Le mezze verità di Rosario Crocetta
Sulle frequentazioni con alcuni Boss, Il governatore ha gridato al complotto. Ma le sue ricostruzioni non coincidono con quelle di un pentito e di suoi compaesani
Un video girato nel novembre 2008 in una località segreta. E una foto scattata nel maggio 2002 nella sede di un comitato elettorale, in piazza Martiri a Gela. Sono gli elementi che testimoniano la frequentazione tra l’ex boss Emanuele Celona e il nuovo presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta. Rapporti che il governatore, dopo l’inchiesta di Panorama che sull’ultimo numero ha rivelato questa (e altre) «relazioni pericolose», ha derubricato a contatti innocenti, sporadici e per nulla disdicevoli.
Per cercare di capire se dice il vero, bisogna allora tornare a Gela: la città che 20 anni fa il giornalista Giorgio Bocca definì «il fondo dell’inferno», guidata dal sindaco Crocetta tra 2002 e 2009 a suon di plateali prese di posizione contro Cosa nostra e proclami antimafia. Qui, fra emeroteche, archivi video, delibere comunali e infiniti «non ricordo» e «io però non le ho detto niente», si scoprono nuovi, imbarazzanti particolari della frequentazione tra Crocetta e Celona, che nel 1999 divenne addirittura reggente della mafia in città. Un rapporto segnalato dal commissariato di Gela il 21 marzo 2003: «La campagna elettorale (nel 2002, ndr) del Crocetta sarebbe stata in parte condotta da Celona Emanuele, oggi collaborante, esponente di Cosa nostra». L’informativa era firmata dall’allora vicequestore Antonio Malafarina che, inserito nel «listino bloccato» di Crocetta, alle ultime elezioni è stato eletto all’assemblea regionale.
Intervistato dalla Repubblica giovedì 22 novembre 2012, il neopresidente ha spiegato: «Celona l’ho incontrato all’inizio del 2002; aveva una libreria in piazza, a Gela. Gli chiesi la luce: tenevo un comizio lì e avevo bisogno dell’energia elettrica». Nel novembre 2007 in un’intervista a Canale 10, un’emittente locale gelese, il pentito racconta però una versione molto differente: «Ho avuto una libreria a Gela in società con un’altra persona» dice Celona. «Crocetta faceva l’assessore alla Pubblica istruzione e io volevo mettere degli stand in piazza, cosa che poi effettivamente ho fatto. Allora sono andato da lui e gli ho detto: “Noi vorremmo fare questa cosa, lei può dare il patrocinio alla manifestazione e magari non farci pagare il suolo pubblico?”».
Crocetta, riferisce Celona, risponde di sì, aggiungendo che era «una bella cosa per Gela». Ed ecco le prime incongruenze. Crocetta assicura di avere conosciuto il mafioso durante un comizio: quindi nella primavera del 2002, un periodo in cui era candidato a sindaco di Gela. Celona invece retrodata la circostanza a quando il futuro presidente della Sicilia è solo assessore: un incarico che ricoprirà per 2 anni, a partire dal gennaio 2000. Inoltre modifica i contorni dell’episodio: non si tratterebbe di un prestito di elettricità chiesto da Crocetta, ma di un patrocinio chiesto da Celona.
Nell’intervista a Canale 10, Celona parla anche della campagna elettorale dell’ex sindaco: «Io non gliel’ho mai condotta» dice. Però aggiunge un altro elemento importante: i due si sono frequentati più di quanto Crocetta voglia ammettere: «Qualche volta» dice Celona «siamo andati a mangiare assieme». «Allora tutti i cittadini che sono entrati in quella libreria sono responsabili? Uno entra e ci ha il voto di scambio?». Questo ha chiesto, retorico, Crocetta il 22 novembre, nell’affollata conferenza stampa che gli è servita per denunciare «una congiura che comincia dai precedenti governi e trova collateralismi da una parte della politica siciliana». L’ovvia risposta è no: gli avventori della libreria Athena di Celona non sono imputabili di nulla. Ma un politico, soprattutto se fa dell’antimafia una bandiera, dovrebbe essere molto più cauto. E stare attento anche ai commensali, a pranzo come a cena.
