Rosatellum bis: tutte le ombre sulla legge elettorale
L'incognita della questione di fiducia su un testo che suscita molte perplessità tecniche ed etiche
Si potrebbe votare il 4 marzo. È questa la data che circola negli ambienti di palazzo per le possibili elezioni del 2018 che tenga insieme le politiche e le regionali di Lombardia, Lazio e Molise. Però la legge elettorale ancora non c'è e anche laddove il Rosatellum bis passasse indenne l'esame parlamentare, l'esito delle elezioni rimane tutt'altro che scontato.
E con il Rosatellum anche Renzi mette fine al suo mantra degli esordi: "faremo una legge elettorale che consenta la sera stessa delle elezioni di sapere chi ha vinto". Rottamato dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha amputato l'Italicum, il Pd insieme a Forza Italia, Ap e Lega si prepara a votare una legge che consegnerà alla prossima legislatura un lungo periodo di instabilità.
Rosatellum alla prova dell'Aula
Iniziano dunque oggi alla Camera dei deputati le votazioni per il nuovo sistema elettorale. Sulla discussione pesano 200 emendamenti, di cui 90 da sottoporre a voto segreto. Intanto il Consiglio dei Ministri ha deciso di porre il voto di fiducia come avvenne per l'Italicum suscitando le proteste delle opposizioni disposte in alcuni casi a votare la legge (come FI e Lega) ma non la fiducia: del resto i numeri alla Camera ci sono e la legge elettorale è materia parlamentare e non dell’esecutivo.
Le regole che ancora mancano
Se nel 2013 la legislatura era iniziata con l'intento di mandare in soffitta il Porcellumè quanto meno paradossale che a poche settimane dalle elezioni si stia ancora cercando di scrivere le regole del gioco, con una forte tendenza a sfruttare una posizione di forza per alterarlo.
Su questo punto si è infuriato il grillino Alessandro Di Battista nel corso della trasmissione In mezz'ora dove ha affermato: "Visto che noi non facciamo alleanze, hanno fatto una legge elettorale che premia le coalizioni contro il Movimento 5 Stelle. Per me questo è un colpo di Stato istituzionale" augurandosi infine che il Capo dello Stato non la firmi. Dello stesso avviso, anche se con toni più pacati, è il Professore Gustavo Zagrebelsky attivissimo promotore dei comitati per il No al referendum costituzionale.
L'ex presidente della Corte Costituzionale ha giudicato questo atteggiamento dell'ultima ora come un "regolamento di conti tra i partiti, mentre i cittadini vengono utilizzati come pedine" e in una recente intervista ha ricordato il codice di condotta del Consiglio d'Europa del 2003, richiamato da una sentenza della Corte di Strasburgo, che dice che un anno prima delle elezioni non si devono fare le leggi elettorali. Una norma di buon senso a tutela del sistema istituzionale e degli elettori.
Il ruolo della Corte Costituzionale
Inoltre, approvare una legge elettorale a poche settimane dal voto vuol dire ostacolare di fatto un intervento della Corte Costituzionale, replicando lo stesso risultato avuto nel 2013 quando a Camere elette la Corte dichiarò incostituzionale la legge Calderoli, lasciando in carica i parlamentari eletti. Riscrivere le regole del gioco a poche ore dalla partita consente al più forte di fare il proprio interesse e di neutralizzare il potere dell'arbitro che non ha il tempo di attivarsi a garanzia della correttezza del gioco. E anche chi come Valerio Onida è più ottimista sulle sorti del Rosatellum, non manca di sottolineare che si tratta di una legge contraddittoria perché non si può votare con una sola scheda un sistema misto fatto di maggioritario e proporzionale.
Per saperne di più
E' un regolamento di conti tra i partiti, mentre i cittadini vengono utilizzati come pedine