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Riforma del Senato: cronaca dall'Aula

Atmosfera surreale tra i banchi semideserti di Palazzo madama che vota sulla sua stessa abolizione. E intanto Calderoli prepara il milione di emendamenti

Surreale atmosfera in questi giorni in Senato. L’aula di Palazzo Madama si accinge ad esaminare per la seconda e – probabilmente – ultima volta la riforma costituzionale, con la quale sancirà la sua stessa abolizione. Se qualcuno immagina che tutto questo avvenga attraverso una serie di atti solenni, ricchi di pathos e di commozione, che la cancellazione della Camera Alta, la più antica delle assemblee deliberative, sia vissuta con emozione (ciò che la sostituirà sarà una sopra di dopolavoro per consiglieri regionali che vengono a sbrigare pratiche a Roma), si sbaglia di grosso.

La partita che si gioca è tutta politica, del merito non importa sostanzialmente nulla a nessuno. È una partita che riguarda il futuro del governo, e si gioca sull’abolizione del Senato perché Renzi ha deciso così, pensando che la cosa suoni un po’ “anticasta” e quindi gli faccia guadagnare qualche punto nei sondaggi.

Ma se avesse deciso che il futuro del governo si gioca sul trattato con la Norvegia per la pesca dei merluzzi nei mari artici sarebbe esattamente la stessa cosa.

Riforme costituzionali: perché Renzi ha anticipato i tempi


E infatti si andrà avanti per qualche giorno con una discussione generale nell’aula semideserta, nella quale i senatori di ogni partito leggeranno testi-fotocopia preparati per loro da qualche funzionario dei gruppi parlamentari, con l’unico scopo di sfruttare tutti i tempi previsti dal regolamento. Visto che Renzi ha fretta, gli oppositori di Renzi vogliono andare il più adagio possibile.

Il fatto è che – ormai lo sanno tutti – Renzi ha deciso di vincere questa partita e probabilmente la vincerà. Il calcio-mercato dei senatori in questo periodo è in piena attività, gli specialisti del ramo agiscono alla luce del sole, le offerte di posti, di finanziamenti sul territorio, di assunzioni nei collegi di provenienza, vincono ogni resistenza dei malpancisti del PD, frantumano la già esile minoranza interna, e spegnendo le perplessità di una parte degli alfaniani, consolidano i fuorusciti di Forza Italia guidati da Verdini.  

Riforme: quell'articolo 2 che spacca il PD


D’altronde Renzi ha in mano l’arma atomica, la cosa che qualunque senatore teme più di ogni altra: le elezioni anticipate. L’idea di dover cercare qualcuno che ti ricandidi e ti rielegga è più di quanto il cuore sensibile dei padri costituenti possa tollerare. Qualsiasi cosa, pur di arrivare al 2018. Ancora tre anni di stipendio garantito, e di status sociale al sicuro.

Io sono "senatore"

Già, perchè la politica sarà anche screditata, ma essere senatore giù (o su) al paese il suo effetto lo fa ancora, i vicini quando vedono arrivare la posta intestata al “sen.” guardano ammirati, e per le consorti, essere la moglie del senatore è un modo fantastico di far morire di invidia le amiche (mogli di semplici ragionieri, di commendatori, al massimo di avvocati o ingegneri).

E poi vuoi mettere la soddisfazione di inaugurare il caseificio e di tornare a casa con le mozzarelle fresche? Di fare un discorso commosso ai vincitori della gara ciclistica? Di ricevere il sindaco o il parroco che vengono con fare deferente a chiederti di seguire quella praticuccia al ministero, il finanziamento per aggiustare il campanile, o per realizzare la piscina comunale? Che poi, quando ci sarà, sarai tu stesso a inaugurare, circondato da bambini festanti…

Tutto questo ancora per tre anni… un tempo così lungo – come spiegava il nostro vecchio collega Mefistofele al Dottor Faust – che non vale neppure la pena di considerarlo. Di fronte a questa allettante prospettiva, né tutti i costituzionalisti del mondo, né tutti i merluzzi del mare artico riuscirebbero a scuotere la granitica certezza di ogni senatore: “prima di farmi gettare il laticlavio alle ortiche, dovranno passare sul mio cadavere”.

Il "granellone" Calderoli

E allora Renzi porterà a casa la riforma, nei modi e nel tempi che vuole? C’è ancora un granellino – anzi un granellone - di sabbia che potrebbe far inceppare il meccanismo così ben avviato.

Succede che in Commissione il solo Calderoni ha presentato oltre 500.000 emendamenti, regolarmente ignorati quando il PD ha ottenuto di andare direttamente in aula. Ma in aula gli emendamenti non si possono saltare, tutt’al più si possono dichiarare inammissibili. Solo che per fare questo vanno raccolti, confrontati, messi in ordine, fascicolati, esaminati almeno sommariamente….

Se Calderoli, come promesso, ne dovesse presentare milioni, ovviamente tutto si fermerebbe perché il lavoro degli uffici richiederebbe giorni o settimane. È un’eventualità che tutti dicono impossibile, ma che sarà interessante capire cosa accadrebbe se si determinasse davvero. Sarebbe un imprevisto che avrebbe se non altro il merito di vivacizzare questa triste discussione.

Le forche caudine

Comunque Renzi, probabilmente, finirà con il portare a casa la sua riforma, alla quale tiene tanto. Bisognerà vedere se passerà le forche caudine del referendum, che per sua stessa volontà sarà ovviamente prima di tutto un referendum su Renzi stesso. Non è detto che sia una buona idea, visto che la sua popolarità da tempo è in calo e i continui annunci di imminente ripresa non sembrano in grado di rialzarla.

Renzi è un buon tattico, e può darsi che riesca ad uscirne (magari proprio con quelle elezioni che tanto spaventano i rappresentanti del popolo). Ma di certo in ogni caso  l’occasione di passare alla storia come un vero innovatore il ragazzo di Rignano sull’Arno l’ha già persa per sempre.

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Il ministro Maria Elena Boschi in aula del Senato durante la discussione sulle riforme Costituzionali, Roma, 17 settembre 2015.

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