Spagna, Madrid e Barcellona muro contro muro sul referendum
Notte di tensione a Barcellona ma senza gravi incidenti. Rilasciati quattro degli arrestati. Rajoy chiede a Puigdemont di rinunciare alla consultazione
Si fa sempre più duro lo scontro fra le istituzioni autonome della Catalogna e quelle di Madrid sul referendum per l’indipendenza dell’1 di ottobre.
Mercoledì mattina, 20 settembre la Guardia Civil ha fatto irruzione in vari uffici del governo catalano e ha arrestato 14 funzionari, fra le quali Josep Maria Jové, segretario generale per l’economia della Generalitat de Cataluña, braccio destro del vicepresidente catalano Oriol Junqueras. Di seguito lo sviluppo degli eventi.
Giovedì 21 settembre - Notte di moderata tensione nel centro di Barcellona dopo che ieri la Guardia Civil spagnola che ha arrestato su mandato di un giudice 14 alti funzionari catalani, fra cui il principale collaboratore del Generalitat de Catalunya, Oriol Junqueras.
Gli arrestati sono tutti impegnati nell'organizzazione del referendum di indipendenza del primo ottobre.
Il referendum è stato dichiarato "illegale" dal governo di Madrid e al di fuori del quadro costituzionale dalla suprema Corte spagnola,
Gli agenti della polizia spagnola sono rimasti 'assediati' dai manifestanti fino alle 3 del mattino nella sede del ministero dell'Economia catalano in Rambla de Catalunya.
Gli agenti hanno potuto lasciare il palazzo solo a quell'ora dopo l'intervento della polizia catalana dei Mossos d'Esquadra.
In serata 40mila persone erano riunite davanti al Palazzo, fra grida di "Liberta'", "Voteremo", "via le forze di occupazione". Ci sono state manifestazioni di protesta in tutta la Catalogna.
L'Assemblea Nazionale Catalana, la principale organizzazione della società civile indipendentista, ha convocato una concentrazione permanente a partire da oggi a mezzogiorno davanti al palazzo di Giustizia, dove si trovano tuttora 10 dei 14 arrestati di ieri.
Quattro sono stati rimessi in libertà. Il presidente catalano Carles Puigdemont ha accusato la Spagna di avere "violato lo stato di diritto e attuato uno stato di eccezione" e ha confermato la convocazione del referendum del primo ottobre, nonostante la dura offensiva di Madrid.
Puigdemont ha chiamato il paese alla resistenza pacifica, "la sola arma che abbiamo".
Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha chiesto al presidente catalano di rinunciare al referendum, che ha definito una "chimera", per "evitare mali maggiori".
Nelle oltre 40 perquisizioni attuate ieri, la polizia spagnola ha fra l'altro sequestrato 10 milioni di schede per il referendum e molto materiale elettorale. In precedenza la Guardia Civil aveva sequestrato migliaia di convocazioni destinate alle 45mila persone designate per costituire i seggi.(Ansa)
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Mercoledì 20 settembre -
Ore 16:30 - Il Futbol Club Barcelona si schiera "con la volontà della maggioranza del popolo catalano" e condanna "ogni atto che possa ostacolare la libertà di parola e di autodeterminazione".
Sulla scia degli eventi che si sono verificati nei giorni scorsi e, in particolare, oggi, per quanto riguarda l'attuale situazione politica in Catalogna - sottolinea il club. Il Barça, "rimanendo fedele al suo impegno storico nella difesa della nazione, alla democrazia, alla libertà di parola e di autodeterminazione, condanna ogni atto che possa ostacolare il libero esercizio di questi diritti".
"Pertanto - prosegue la nota - il Barcellona esprime pubblicamente il proprio sostegno a tutte le persone, entita' e istituzioni che lavorano per garantire questi diritti, e nel rispetto della diversita' di tutti i suoi membri, continuerà a sostenere la volontà della maggioranza dei cittadini catalani e lo farà in modo civile, pacifico ed esemplare"
Ore 16:00 - Al termine di una riunione del governo autonomo, alla quale ha partecipato anche l'ex presidente Arturo Mas, il presidente della Generalitat de Catalunya Carles Puigdemont ha accusato Madrid "di aver imposto uno stato d'emergenza di fatto" e di aver "di fatto sospeso l'autogoverno della Catalogna", anche attraverso il controllo delle finanze di Barcellona.
La sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha definito "uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici" e ha aggiunto che "Difendiamo le istituzioni catalane”.
Manifestazioni e sit-in improvvisati con centinaia di persone si sono tenuti in diverse zone di Barcellona con lo slogan "Voteremo". A Madrid i deputati dei partiti nazionalisti catalani hanno abbandonato per protesta i lavori del Congresso.
Il premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha spiegato che il suo governo "tutela i diritti di tutti gli spagnoli: i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l'obbligo di far rispettare la sentenza".
Ore 13:00 - La Guardia Civil, secondo il ministro dell'interno spagnolo, ha sequestrato 10 milioni di schede per il voto al referendum durante una perquisizione in un magazzino a Bigues i Riells, vicino a Barcellona. Gli agenti hanno sequestrato nell'operazione anche altro materiale elettorale.
Ore 10:00 - Centinaia di persone si sono concentrate sulla Rambla a Barcellona per protestare contro l’operazione della Guardia Civil, che il presidente del consiglio Mariano Rajoy ha definito necessaria per decisione del giudice perché sia rispettata la legge. Rajoy ha parlato al Congresso dei deputati, il parlamento di Madrid.
Il presidente catalano Carles Puigdemont ha immediatamente convocato una riunione urgente del governo.
"Stanno attaccando le istituzioni di questo paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo!", ha scritto su Twitter Junqueras.
Il dirigente della sinistra indipendentista Gabriel Rufian si è invece duramente confrontato con il premier spagnolo Mariano Rajoy nell'aula del Congresso dei deputati: "Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna!", ha detto. I deputati indipendentisti della Sinistra repubblicana catalana di Erc hanno poi lasciato l'aula per protesta contro l'azione della polizia spagnola.
Martedì la Guardia Civil aveva sequestrato documenti relativi alle liste elettorali per il referendum.
Il blitz contro le istituzioni catalane ha provocato la dura reazione anche di Podemos: “È una vergogna" ha detto il segretario Pablo Iglesias, "in Spagna tornano a esserci detenuti politici".
Il sindaco di Barcellona Ada Colau, eletta con Podemos, ha denunciato "uno scandalo democratico". Continuano inoltre le perquisizioni della polizia spagnola e i sequestri di materiale elettorale per il referendum del 1 ottobre.
Secondo la tv pubblica Tve la polizia spagnola ha sequestrato ieri negli uffici di una società di posta privata 45mila convocazioni inviate per la costituzione dei seggi elettorali.
Il ministro delle finanze spagnolo Cristobal Montoro intanto ha confermato il blocco delle finanze del governo di Barcellona deciso venerdì dal governo di Madrid.