"Roma fa schifo", il blog che racconta il degrado della Capitale
Nato nel 2008 ed esploso con i fallimenti delle ultime amministrazioni. Intervista a Massimiliano Tonelli, uno dei fondatori
Roma fa schifo, ma il blog (Romafaschifo) è un successo. «È il racconto e il documento di una catastrofe». E invece dicono che proprio voi, con questo blog, ne abbiate accelerato l’agonia e amplificato la rovina. «E dicono pure che siamo uno sfogatoio e che istighiamo alla violenza». Scrivete con livore e insultate il mondo come ha insegnato a fare Beppe Grillo. «Con la differenza che massacriamo Grillo e l’amministrazione di Virginia Raggi». Che tuttavia avete consigliato di votare. «E infatti la vera sciagura è che non possiamo godere neppure del privilegio di pentirci dato che l’opposizione del Pd, in Campidoglio, è inesistente».
Romafaschifo è apparso sul web nel 2008 e ha pure un motto: “Chi ha ridotto così la città più bella del mondo?”. Il nome lo ha inventato Massimiliano Tonelli che è uno dei fondatori e degli agitatori. «Ma appunto uno e non il solo». In quanti siete? «Circa dieci ma, ancora oggi, non tutti ci conosciamo. Alcuni non li ho mai visti. Con altri comunico solo attraverso mail». A Roma, il blog condiziona la politica, ha provocato dimissioni ed è più letto dei quotidiani. «Di sicuro è più veloce dei quotidiani ed è finito per essere ritenuto più autorevole. Ne ha surrogato l’assenza o forse la scarsa presenza». E però, anche Tonelli è un giornalista. «Ma non ho mai voluto iscrivermi all’Ordine».
Anche questa è una forma di protesta? «Semplicemente non ho mai sentito il bisogno». Tonelli dirige un giornale apprezzato ed elegante che si occupa di arte e che si chiama Artribune. «E prima ancora ne ho fondato un altro che si chiama Exibart. Sono anche responsabile dei contenuti digitali del Gambero Rosso e, a Milano, insegno Arte e turismo all’università Iulm. Sono questi i miei veri lavori e non certo fare il curatore di Romafaschifo».
Oggi è però conosciuto per questo blog che paragona Roma a Pristina, Durazzo, Calcutta, Beirut, Accattolandia… «Qui sono saltate pure le metafore. Romafaschifo è un blog che non esiste in nessuna altra grande città del mondo ed è l’unica novità che ha prodotto il declino». Tonelli dice di essersi accorto che Roma facesse schifo solo perché da Roma se ne era andato e ci è ritornato. «Nel 2007. Prima ho studiato comunicazione all’università di Siena. Se non l’avessi lasciata, probabilmente mi sarei assuefatto e reso complice. Roma è una città che avvolge. È una città puttana». Romano? «Ci sono nato. Oggi abito all’Esquilino. Sono sposato. E ho una figlia».
Tonelli è invece figlio di un funzionario di banca e di un’impiegata delle ferrovie. «Anche io, in passato, ho lavorato in banca e ho provato a partecipare a un concorso da vigile urbano». Gli stessi che sul blog inseguite e fischiate. «Insieme ai graffitari, ai bancarellari, ai centurioni, agli ambulanti, ai tassinari. E ciò nonostante tutti ci leggono e ci consultano». Anche il New York Times. «Ma ci chiamano pure testate indiane. Roma è una ferita transnazionale». Romafaschifo non ha una redazione fisica. «E dunque delle redazioni non ha neppure i costi». Ma accettate e chiedete delle donazioni. «Solo per fare fronte alle querele». Quante? «Non mancano. Circa dieci fino a oggi e nuove sono destinate ad arrivarne». Verificate le notizie che pubblicate? «Certo che le verifichiamo e come tutti i giornali possiamo anche sbagliare, ma più dei giornali sappiamo rettificarci».
Ma sono molti i contenuti anonimi e non firmati. Tra questi c’è il post del 25 agosto, “La giustissima operazione di piazza Indipendenza e voi morti di perbenismo”, in cui veniva difesa l’operazione di sgombero del palazzo di via Curtatone. «Si tratta del post più letto di sempre. Oltre 300 mila letture». Ma non è firmato. «A Roma l’anonimato si è reso necessario. È citta di mafia anche se i giudici non l’hanno ritenuta tale. Oggi, l’anonimato è una forma di protezione sia dalle accuse di collusione sia dalle minacce di bastonate». Tonelli è stato minacciato più volte e il suo numero di telefono pubblicato e affisso sui muri. «Si sono inventati dei falsi manifesti politici in cui venivo raffigurato come candidato sindaco. Non ho mai capito se siano stati i centri sociali che sul blog definiamo “squadristi” o quelli di Casa Pound che abbiamo chiamato “pezzi di merda”». Casa Pound ha querelato Tonelli. «E purtroppo sono stato condannato a risarcirli». Di chi era il post? «Era sul blog e quindi ho scelto di metterci la faccia». Insomma, di chi sono le foto, i video, i titoli, le parole? «I titoli vengono fatti dai fondatori mentre le foto sono materiale pregiatissimo prodotto da quasi 50 reporter che lavorano tutto il giorno». Giornalisti? «Tutt’altro. È foto e video giornalismo spontaneo. E gratuito».
