Reddito di cittadinanza: perché i pugliesi lo vogliono
Uscire dal lavoro nero, abbandonare le occupazioni stagionali, ma anche il desiderio di non chiedere più soldi ai genitori. Viaggio nella provincia di Bari dove, dopo la vittoria dei 5 Stelle, c'è stata la corsa a chiedere il sussidio che piace ai grillini
Qualcuno ha provato in passato a fare domanda per il Rei, il reddito di inclusione che è stato introdotto dal governo Gentiloni. Altri hanno invece preferito puntare sul Red, il reddito di dignità della Regione Puglia che porta invece la firma della giunta Vendola.
Quando all'orizzonte è comparsa la possibilità di ottenere il reddito di cittadinanza, non hanno perso tempo. Il conteggio dei voti era appena terminato, evidenziando ufficialmente la vittoria del Movimento 5 stelle, che in molti si sono dati da fare e - pensando che ormai la questione fosse definita - hanno iniziato a informarsi su come ottenere questa nuova forma di sussidio. Certo, la promessa del M5s era di quelle che non si possono rifiutare, soprattutto in un'area dove di lavoro ce n'è davvero poco: ricevere 780 euro mensili per singolo individuo. E nel caso invece di nuclei numerosi, come recita la proposta M5s, "una famiglia di quattro persone può arrivare a percepire anche 1.950 euro". E per chi ha lavori saltuari, un'integrazione che permetta di raggiungere quella cifra.
Panorama è andato a cercare alcune di queste persone, per capire chi sono, cosa fanno nella vita, quanto davvero sperano in questo aiuto pubblico e quanto invece sia un tentativo in più, l'ennesimo, di cercare nella generosità dell'amministrazione pubblica quello che il Mezzogiorno da sempre fatica a dare: un lavoro. Un lavoro vero, non nero, sommerso, non un lavoretto, quando capita, come capita, sottopagato. Un'occupazione con le tutele previste dalla legge, né più né meno, e una retribuzione che consenta di vivere dignitosamente. Tutto questo invece è ancora un miraggio, anche in quella parte di Sud che probabilmente si trova nelle condizioni di maggiore sviluppo economico, cioè appunto la Puglia.
Facile immaginare situazioni ancora più precarie in Calabria, o in molte zone della Sicilia e della Sardegna, In provincia di Bari, dove i 5 Stelle hanno avuto il 40 per cento dei voti, in tanti hanno chiesto dove presentare domanda per ottenere il reddito di cittadinanza. Incontrare alcuni di loro e far spiegare le loro posizioni non è stato facile. "La ribalta nazionale dovuta a quegli episodi ha spaventato molte persone e le ha messe sulla difensiva" spiega Valeria Andriano, responsabile del Caf Uil della cittadina che dopo le elezioni aveva detto: "Chi si è affacciato a chiedere così in fretta il reddito di cittadinanza non ha capito che per ottenere l'assegno dovrà dare garanzie di impegnarsi in un percorso di riqualificazione professionale".
Nicola Massari, responsabile del Caf Italia dichiara invece: "Ho contattato un po' di persone ma non vogliono essere intervistate perché hanno tanta dignità". Certo, in un piccolo paese del Sud metterci la faccia e parlare della propria povertà non è facile. Ma qualcuno ha accettato. Le storie che raccontiamo qui in qualche caso sono espressione di un forte disagio sociale. In altri sono invece vicende legate a disoccupazione e sottoccupazione, con un desiderio tanto comprensibile quanto lecito: avere un lavoro normale, un reddito normale, una vita normale. Una richiesta che invece non c'è ancora tra più giovani, impegnati nello studio. Nel reddito di cittadinanza loro vedono un sistema per avere più soldi di quanti gliene diano i genitori e magari, perché no, farsi anche qualche bella vacanza...
CHI HA RICHIESTO IL REDDITO DI CITTADINANZA: LE TESTIMONANIANZE
Potrei concentrarmi sugli studi invece di fare il bagnino
Studente di ingegneria, approva l'idea che non "considero una politica assistenziale perché darebbe dignità alla persona e permetterebbe a tanti di rinunciare a compromessi che vedo ogni giorno, al lavoro nero". Se si realizzasse davvero questa proposta e "se rientrassi in qualche modo, certo che ci proverei a ottenerlo, mi farebbe comodo perché potrei pagare la casa, i libri e non chiedere sempre aiuto e sostegno ai miei genitori. E siccome d'estate, proprio per arrotondare e pesare meno sulla famiglia lavoro come bagnino, se avessi davvero il reddito di cittadinanza, potrei evitare di fare questo lavoro e concentrarmi sullo studio che invece, in questa situazione sono costretto a mettere da parte nei mesi caldi". Ma quando - con o senza reddito di cittadinanza - si laureerà, "certo che sarei disposto a spostarmi per lavorare, per la mia futura professione credo che sia importante andare fuori, anche all'estero".
Francesco Andreani, 22 anni
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Addio pulizie, tornerei al teatro
Laureata in lettere e filosofia, appassionata di teatro che continua a frequentare come attrice, formatrice e regista dei suoi spettacoli, "per pagarmi le bollette e l'affitto, faccio le pulizie in un resort con un contratto part time. Non ho mai avuto un vero e proprio lavoro stabile, ho fatto diversi lavori nel tempo, ho lavorato nei pub, come commessa nei negozi". Il reddito di cittadinanza potrebbe cambiarle la vita "perché avrei un utile sostegno che mi permetterebbe di indirizzare le mie energie verso le mie passioni come è il teatro e non essere costretta a fare scelte sbagliate per sopravvivere come invece ho dovuto fare finora. E per questo ad esempio, dopo la laurea non ho potuto prendere neppure l'abilitazione all'insegnamento". Quanto a lavorare fuori regione, "sarebbe un dolore spostarmi ma sì, se ci fosse un buon lavoro lo farei".
