La riforma della Rai del governo Renzi
Fuori i partiti, un amministratore delegato, e il canone (forse) da abolire. No al decreto: la responsabilità della riforma rapida passa al Parlamento
Una Rai non più in balia delle correnti dei partiti, con un amministratore delegato che fa il capo azienda e, magari, senza più canone. È la riforma della tv pubblica di Matteo Renzi: n disegno di legge sulla governance, una delega sul canone e un documento politico sul futuro. Il premier li ha portati in Consiglio dei ministri quando sembrava ormai scontato un rinvio. E li ha affidati al Parlamento, con la responsabilità di fare in fretta, entro luglio, se non vuole assumersi la responsabilità di "tenersi la Gasparri" per eleggere il nuovo cda.
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No al decreto
Il governo, comunque vada, "non farà un decreto". Anche perchè "nessuno - rimarca Renzi - vuol mettere le mani sulla Rai. Chi lo dice nega la realtà". La sfida di Renzi al Parlamento è quella di approvare entro luglio, prima della nomina del nuovo Consiglio di amministrazione, il disegno di legge che archivia la legge Gasparri. Se il Parlamento non farà in fretta - è il senso della sfida - il governo non interverrà per decreto. E le Camere si assumeranno la responsabilità di consegnare ancora una volta l'azienda di Stato ai "bilancini delle correnti dei partiti".
La divisione dei ruoli
Al contrario, approvare in tempo la nuova riforma, vuol dire far uscire "i partiti dalla Rai", assicura il presidente del Consiglio. Perchè il nuovo amministratore delegato avrà i poteri del capo azienda, si assumerà la responsabilità della gestione e ci sarà una più netta separazione con chi deve controllare: "Il cda farà il cda e la commissione di Vigilanza parlamentare vigilerà".
Con una "semplificazione", spiega ancora Renzi, i membri del cda saranno ridotti da 9 a 7: quattro scelti dalle Camere, uno dal governo e uno dall'assemblea dei dipendenti.
Il canone
Infine, si rifletterà su come "semplificare il canone" e combattere l'evasione "allucinante": "Io appartengo - afferma Renzi- a una cultura che vorrebbe eliminarlo" ma so che "è complesso".