolo del pm e a quel punto potranno decidere come difendersi: potranno scegliere se chiedere un interrogatorio, oppure depositare una memoria difensiva, o ancora chiedere ulteriori indagini da parte del pm.
Al termine di questa fase, la cui durata al momento è indefinibile, la Procura di Reggio Emilia potrà a sua volta chiedere il rinvio a giudizio degli indagati al Giudice per l’udienza preliminare, il quale poi deciderà se meritano o no il procedimento. Questo passaggio fondamentale, però, di certo avverrà dopo le elezioni regionali di domenica 26 gennaio, e quindi (fortunatamente) saranno evitate nuove strumentalizzazioni politiche su una vicenda giudiziaria che ha già fin troppo diviso gli italiani.
Dallo scoppio dell’inchiesta “Angeli e demoni”, emersa alle cronache lo scorso 27 giugno, sono trascorsi oltre sei mesi. Nel frattempo, due dei dieci bambini di Bibbiano non sono ancora tornati a casa: hanno però ripreso gli incontri con i genitori, che erano interrotti da tempo, e a breve il Tribunale dei minori di Bologna dovrebbe decidere sul loro destino. Le segnalazioni di disagio nei loro confronti non venivano soltanto dagli indagati di Bibbiano, ma anche da docenti o pediatri: quindi la cautela pare giustificata.
Panorama.it ha avuto intanto modo di approfondire la controversa questione delle 100 relazioni che i Servizi sociali di Bibbiano e della circostante Val d’Enza avevano inviato alla magistratura minorile dal 2014 al primo semestre 2019. Di quelle 100 relazioni aveva parlato per la prima volta a metà ottobre proprio il presidente del Tribunale per i minori di Bologna, Giuseppe Spadaro, il quale ha trascorso la scorsa estate impegnato a verificare i fascicoli scaturiti da segnalazioni dei Servizi sociali di Bibbiano. Ha detto Spadaro: “Avrei potuto limitarmi ai casi di allontanamenti individuati dall’inchiesta penale di Reggio Emilia e invece mi sono attivato per vederci chiaro più in generale, e anche in tempi precedenti”. Un impegno meritorio, che Panorama.it ha già riconosciuto.
Sulla questione e sui numeri di quella verifica, peraltro, si era poi accesa una questione interpretativa. In un primo momento, infatti, era parso che si fosse trattato di 100 esplicite richieste di allontanamento di bambini, avanzate dagli assistenti sociali e in 85 casi respinte dai giudici minorili. Da quei dati, parte dei mass media aveva tratto la conclusione che il sistema dimostrasse di essere perfettamente efficiente. Al contrario, proprio l’alta quota di “errore” nelle valutazioni (l’85%) aveva convinto altri osservatori che in realtà il problema sussistesse, e che fosse concentrato soprattutto nei Servizi sociali dell’area.
In novembre il presidente Spadaro, interrogato dalla commissione d’inchiesta su Bibbiano varata dalla Regione Emilia Romagna, aveva poi rettificato in parte la questione: “Non si trattava di 100 richieste di allontanamento sei Servizi sociali, altrimenti sarei stato io il primo ad allarmarmi” aveva spiegato l’alto magistrato. “In realtà si trattava di relazioni nelle quali si segnalavano situazioni di potenziale pregiudizio per minori”.
Spadaro aveva anche spiegato alla Commissione regionale d’inchiesta che in realtà non può essere il Servizio sociale a “chiedere l’allontanamento” di un bambino al Tribunale dei minori. Perché è vero che in certi casi, particolarmente gravi e urgenti, il Servizio sociale può agire direttamente (in base all’articolo 403 del Codice civile) e allontanare dalla sua famiglia il minore “in stato di pericolo”. Ma la procedura ordinaria è un’altra: come aveva specificato Spadaro in Commissione, “il Servizio sociale può segnalare una situazione di potenziale pregiudizio alla Procura minorile, che ne fa un vaglio e chiede al Tribunale dei minori di accertare che cosa sia accaduto”.
In base alla ricostruzione di Spadaro, quindi, si può capire come siano andate effettivamente le cose: le 100 famose relazioni di potenziale disagio erano state inviate dai Servizi sociali di Bibbiano e della Val d’Enza alla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Bologna. Che le aveva trasformate in altrettanti ricorsi per la limitazione o la decadenza dalla responsabilità genitoriale: gli articoli del Codice civile cui si erano appoggiati i sostituti procuratori minorili bolognesi erano stati - alternativamente - il 333 e il 330, che in effetti prevedono entrambi la possibilità dell’allontanamento del minore. I ricorsi erano stati quindi indirizzati al Tribunale minorile per la decisione. I cui giudici, alla fine, avevano optato per un allontanamento soltanto in 15 casi. Mentre negli altri 85 casi avevano deciso diversamente.