Nell’incontro con i giornalisti, Crocetta ha detto anche altro: «Sicuramente mi troveranno qualche parente mafioso. Volete che, come la metà dei siciliani, non abbia qualche parente mafioso?». Poi ha lanciato un avvertimento a Saverio Di Blasi. L’ex presidente della sezione gelese dei Verdi aveva raccontato a Panorama che nel 1998 Celona sarebbe stato sempre al fianco di Crocetta, allora candidato al consiglio comunale. «Di Blasi è un parente dei Rinzivillo» ha attaccato il governatore, intervistato dalla Repubblica. «È al soldo di Cosa nostra».
L’ambientalista ride: «Fa sempre così: quando è in difficoltà, dà del mafioso a tutti». E ricorda che mesi fa, durante la campagna elettorale, Crocetta lanciò insinuazioni anche su Giancarlo Cancelleri, portavoce del Movimento 5 stelle. «Comunque ho già presentato querela per falso, calunnia e diffamazione» annuncia Di Blasi. Il governatore, invece, ha precisato che dovrà trovare «il momento opportuno» e «il tribunale giusto, non quello che magari mi vuole fottere perché è in mano ai mafiosi». Accusa grave: oltre a Di Blasi, alcuni uffici giudiziari sarebbero al soldo di Cosa nostra?
Nella gragnuola di precisazioni opposte alle notizie riportate da Panorama, Crocetta ha alternato accuse e inesattezze. Come quella sulla libreria di Celona: «È stata realizzata nel 2001» ha detto. Il presidente ricorda male. Uno stretto familiare del pentito, dietro garanzia di anonimato, assicura a Panorama che aprì a inizio del 1999. In luglio Celona venne arrestato e fu la sorella, che aveva una sala di biliardo, a gestire l’attività. Fino all’ottobre del 2001, quando il boss uscì nuovamente.
È quello il periodo più fecondo per la libreria Athena. In dicembre Celona organizza il Bookfestival. Direttore artistico è il poeta Enzo Salsetta, amico e collaboratore di Crocetta. E nella primavera 2002 la libreria ospita eventi con scrittori locali: un recital di poesia, un incontro con lo stesso Salsetta e la presentazione del libro di Emanuele Zuppardo, che presiede un centro di cultura. Iniziative svolte sempre grazie alla sensibilità di Celona o finanziate con soldi pubblici? Zuppardo, alla richiesta d’intervista del cronista di Panorama, balbetta: «Mi mette in difficoltà». Acconsente comunque al colloquio: «Ci vediamo alle 3 a Macchitella, al bar I muretti». All’appuntamento Zuppardo non si presenta. E non risponderà più a decine di telefonate.
Nella primavera 2002 Celona non si dedica però solo agli eventi culturali. Lo testimonia una foto apparsa martedì 28 maggio 2002 sul quotidiano La Sicilia, edizione di Caltanissetta. Il giornale dà ampio spazio alle amministrative di Gela, svolte la domenica precedente. Per la carica di sindaco, Crocetta corre contro Giovanni Scaglione. L’articolo annota: «Rosario Crocetta fino alle 18 non si è visto al comitato elettorale in piazza Martiri, dove i giovani hanno esultato quando alla quarantottesima sezione scrutinata c’è stato il sorpasso. “Rosario-Rosario” e tanti applausi quando, mezz’ora dopo, l’ex assessore si è presentato dagli amici, euforico come sempre». Tra gli attivisti esultanti c’è Emanuele Celona. La foto a corredo dell’articolo ritrae Crocetta, attorniato da un gruppo di sostenitori, nella sede del comitato: in seconda fila, seminascosto, s’intravede Celona. Bassino, volto largo, occhiali scuri: il boss accenna un sorriso.
Il governatore, alla fine, perde quelle elezioni per un pugno di voti. Ma 10 mesi più tardi il tar ribalta il verdetto: nel febbraio 2003 Crocetta diventa sindaco. E comincia la sua inarrestabile ascesa politica. Celona, invece, una settimana dopo quella foto, il 31 maggio 2002, viene riarrestato perché deve scontare un residuo di pena. In ottobre si pente. Oggi vive in una località protetta, al Nord. Agli intimi avrebbe confidato che il vecchio amico riuscirà a cambiare la Sicilia.