Referendum trivelle: le ragioni del SÌ e del NO
Ambiente, lavoro, guadagni: perché votare a favore e perché votare contro (o astenersi)
Domenica gli italiani sono chiamati a esprimersi sul referendum abrogativo promosso da 9 regioni, ambientalisti e comitati locali che chiede di non rinnovare le concessioni per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa (circa 20 km), anche se il giacimento non è esaurito. Nelle ultime settimane si è acceso il dibattito tra coloro che sostengono la necessità di andare a votare per il sì contro le trivelle, chi ritiene che si debba invece votare no e chi invece suggerisce di disertare del tutto le urne per far sì che il quorum (fissato a 13 milioni di aventi diritto al voto) non venga raggiunto. Nelle seguenti slide le ragioni di chi vuole fermare l'attività estrattiva al termine delle concessioni e quelle di chi invece ritiene giusto rinnovarle fino allo svuotamento dei giacimenti.
Stop trivelle
Sì
Le trivellazioni entro le 12 miglia servono a poco. Forniscono infatti solo l1% dei consumi di petrolio e il 3% di quelli di gas. Senza contare che in questi anni l'Italia ha progressivamente diminuito il suo fabbisogno da queste fonti energetiche.
No
Rinunciare alle trivellazioni entro 12 miglia significa dover importare queste materie prime dall'estero, in particolare da Egitto e Libano, che perforano ugualmente i fondali del Mediterraneo.
Inquinamento
Sì
Secondo dati Ispra contenuti nel rapporto Greenpeace "Trivelle fuorilegge", nei fondali dove insistono le piattaforme sono stati rintracciati elementi inquinanti di vario tipo in quantità superiori ai limiti di legge: olii, greggio, metalli pesanti. Le conseguenze per l'ambiente circostante sono gravissime: la fauna ittica è minacciata di contaminazione e i rischi per la salute umana salgono.
No
Le piattaforme non inquinano, nulla viene scaricato in mare. I limiti di legge citati da Greenpeace valgono per le acque che distano un miglio dalla costa mentre le piattaforme sono più lontane. Tutto il pescato (comprese le famose cozze) viene sottoposto a controlli da parte delle Asl prima di essere commercializzato. Inoltre continuare l’estrazione di gas e petrolio offshore è un modo evitare il transito per i porti italiani di centinaia di petroliere.
Incidenti
Sì
Gli incidenti negli impianti sono sempre possibili, e le conseguenze, pur non paragonabili (per questioni tecniche) a quelle di catastrofi famose come quella della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, sarebbero comunque gravissime.
No
Non ci sono mai stati incidenti nelle piattaforme attive in Italia.
Terremoti
Sì
Lo svuotamento del sottosuolo può produrre sacche vuote e aumentare il rischio di sismicità.
No
In Italia gli eventi sismici potenzialmente indotti dall’attività umana sono pochi – e solo una parte legata all’attività di estrazione di idrocarburi – e generalmente sono di magnitudo più bassa di quelli naturali.
Turismo
Sì
Le trivelle deturpano il panorama marittimo con gravi danni anche per il settore turistico. Nessuno vuol farsi il bagno dove si estrae petrolio.
No
Nessuno può vedere a occhio nudo le trivelle dalla costa visto che distano circa 20 km. L'Emilia Romagna, la regione con il più alto numero di piattaforme, è anche una di quelle con il settore turistico più in salute. In Basilicata, la regione del sud più sfruttata per la produzione energetica, il settore turistico è cresciuto negli ultimi anni più che altrove.
Fonti rinnovabili
Sì
Bisogna votare sì al referendum affinché l'Italia incrementi la produzione di energia da fonti rinnovabili. Altri paesi come Svezia, Islanda e Norvegia ricavano già più del 50% di energia dalle fonti verdi.
No
L'Italia è già leader in Europa per quanto riguarda lo sviluppo delle energie rinnovabili. Nel 2015 esse hanno soddisfatto il 17, 3 del fabbisogno nazionale e il trend è in progressivo aumento. Ciò significa che l'Italia ha già raggiunto l'obbiettivo fissato dall'Europa del 17% entro il 2020.
Occupazione
Sì
Nessun lavoratore impiegato nelle perforazioni o nel sistema dell'indotto perderebbe il posto prima di tre anni quando scadranno le prime concessioni (le ultime nel 2034). A rimanere disoccupati sono invece stati, solo nel 2015, circa 4mila lavoratori del settore dell'eolico e 10mila in tutto il comparto. Dunque l'unico modo per garantire un futuro occupazionale è quello di investire nel settore delle rinnovabili che in Italia potrebbe portare alla creazione di 100mila posti di lavoro entro il 2030.
No
Le stime fornite da Isfol sull'intero settore di estrazione di petrolio e gas in Italia parlano di circa 9mila impiegati in tutta Italia e 3mila nelle piattaforme oggetto del referendum. Un numero che sale a 29mila se si sommano anche tutti i lavoratori dell'indotto.
Soldi
Sì
Dalle trivelle italiene, esistenti e future, gli italiani non ci guadagnano nulla. A guadagnarci sono solo i petrolieri. In Italia le royalties (imposte applicate sul valore di vendita del gas o del petrolio) per chi trivella in mare sono troppo basse: il 7% per il gas e il 4 per il petrolio. Nel 2015 l'Italia ha guadagnato in tutto 352 milioni di cui solo 38 milioni derivati dall'attività estrattiva delle piattaforme entro le 12 miglia. Pertanto la perdita per le casse pubblica sarebbe quasi irrilevante.
No
Le royalties sono misurate sulle quantità, ma sono calcolate in base ai prezzi medi di petrolio e gas, quindi sono strettamente legate al prezzo del mercato: se il prezzo del barile si abbassa, si abbassa anche il gettito per lo Stato. Inoltre, meno si incentivano le società petrolifere a investire in Italia, più le si incentiva a investire all’estero. Così l’inquinamento mondiale rimarrebbe costante ma l’Italia dovrebbe comprare all’estero più energia di quella che già compra oggi.
Democrazia
Sì
Invitare all'astensione in una costituzione democratica è un atto di irresponsabilità civile e politica che contribuisce ad aggravare la malattia di cui soffrono le democrazie contemporanee: l'astensione.
No
La Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare è un modo di esprimersi sull'iniziativa referendaria.