Cuore e…batticuore. Come vivere meglio e più a lungo
Per Ciro Indolfi, tra i più autorevoli cardiologi interventisti d’Europa, «se le malattie ischemiche del cuore rappresentano la causa di morte numero uno, nell’uomo e nella donna, viene da sé che l’obiettivo ambizioso della medicina futura dovrà essere una vita quanto più libera possibile dalla malattia».
Panorama ha dialogato con il professor Indolfi, scuola napoletana e statunitense, cardiologo interventista, attualmente Professore di Cardiologia presso l’Università della Calabria e presidente della Federazione italiana di cardiologia. Discutendo del suo “Batticuore. Come vivere bene più a lungo” (Rubbettino, 2023), ne è nato un serrato botta e risposta sui temi che più impegnano i ricercatori sulle malattie del muscolo più importante del nostro corpo e che, al tempo stesso, più preoccupano quanti non hanno, evidentemente, un buon rapporto con la salute del nostro corpo. Partendo da una casistica esemplare, il professore Indolfi ha affrontato alcune delle emergenze più importanti legate allo stile di vista, all’alimentazione, alla prevenzione medico-sanitaria, all’attività fisica, senza far mancare il proprio punto di vista sulla “politica sanitaria”, vera forbice ancora troppo divaricata tra il nord e il sud del paese. Ma con sorprese non trascurabili…
Professore Indolfi, da un accademico di fama l’elemento didattico rappresenta il miglior viatico per la prevenzione sanitaria!
«Lo spirito del libro è chiaro e rappresenta la sintesi stessa della mia decennale attività di studio, ricerca, insegnamento, clinica: la conoscenza ci renderà più sani e più longevi. Proprio lungo questa direttrice, nel libro affronto un metodo didattico nuovo che si basa sulla narrazione per sensibilizzare e educare le persone, prima ancora che i pazienti. Ogni capitolo utilizza lo strumento del racconto di singole esperienze che le rende meno eccezionali, più vere e più naturali, dando la misura della malattia nella fisiologia dell’esistere, aiutandoci, nel contempo, a superare quello stato d’animo di rifiuto che considera la malattia un evento eccezionale che mai ci coinvolgerà».
Lei è drastico e non abbiamo motivo di non crederle…
«Perché non avrei dovuto esserlo? Lo affermano gli studi clinici più avanzati, e la letteratura scientifica affermata: le malattie ischemiche del cuore rappresentano la causa di morte numero uno, nell’uomo e nella donna. L’obiettivo ambizioso della medicina futura dovrà essere una vita quanto più libera possibile dalla malattia. Dopo aver curato tantissimi pazienti, mi sono reso conto che la terapia delle malattie, anche quando efficace, deve, paradossalmente, ritenersi una sconfitta. E’ sul versante della prevenzione delle patologie che deve, invece, porsi il vero grande successo della medicina».
Prevenzione, prevenzione e ancora prevenzione…
«Non potrebbe essere diversamente. Molte morti cardiache possono e devono essere evitate, ma, per ottenere questo risultato, la popolazione deve avere la cognizione del proprio stato di salute, dei fattori di rischio, dello stile di vita appropriato, conoscenze di cui sono depositari sostanzialmente i medici. La prevenzione efficace necessita di un cambio di paradigma, nel senso che il cittadino sano e ancora più il paziente devono essere essi stessi consapevoli e responsabili del proprio stato di salute. Un metodo nuovo, non storie e aneddoti, aiuterà a raggiungere gli obiettivi primari per allungare la nostra sopravvivenza».
Prevenzione fa rima con informazione, allora?
«Anche il più accanito fumatore, sedentario, ipercolesterolemico, obeso, iperteso o diabetico cambierebbe il suo stile di vita se debitamente informato sul suo destino. Lo scopo di questo libro è quello di diffondere informazioni e conoscenze per mantenere sano il proprio cuore, vivere meglio e più a lungo».
Professore, nelle pagine si dipanano casi tratti dalla vita quotidiana -di letteratura clinica…- per affrontare in modo esemplare una vasta serie di incidenti di percorso.
«Parto dal caso di Ernesto, giovane 38enne, all’apparenza sano, che invece, una notte, rimane vittima di un arresto cardiaco provocato dalla sindrome di Brugada, una sindrome congenita che può provocare un aumentato rischio di morte improvvisa per un’aritmia cardiaca che può comparire a riposo, durante il sonno. Si è ormai stabilito che tale malattia ha spesso una natura ereditaria e nel caso rappresentato spiego come il defibrillatore rappresenti, oggi, l’unica terapia stabilita per la protezione contro la morte cardiaca improvvisa. Ecco perché lo raccomandiamo per i pazienti con una storia familiare o con una storia di arresto cardiaco».
