Nel pieno della crisi globale legata al coronavirus, il mondo intero si interroga su quanto bisognerà attendere per il vaccino. Tendenzialmente gli esperti parlano di tempi relativamente lunghi. E anche il Ministero della Salute italiano sostiene che difficilmente potrà essere disponibile prima di dodici o diciotto mesi. Gli scienziati di tutto il mondo sono comunque al lavoro. E, in alcune aree, si attendono interessanti novità.
È innanzitutto il caso di Israele, dove un vaccino potrebbe essere pronto nel giro di poche settimane. A riportare la notizia, è stato a fine febbraio il Jerusalem Post. Secondo il ministro della Scienza e della Tecnologia israeliano Ofir Akunis, il Galilee Research Institute (Migal) potrebbe riuscire a conseguire il traguardo nel giro di una manciata di settimane, per rendere disponibile il siero addirittura entro novanta giorni. Nel dettaglio, Chen Katz, leader del gruppo biotecnologico del Migal, ha dichiarato che «il vaccino si basa su un nuovo sistema che permette di far passare la proteina in grado di scatenare la risposta immunitaria (antigene virale) nei tessuti delle mucose». Inglobando l’antigene, le cellule stimolerebbero la formazione di anticorpi contro il virus. Akunis ha affermato di aver incaricato il direttore generale del suo ministero di accelerare tutti i processi di approvazione: l’obiettivo sarebbe infatti quello di portare eventualmente sul mercato il vaccino nel più breve tempo possibile.
Anche la Cina, dal canto suo, è al lavoro per cercare una soluzione. Negli ultimi giorni, il Dragone ha reso noto di voler rendere disponibili – per emergenze e ricerca – i primi vaccini contro il coronavirus: ne ha parlato il direttore del Centro per lo sviluppo della scienza e della tecnologia della Commissione sanitaria nazionale, Zheng Zhongwei. «Il nostro obiettivo», ha affermato, «è fare in modo che il vaccino contro il coronavirus possa essere usato il prima possibile”. Lo scienziato ha poi aggiunto che molti vaccini risulterebbero in fase di test sugli animali, precisando inoltre che “tutte le istituzioni della ricerca hanno lavorato insieme per far avanzare il lavoro senza badare ai costi». In tutto questo, secondo quanto riportato pochi giorni fa dal Daily Express, l’epidemiologa e maggiore generale dell’esercito cinese (nota per le sue battaglie contro Sars ed Ebola), Chen Wei, si sarebbe fatta iniettare (insieme ad altri sei membri della sua squadra) un vaccino non ancora completamente testato sugli animali. «Dobbiamo impegnarci per portare il vaccino su cui stiamo lavorando alla sperimentazione clinica e all’applicazione, fornendo un forte supporto tecnico per vincere questa battaglia», ha dichiarato alla televisione di Stato cinese.
Gli stessi Stati Uniti si stanno interessando alla questione. Moderna, società biotecnologica del Massachusetts, è risultata la prima azienda americana a preparare un vaccino contro il coronavirus per i test sull’essere umano. In particolare, il suo Ceo, Stephane Bancel, ha affermato che la società renderà disponibile il prodotto allo stesso prezzo di analoghi vaccini già esistenti. Come riportato recentemente da Business Insider, Moderna ha impiegato soltanto 42 giorni tra l’identificazione del coronavirus e la creazione di un vaccino pronto per essere testato sull’uomo. D’altronde, negli Stati Uniti si registra profonda fibrillazione per l’espandersi del contagio. In questo contesto, venerdì scorso il presidente americano, Donald Trump, ha siglato una legge che stanzia 8,3 miliardi di dollari per il contrasto al coronavirus (una cifra considerevolmente superiore ai 2,5 miliardi originariamente chiesti dall’amministrazione statunitense): di questa ingente somma, oltre 3 miliardi saranno diretti alla ricerca vaccinica. «Stiamo andando bene, ma è un problema imprevisto», ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, dopo aver firmato. La Commissione europea ha invece stanziato a questo fine un totale di 47,5 milioni di euro.
Del resto, in questo campo – a livello generale – sono impegnate anche altre società private come Sanofi, Johnson&Johnson. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbero almeno venti i vaccini contro il coronavirus a cui si starebbe lavorando in tutto il mondo.