A Romafaschifo arrivano infatti quasi 30 segnalazioni al giorno e migliaia di documenti. Sono foto di abusivismo, borseggi, accattonaggio, devastazione edilizia, di umanità scalcinata e selvaggia. Di Romafaschifo erano le immagini del 2013 dei maiali che grufolavano a Boccea. E poi di ratti, cinghiali; in pratica di quella fauna che si aggira tra gli sfaceli. «Le foto dei maiali furono scattati da una madre che accompagnava i figli a scuola. Ripresi con un semplice telefonino. Fecero il giro di tutte le televisioni e provocarono le dimissioni dei vertici di Ama». E sempre di Romafaschifo era il video dell’uomo e della donna che si accoppiavano sotto gli occhi dei passanti di Via Curtatone ben prima che la polizia, in quella via, sgomberasse e scoperchiasse il palazzo e il suo sottosuolo.
Il blog è infatti nato soprattutto come fotocronaca. «E germina da altri blog ognuno ispirato e impegnato su temi specifici. Cartellopoli, ad esempio, era il blog che si occupava del fenomeno delle affissioni abusive. E poi altri blog costruiti per parlare di mobilità sostenibile e arredo urbano». Sono tutti slanci e pensieri del M5s. «Non c’è dubbio che Romafaschifo sia stata una piattaforma grillina. Forse, è la vera piattaforma grillina. Il problema non sono loro ma il loro fallimento. A Roma si presentavano come rivoluzionari ma amministrano come Sbardella». Insieme a Grillo condividete anche la lingua. Il codice di Romafaschifo è infatti isterico, avvelenato e scomposto. «Ci piace essere stronzetti e antipatici».
Questi sono solo alcuni titoli presi a caso dal blog: “Fermiamo questi bastardi”, “Gesù, la piazza è intestata a te: fulminali”, “Cacare a via del Corso”, “Parapedonale o parculi”; “Diventiamo terroristi antidegrado”; “Quel monnezzaio di via Giulia”; “Attaccati al tram”. Irriferibili sono invece i commenti che come sempre accade sul web sono più sconci di quelli che si leggevano nelle latrine. Tonelli dice che impossibile sarebbe censurarli. «Non basterebbe il tempo e non ci sarebbero gli uomini per farlo. Ma il più delle volte agisce una sorta di ecologia del web. A censurare l’eccesso di bile di un utente sono i messaggi di altri cinque».
Ciò non toglie che sul vostro blog, insieme a Roma, è degradata anche l’opinione. «Ma i post si sono evoluti. Oggi c’è spazio per i ragionamenti e oltre ai problemi ci sono sempre le possibili soluzioni. Chi naviga sul blog troverebbe confronti con altre città straniere. Sono invece d’accordo che a Roma oggi ci sia sicuramente un eccesso di scrittura. Ma è una scrittura che serve a scaricare una frustrazione. A Roma oggi si scrive come terapia>. La sensazione è che pure questo blog, insieme, all’amministrazione è forse scappato dalle mani. «Probabile, ma oggi tutti i media quando parlano di Roma lo fanno alla Romafaschifo». Il fumettista Zerocalcare ha dichiarato che i guasti di Roma sono bacheche come Romafaschifo. Vi ha perfino dedicato una striscia contro sulle pagine di Repubblica. «E invece io credo che tra i guasti di Roma ci sia proprio la sinistra alla Zerocalcare. Roma ha iniziato a fare schifo già con la giunta di Walter Veltroni ma nessuno la raccontava perché coperta dalla narrazione di una città che si propagandava città di cultura».
Molti sostengono che siate di destra. «Ma quelli di destra sostengono che siamo di sinistra». E invece? «E invece a Roma i centri sociali sono squadristi e i fascisti sono comunisti. È la Roma della ferocia e delle occupazioni di case abusive dove a vincere non è più il debole ma il più furbo e il più dritto». Tonelli sostiene la necessità di un commissariamento della Capitale per dodici anni. «Sembrava una provocazione. Oggi lo scrive anche il Corriere della Sera con il giurista Sabino Cassese». Anche Cassese è in pratica un lettore di Romafaschifo? «Forse è la dimostrazione che a Roma il solo pensatoio è Romafaschifo». Chiedete il commissariamento che è però una vecchia scorciatoia italiana, una sorta di Va’ Pensiero per allontanare le responsabilità. «E chiediamo pure le leggi speciali. Roma si può salvare solo con un commissario o un pazzo. Meglio se con un commissario pazzo». In breve, un medico. Non vi è bastato Ignazio Marino? «Quella è stata un’amministrazione caricaturale. Il paradosso è che alla fine anche noi siamo stati costretti a difenderlo dopo averlo attaccato». Romafaschifo rischia di avere un grande futuro? «È diventato un vero e proprio marchio, un brand. E pensare che noi ci eravamo presentati così…». Come? «“Un blog che speriamo di chiudere presto…”».