La prevenzione aleggia in tutte le pagine del suo testo...
«Come nel caso di Pasquale, 55enne bancario, sedentario, fumatore, dedito al cibo e al bere. Con una storia anche in questo caso di ereditarietà cardiaca, gli consigliamo -innanzitutto- di cambiare le abitudini alimentari e di tenere sotto stretto controllo la pressione arteriosa che, quando elevata, diviene un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia coronarica, per lo scompenso cardiaco, la malattia cerebrovascolare, la malattia arteriosa degli arti inferiori, la malattia renale cronica e, infine, la fibrillazione atriale. Sul fumo siamo stati drastici. Un fumatore abituale perderà più di 10 anni di vita!»
A proposito della “nuvola che fa male”…
«Il fumo di sigarette è un grande problema, perché è forse la causa maggiore delle malattie cardiovascolari. Aumenta i trigliceridi, abbassa il colesterolo buono (il famoso Hdl), può provocare trombi all’interno delle arterie, restringimenti delle coronarie e molto altro ancora. Oltre al ben noto rischio di cancro al polmone, riduce anche la libido e le performances sessuali».
E come smettere?
«Lo raccontavo a Francesco, consumatore di un pacchetto di sigarette al giorno: è necessaria una condizione imprescindibile, quella che noi cardiologi e ricercatori sul campo chiamiamo con il latinismo “sine qua non”, cioè la volontà dell’interessato, una forte volontà, senza la quale non si può verificare un evento. Quel paziente voleva smettere, per riuscirvi era necessaria la sua volontà determinata: affrontammo anche il possibile utilizzo della sigaretta elettronica come sostituto, ma anche in questo caso le evidenze scientifiche della Società Europea di Cardiologia non sono certo incoraggianti, perché nonostante non contenga prodotti della combustione e il tabacco è riscaldato e non bruciato, il loro uso deve essere scoraggiato!»
Il libro, come la conversazione con il professore Indolfi, scorre agevole lungo le storie più disparate della vita quotidiana, quei segnali che il nostro corpo invia continuamente quando qualcosa, al suo interno, proprio non va, e occorre prestarvi la massima attenzione perché anche la perdita di pochi minuti può essere fatale. Ecco, allora Giovanni con quel suo macigno sul torace che non si dimentica; Rocco che corre al pronto soccorso per un’emorragia nasale per poi scoprire un importante rialzo pressorio; Michele che durante una partita di tennis avverte un dolore toracico a seguito della quale viene diagnosticata un’ostruzione coronarica, risolta con la tecnica del “palloncino”, ovvero dell’angioplastica coronarica; o come Assunta vittima della “sindrome del cuore infranto”. E così con altre vite e altri casi portati a conoscenza dalla sterminata letteratura scientifica.
Professore, siamo allarmati: i suoi pazienti, alla fine delle storie, raccontano spaccati della nostra stessa vita…
«Per vivere una vita più lunga e più sana è necessario fare una costante manutenzione del nostro corpo. Occorre tenere sotto controllo il peso, eleminare il fumo, essere fisicamente attivi, seguire una dieta sana, controllare la pressione arteriosa, il proprio profilo lipidico (colesterolo, trigliceridi, omocisteina) e la glicemia. Negli Stati Uniti l’American Heart Association ha definito questi elementi come i “Life’s simple 7”, ovvero i sette pilastri della vita, quelle condizioni di base da tenere nella massima considerazione per condurre una vita tranquilla dal punto di vista della propria salute».
In sintesi: lei è un clinico e cattedratico di fama, con centinaia di interventi sul cuore e pubblicazioni scientifiche sull’argomento. Ma deve parlare al cittadino della classica “porta accanto”…
«So bene a cosa vi riferite. Partiamo dal dato confortante che vede l’Italia quinta nazione al mondo per aspettativa di vita con una media di 82,6 anni, con gli uomini che vivono in media 80,5 anni e le donne 84.5, come riporta di recente l’Istat. Alla fine della storia, seguendo semplici regole di manutenzione del nostro corpo, è possibile allungare la vita di un soggetto di mezza età fino a 24 anni per gli uomini e 21 per le donne. Francamente è un’occasione che non si può perdere. Perché non provarci, allora?».