Renzi contro la Ue: è scontro
La proposta del segretario PD di portare il deficit al 2,9% e archiviare il fiscal compact viene bocciata da tutti: Moscovici, Dijsselbloem e Juncker
È scontro tra Matteo Renzi e l'Unione Europea. La proposta del segretario PD di alzare il deficit italiano al 2,9% per cinque anni dell'Italia archiviando il fiscal compact per tornare alle regole di Maastricht riceve un sonoro "No" da parte di tutti in Europa e anche in Italia. Uno schiaffo per l'ex premier a cui risponde comunque con un piglio di sufficienza. A Jeroen Dijsselbloem, presidente dell'Eurogruppo, decisamente contrario ad archiviare il fiscal compact dice: "Sono pregiudizi contro l'Italia".
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Le reazioni in Europa
L'idea è stata infatti subito bocciata da Pierre Moscovici e da Jeroen Dijsselbloem. E non solo. Prima un portavoce di Juncker dichiara che "la Commissione non commenta le parole di persone fuori" dal governo. Poi Moscovici ricorda che l'Italia è il solo Paese ad aver "beneficiato di tutta la flessibilità". Infine Dijsselbloem afferma che nessuno può decidere "unilaterlamente". Renzi replica con durezza: "Non potranno che dirci sì. Inizino anche loro a far rispettare agli Stati membri i propri impegni".
Ma Renzi non sembra farsi impressionare: della battaglia anti-austerity in Ue fa un vessillo della campagna per le politiche. La proposta "passerà" a dispetto del "pregiudizio" anti-italiano di Dijsselbloem, assicura il leader Pd che ricorda come lo stesso Dijsselbloem accusò i Paesi del Sud di spendere i soldi in alcol e donne: "Intanto noi le donne non le paghiamo, a differenza di alcuni di loro. Non ha letto la mia proposta: e' fattibile ma manda tanti fuori di testa"
Le ripercussioni in Italia
Ma la polemica prosegue anche in Italia: Pier Luigi Bersani avverte che se il governo adottasse quella "balzana idea", Mdp non voterebbe la manovra. Pier Carlo Padoan frena: il tema riguarda il prossimo governo. Se ne parlerà, conferma Renzi, dopo il voto e, sibila, "vedremo se Dijsselbloem sarà ancora presidente dell'Eurogruppo".
Il governo, impegnato in un difficile lavoro di "equilibri" in vista della legge di bilancio, frena. Padoan, che da mesi conduce la delicata partita dei conti con Bruxelles, nota che sarà tema del prossimo governo ("La sua è la risposta più dura a Renzi", afferma Massimo D'Alema). Ma lo stesso leader Pd spiega che se ne parlerà nella prossima legislatura: Gentiloni sta facendo "il possibile". Del resto, osservano dal governo, la manovra quest'anno sarà già abbastanza difficile così, con Mdp pronta a smarcarsi: si lavora a misure che favoriscano il lavoro per giovani e over 50, se ci sarà spazio per altro ben venga.
Il ministro Carlo Calenda, favorevole a sforare sul deficit, afferma però che prima di chiedere nuovi margini, serve un "piano industriale per l'Italia" che parta dagli investimenti, da elaborare "con una squadra ampia: Renzi chiuda la rottamazione e apra la condivisione", sottolinea. Calenda ribadisce di non avere aspirazioni politiche, ma Angelino Alfano, che lo vorrebbe schierato al centro, dichiara: "Sosteniamo la sua agenda". Lo stesso Bersani, che demolisce le proposte renziane ("Ricette di destra di 40 anni fa"), non boccia il ministro. E anche il Pd si mostra interessato a tenere in squadra Calenda: "Mi piace la sua idea, lavoriamo insieme subito", dice Maurizio Martina.