Case meno calde un bene per la salute? Non per tutti
L'abbassamento dei termostati di alcuni gradi previsti dalle regole contro il caro gas secondo alcuni ci renderanno più forti davanti alle malattie invernali come l'influenza. Per gli esperti in realtà sono più gli svantaggi che i vantaggi
L’inverno sta arrivando, e quest’anno la frase non riporta alla mente (solo) il celeberrimo claim di Game of Thrones, ma il ricordo - anche solo attraverso il racconto di nonni e genitori- di decenni passati, quando il freddo era il grande nemico da combattere, per mantenersi in salute e giungere tranquillamente alla primavera, in anni difficili e austeri.
E se una certa narrazione “buonista” sta cercando di far passare il messaggio che abbassare i riscaldamenti ci farà bene, perché rivitalizzerà il nostro corpo, ci farà muovere di più con tutti i benefici che ne conseguiranno, e quindi ben venga risparmiare su caldaie, stufe e pompe di calore così il prossimo aprile staremo tutti meglio, la realtà non è proprio così rosea: “Se è vero che, quantomeno per la popolazione generale, in salute, passare da 20 a 19 gradi in casa non si rivelerà un problema insormontabile” spiega Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi “Le cose cambiano per anziani e fragili, soprattutto per chi sarà costretto, causa crisi energetica, ad abbassare le caldaie molto più di un grado, o a non accenderle proprio. Il freddo notevole, infatti, comporta una vasocostrizione periferica e quindi un aumento di circolo nel tentativo di aumentare la produzione di calore interno. Aumentano quindi pressione arteriosa e frequenza cardiaca, e il cuore si affatica”.
I RISCHI PER IL CUORE
In una popolazione anziana come quella italiana e in Paese dove ogni anno muoiono circa 240.000 persone per malattie cardiache e più di 7,5 milioni di individui sono coinvolte in problemi inerenti l’apparato cardiovascolare, non è certo uno scenario confortante: “Il freddo può sicuramente causare alcuni problemi, anche se eviterei l’eccessivo allarmismo” spiega il dottor Domenico Pitruzzello, cardiologo “Il meccanismo più evidente è proprio quello sul tono vascolare periferico, che risente delle variazioni di temperatura. Gli ipertesi che fanno una cura farmacologica, infatti, devono spesso ridurre i dosaggi dei farmaci in estate e aumentarli in inverno: anche se questo non succede a tutti i pazienti, e gli studi tendono ultimamente a sottovalutare l’importanza delle temperature nel bilanciamento delle terapie, noi clinici nella vita di tutti i giorni, visitando i pazienti, ci accorgiamo che invece accade. A me capita di dover addirittura dimezzare i dosaggi dei pazienti nella stagione calda e raddoppiarli in quella invernale. Quindi un freddo più intenso e con una durata maggiore può sicuramente influire sul benessere del cuore e i pazienti possono necessitare di aggiustamenti della terapia”.
Il consiglio è quindi quello di intensificare i controlli della pressione e usare una maggior prudenza nella vita di tutti i giorni: “Esattamente. Ricordiamo anche che il freddo –assieme a una serie di altre concause- è anche uno degli elementi scatenanti dell’angina, assieme a stress, dieta ricca di grassi e sforzi fisici. Ricordo una meravigliosa illustrazione di Frank Netter (illustratore nato ai primi del Novecento, chiamato “il Michelangelo della medicina” per i suoi lavori sull’anatomia, ndr)che mostrava un uomo di una certa età che usciva da un ristorante con una valigia pesante, in mezzo alla neve: e si portava la mano al petto. Ecco, riassume perfettamente il rischio di avere un infarto o un attacco di angina affaticando il cuore con temperature basse, pasti pesanti e affaticamento. Occorre moderazione, in inverno ancora di più che nelle altre stagioni”.
GLI IMPATTI SU RSA E STRUTTURE DI CURA
Problemi e incubi che sembravano lontani nel tempo: e invece, il freddo del prossimo inverno, che già si preannuncia importante, continuo e pungente, è la realtà dei nostri giorni, figlia della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina e allo spaventoso aumento dei costi dell’energia e delle materie prime: “A cascata, questo problema impatterà, temo, soprattutto sul benessere nelle RSA e nelle strutture assistenziali” continua Fabrizio Pregliasco. “Mantenere una temperatura idonea costerà moltissimo e inevitabilmente questo si ripercuoterà anche sulle rette. Ma considerando che il benessere termico è collegato alla temperatura, all’umidità e alla ventilazione –perché ovviamente con la ventilazione ci si raffredda di più e l’umidità fa percepire di più la sensazione di freddo e aumenta il fastidio per l’organismo- garantire un calore adeguato ad anziani e fragili è fondamentale se non vogliamo andare incontro a problemi importanti. Se non si riscalda abbastanza l’ambiente, l’umidità favorisce anche l’insorgenza di muffe e batteri e quindi ci costringe a vivere in un ambiente non salubre”.
Inoltre, la sensazione di freddo spinge le persone fragili a muoversi meno. E anche questo è un problema da non sottovalutare: “Anzi, forse questa è proprio la cosa che mi preoccupa di più” spiega ancora il professor Pregliasco. “Perché l’eccessivo freddo instaura un vero e proprio cortocircuito, molto significativo, che può portare a ipotermia e inedia. Il tutto aggravato dal fatto, peraltro, che sarà un inverno difficile anche per l’influenza”.
L’MPORTANZA DI VACCINAZIONE INFLUENZALE E CONTRO COVID-19
Influenza che nell’inverno australe ha già fatto sentire la sua voce, negli scorsi mesi: in Australia quella del 2022 è stata la peggiore degli ultimi 5 anni, e tutto fa presagire che lo sarà anche alle nostre latitudini. Anche considerando il fatto che usciamo da quasi 3 anni di pandemia da Covid-19 durante la quale –grazie anche all’uso generalizzato delle mascherine- i virus influenzali non hanno colpito duramente come gli anni precedenti: “Indubbiamente avremo una stagione influenzale forte e impattante” continua il professore “Anche perché il freddo blocca il meccanismo della “clearance mucociliare”, cioè il procedimento grazie al quale le cellule cigliate che si trovano nella trachea riescono a spostare verso l’esterno il muco, le polveri e i microrganismi, proteggendo le vie respiratorie come se fossero una specie di vernice protettiva. Con il freddo, appunto, queste cellule funzionano molto meno, e più ore si passano con temperature non confortevoli, peggio è”.
Per questo l’appello della comunità scientifica è quello di procedere al più presto alla vaccinazione antinfluenzale, che può essere –anzi è consigliato farlo- somministrata assieme al booster contro il Covid-19: “Unificare la vaccinazione influenzale con il richiamo contro il covid è una possibilità molto importante” conclude Pregliasco “Si può assolutamente fare nella stessa seduta in due punti diversi, non c’è alcuna interferenza e anzi, fare la vaccinazione antinfluenzale comunque aumenta la capacità protettiva contro tutte le infezioni e quindi anche contro lo stesso Covid”.