Riforma della scuola a rischio: i 5 nodi da sciogliere
I principali: i tempi stretti che incombono sull'assunzione dei precari prevista a settembre e i fondi stanziati, forse insufficienti
Non un decreto legge ma un disegno di legge per dare spazio alla discussione. Nello spirito di quanto richiesto dal presidente Mattarella e per non essere più considerato “un dittatorello” per eccessivo decisionismo, il presidente del Consiglio tre mesi fa ha modificato lo strumento legislativo per modificare la scuola italiana. Ma è servito a poco. Dopo le contestazioni di domenica 3 maggio a Bologna, durante la Festa dell'Unità, il popolo degli insegnanti e dei precari della scuola è pronto a scendere in piazza domani a Roma per contestare una riforma che non piace. Ecco quali sono i punti critici della riforma.
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Tempi troppo stretti
Scegliendo la via del disegno di legge con dentro tutto (dalle cose più urgenti come l'assunzione dei precari e il destino delle paritarie a quelle meno come le materie scolastiche, il curriculum dello studente, alternanza scuola-lavoro, valutazione del merito degli insegnanti), il rischio è che i tempi si allunghino troppo. Il ministro Giannini, che all'epoca della "virata" del premier sullo strumento di legge si era detta “basita”, ha sempre temuto che in questo modo fosse impossibile approvare la riforma entro l'estate. Ammettendo pure che il Parlamento ce la faccia, il tempo a disposizione per stabilizzare poi i docenti, metterli a ruolo e costruire l'organico funzionale di ogni istituto, sarebbe comunque troppo ristretto. Anche per il concorso per 60mila candidati visto che sarebbe praticamente impossibile fare gli scritti a ottobre.
Meno soldi e meno assunti
Ma non c'è solo la tempistica a sollevare preoccupazioni. Mancherebbero anche i soldi. A fronte di 1 miliardo annunciato nella Legge di stabilità per la “grande stabilizzazione”, le risorse a disposizione arrivano a 680 milioni. E nel 2016 ci saranno solo 2,38 miliardi invece dei 3 promessi. Così anche il numero di quanto potranno essere assunti subito si riduce pur rimanendo imponente. Di fatto, se anche si dovesse fare in tempo, a settembre i neo assunti saranno meno di 120mila e non i 148 mila annunciati da Renzi: i 90mila presi dalle graduatorie, i 10mila risultati idonei al concorso del 2012 ma ancora senza cattedra, più altri 15-18 mila che faranno un anno ponte e poi un concorso a sé.
Gli altri precari
E tutti gli altri? Che fine faranno? L'idea è quella di attingere dalle graduatorie d'istituto (anche per evitare migliaia di ricorsi) per quelle materie, come matematica e fisica, in cui i docenti scarseggiano prevedendo per loro un contratto a tempo determinato di un anno e poi un percorso agevolato per il concorso. Dovrebbero poi essere assunti anche quei 10mila supplenti con più di 36 mesi di servizio che la Corte di Giustizia europei impone di sistemare. Ma i numeri non sono affatto sicuri.
Un DL per assicurare le assunzioni
Per cercare di “salvare” almeno gli insegnanti, l'idea è quella, a questo punto, di stralciare dal disegno di legge almeno la parte delle assunzioni e inserirla in un decreto legge ad hoc. Mentre il resto potrà rimanere nel ddl.
Paritarie e gli altri capitoli
Tempi più lunghi dunque anche per uno dei punti della riforma più controversi come l'istituzione di un fondo per gli sgravi fiscali (fino a 4mila euro per 400milioni di spesa) alle famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie. Renzi non ha gradito l'intervento di Ncd a favore delle private, teme infatti di non poterlo reggere politicamente di fronte all'elettorato più di sinistra. Ma anche la strada verso una sempre più compiuta autonomia scolastica, con la possibilità di devolvere i 5per1000 alle statali, rischia di diventare più accidentata. Rimandata la nascita del registro nazionale delle imprese disposte a stipulare contratti di apprendistato ai ragazzi che frequentano gli ultimi due anni di scuola. E così l'Istituto per l'autonomia e la valutazione scolastica (Ipav) che dovrebbe sostituire Invalsi e Indire. Forse, a questo punto.