Quell’inchiesta che imbarazza Romano Prodi
Il terremoto al ministero dell’Agricoltura, con 37 fra arrestati e indagati, colpisce amici dell’ex premier, del Pd e verdi. In ballo decine di milioni.
L’ex amministratore delegato Nomisma, il centro studi caro a Romano Prodi. L’ex tesoriere dei Verdi. Il presidente della Lega pesca. Un amico di gioventù del presidente della commissione Agricoltura Ue, Paolo De Castro, pd. Due ex De Castro boys che stavano al ministero per le Politiche agricole. C’è di tutto e di più nella lista dei 37, fra arrestati e indagati, con cui la Procura di Roma ha decapitato il dicastero di via Venti settembre.
Primo a finire in carcere è stato «il Centurione», ossia il potentissimo dirigente Giuseppe Ambrosio, che insieme alla moglie Stefania Ricciardi e ad altri funzionari controllava capillarmente gli appalti per la comunicazione del ministero. Insieme ad Ambrosio, già capo di gabinetto di Luca Zaia (Lega) e Giancarlo Galan (Pdl), il pm Stefano Fava ha indagato un bel pezzo di centrosinistra. A partire dall’ex Nomisma Riccardo Deserti, attuale condirettore del Consorzio Parmigiano Reggiano: Deserti, ai domiciliari, è stato nella segreteria tecnica dell’allora ministro Paolo De Castro, con il quale era arrivato al ministero Ludovico Gay, chiamato a gestire la comunicazione nel 2007 dopo la fuoriuscita di un altro decastriano, Riccardo Rolli: arrestato uno, l’altro è indagato. Indagato anche Claudio Versienti, ex ufficiale dei servizi, voluto da De Castro alla direzione dell’Agecontrol e confermato fino al 2016 dall’attuale ministro, Mario Catania, di cui è diventato consigliere. Nelle indagini compare pure Fulvio Mamone Capria, ex capo di gabinetto di Alfonso Pecoraro Scanio. Lui non è indagato, ma lo è l’ex tesoriere dei Verdi Marco Lion. Indagato pure Ettore Ianì, pd, firmatario dell’appello per Massimo D’Alema. Da 20 anni grande boss della Lega pesca, Ianì è stato presidente del consorzio Uniprom e ha incassato dal ministero quasi 6 milioni. Altri 10 sono andati a una onlus di Salerno.
Totale del business? Secondo la Guardia di finanza, tra 2008 e 2011 sono volati via 32 milioni. Ma la cifra sale includendo la Buonitalia spa, nata per promuovere all’estero il cibo tricolore e poi finita nelle mani degli attuali indagati: Gay direttore, Rolli nel cda, Ambrosio e Deserti a sovrintendere… Risultato: debiti per 20 milioni. E ora è in liquidazione.