Mariella Dibattista, 42 anni
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Magari qualche viaggio in più
"Non so quali saranno i criteri che verranno utilizzati ma se davvero verrà varato il reddito di cittadinanza non credo che potrei rientrare tra quelli che lo potranno chiedere. È ovvio però che se per qualche ragione venisse aperto agli studenti come me, lo troverei utile anch'io". Studente di giurisprudenza, benestante e con i piedi per terra tanto da non farsi illusioni sulla possibilità di ottenerlo e con il sogno di diventare magistrato, come tutti, anche Vito non disdegnerebbe un contributo: "Non ho mai lavorato e cerco di non pesare troppo sulla famiglia. Per questo se avessi questo reddito potrei fare un corso di lingue per migliorarmi a livello di studi, potrei viaggiare di più e arricchirmi dal punto di vista personale". Quanto al futuro, "sì, mi piacerebbe fare un'esperienza all'estero ma poi vorrei tornare in Italia a lavorare".
Vito Depalo, 21 anni
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Bello ma i soldi non ci sono
Dopo una vita a fare il venditore ambulante di indumenti usati, Matteo, che oggi prende una pensione di 450 euro al mese, continua a battere i mercati del suo paese e di quelli vicini, i suoi giardinetti, dove conosce tutti. "Non mi considero in pensione, perché con 450 euro al mese non si vive. Soprattutto se come me, hai un figlio di 38 anni in casa, che anche lui non lavora". "Il reddito di cittadinanza, certo che lo chiederei anche se sono sicuro che alla fine non lo daranno a nessuno, perché soldi non ci sono". E anche se è in pensione, cerca ancora lavoro: "L'ultima volta che ho lavorato, sempre a vendere indumenti, è stato un anno fa ma anche oggi se ci fosse del lavoro che potrei fare, considerando gli acciacchi e l'età, accetterei di tutto, ma non c'è niente, né per me, né per mio figlio".
Matteo C., 66 anni
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Non arrivo a 300 euro al mese
"Pulisco cessi e bagni pubblici per 248 euro al mese, tre mesi ogni sei, e non pensa che se mi dessero qualsiasi lavoro almeno dignitoso non lo prenderei, vicino o lontano da casa che fosse? In mancanza, certo che mi sono interessato al reddito di cittadinanza, che mi permetterebbe di vivere meglio e far vivere meglio mia moglie e mio figlio appena arrivato". Diplomato perito meccanico, fino a pochi anni fa Cesare lavorava in un'azienda di impiantistica, poi ha avuto un incidente che lo ha reso parzialmente invalido ed è rimasto anche senza lavoro. Oggi vive con l'assegno di invalidità di 170 euro al mese e il lavoro socialmente utile del Comune, per metà anno, che gli porta di media altri 124 euro per un totale di 294 euro. "E per fortuna" conclude "che ho ereditato la casa dai miei genitori, perché già per pagare le bollette devo rinunciare a mangiare e spesso vado a prendere la pasta dalla mensa dei poveri".
Cesare Cortese, 52 anni
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Meglio della "paghetta"
"Ho sostenuto il Movimento 5 stelle perché ha fatto delle proposte che considero giuste come il reddito di cittadinanza, non perché lo voglio per me ma perché so che funziona bene in altri Paesi e toglie le persone dal ricatto del lavoro nero. Basta fare dei controlli". Studente di economia e commercio, alla prima esperienza di voto, Vincenzo da grande vorrebbe fare politica e in un certo senso ha incominciato a farla. "Se rientrassi nei parametri, lo chiederei per poter avere indipendenza dai genitori, mi permetterebbe di non chiedere soldi ogni week end, una parte la risparmierei per esigenze future, un'altra la utilizzerei in estate per qualche viaggetto post esami. Anche perché, è vero che non ho mai lavorato finora, ma siccome le esigenze aumentano, ho in programma di cercare lavoro, qualche lavoretto part time".
Vincenzo Stallone, 19 anni
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Preferirei lavorare
Il reddito di cittadinanza, lo chiederebbe "per sopravvivere, ma preferirei un lavoro stabile. Perché senza lavoro la testa va a male!". Agnese è delusa: "Ho sempre cercato la stabilità senza mai trovarla. Fino ai 30 anni pur da precaria ho lavorato con contratti, come vigilessa, cassiera ai centri commerciali, segretaria in studi legali. Superata quell'età non ho trovato più nulla di stabile ma solo lavoretti e lavoro nero. Ho fatto la lavapiatti, ho lavorato in campagna per l'intera stagione da maggio a settembre a volte fino a dicembre, dalle 4 del mattino. Ai redditi non è che ci credo più, ho chiesto quello dei cantieri di cittadinanza (giunta Vendola, ndr) ma non rientravo, poi quello di dignità (giunta Emiliano, ndr) e neanche lì, neppure per un corso professionale. Sono single e senza figli ma non è una buona ragione per stare a casa e farsi sostenere dai genitori".
Agnese Borraccesi, 41 anni
(Articolo pubblicato sul n° 19 di Panorama in edicola dal 26 aprile 2018 con il titolo "Reddito di cittadinana, perché lo voglio")