Allarme peste suina in Basilicata
Nel racconto di un allevatore ed agricoltore la paura e le difficoltà dell'oggi. Ma le istituzioni stanno intervenendo
Dopo aver individuato due focolai di peste suina africana nei suini domestici e diversi casi nella Regione Calabria e Campania è aumentata l’attività di contrasto alla malattia attraverso l’istituzione delle zone infette. Tra gli agricoltori in allarme per il propagarsi del virus c’è un giovane. I suoi occhi scuri esprimono la forza della terra, le sue parole parlano dei sacrifici fatti per raggiungere il traguardo di una laurea in agraria. Si chiama Giura Michele il paladino degli agricoltori del Sud. E le sue preoccupazioni sono raccolte in una conversazione casuale, ma non banale e soprattutto piena di concretezza e realtà.
“Noi agricoltori di Albano di Lucania, in Basilicata, siamo distanti circa 125 chilometri dalla zona che hanno dichiarato essere infetta in Basilicata. Comunque, temiamo che il virus possa essere propagato anche da chi, per esempio fa trekking. I nostri allevamenti sono la nostra vita, ma lo sono anche le attività turistiche in cui abbiamo investito i nostri soldi. La peste suina africana si sta diffondendo e per logica, credo che se arrivasse anche da noi… probabilmente andrebbero bloccate anche le attività negli agriturismi. Certo, siamo soddisfatti dell’immediato intervento della Regione Basilicata e di tutti gli organismi stanno collaborando per evitare il peggio, ma la paura rimane e va gestita. So che hanno limitato la zona di estensione della malattia attraverso la cooperazione delle strutture regionali con i gruppi di intervento sulle aree di confine con la zona del Cilento. Questo, per noi è fondamentale”.
Il recente ritrovamento di carcasse di cinghiali in Campania, nelle aree di Serre e Montesano sulla Marcellana, ha spinto la Commissione europea a fronteggiare l’epidemia innalzando i livelli di sicurezza attraverso l’istituzione di zone infette. Per questa ragione, i cinque Comuni lucani di Grumento Nova, Lagonegro, Moliterno, Paterno e Tramutola, limitrofi all’area campana del Cilento in cui sono state ritrovate le carcasse di ungulati selvatici, sono rientrati nella zona infetta e hanno intensificato una serie di controlli per arginare l’eventuale diffusione del virus.
La peste africana riguarda soltanto i suini, quindi: cinghiali e le sue forme domestiche (maiali), facocero, potamocero, babirussa e ilocero e si propaga velocemente tra gli animali. Ad oggi, nelle zone infette, è stato inibito lo spostamento degli animali dalla stalletto ai pascoli e sono state intensificate le attività di ricerca e controllo di carcasse di cinghiali. I veterinari eseguiranno controlli mirati alla ricerca del virus all’interno degli allevamenti. E mentre gli agricoltori del Sud temono per la sopravvivenza dei loro allevamenti, oggi è arrivato in Basilicata il Commissario straordinario alla peste suina africana, Vincenzo Caputo, che già a fine maggio aveva chiesto a Campania, Calabria e Basilicata di attivare misure di contrasto per evitare la diffusione della peste suina africana.