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(Ansa)
Salute

Domande scomode sul Covid-19 - Parte terza

di Francesco Avanzini

All'inizio dell'anno II d.c. (ovvero dopo coronavirus, come grottescamente e simbolicamente un columnist del New York Times ha definito l'attuale disgraziata epoca sembra opportuno stilare una piccola, riassuntiva, guida per tentare di farsi largo nella selva oscura della pandemia.

Le note bibliografiche relative agli articoli citati si possono consultare al seguente link: https://www.provitaefamiglia.it/blog/francesco-avanzini-storia-di-un-virus-note-bibliografiche

La malattia e le armi anti-Corona

Prima di entrare in farmacia per scegliere le armi giuste per combattere l'infezione virale, vanno precisati alcuni punti che riguardano l'andamento clinico della malattia. È da questa considerazione che si può forse e in parte capire cosa è andato storto in Italia, la nazione che ha avuto il maggior numero di morti da o con Coronavirus.

Il National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come pure le autorità cinesi hanno decretato che la malattia evolve in 3 fasi e prevede 5 stadi. Anche il Ministero della Salute italiano ha recepito questa classificazione.

Fase I caratterizzata da malessere, febbre e tosse secca, è causata dall'attacco del virus che si lega all'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (ACE2), enzima che si trova anche sull' epitelio polmonare, che regola la pressione del sangue a livello generale e protegge i polmoni da danni dovuti a infezioni o infiammazioni. Generalmente il sistema immunitario è in grado di debellare la malattia in questa fase.

Fase 2 caratterizzata dall'insorgenza della polmonite interstiziale che può arrivare a causare insufficienza respiratoria.

Fase 3 è la fase della sindrome da distress acuto respiratorio, dovuta a una tempesta di citochine, molecole proteiche che normalmente attivano le difese immunitarie ma che in certe condizioni diventano fattore di aggressione. La malattia può poi complicarsi con la coagulazione intravasale disseminata, grave condizione che riempie il microcircolo generale e polmonare di microtrombi che impediscono la circolazione e quindi l'ossigenazione.

Queste gravi manifestazioni si manifestano particolarmente in soggetti ultrasettantenni, in chi soffre di malattie cardio-circolatorie o polmonari come aritmie, insufficienza cardiaca, coronaropatie, diabete mellito, insufficienza renale.

Sulla base di queste tre fasi cliniche della malattia, sia il NIH che l'OMS hanno descritto cinque stadi della malattia:

Stadio 1: infezione asintomatica o pre-sintomatica, con positività al virus e contagiosità.

Stadio 2: malattia lieve con sintomi quali febbre, tosse, alterazione di olfatto e gusto, malessere, cefalea, dolori muscolari.

Stadio 3: malattia moderata con difficoltà respiratoria e evidenza di polmonite agli esami radiologici; la saturazione, l'ossigenazione del sangue è maggiore o uguale a 94%.

Stadio 4: malattia severa: la saturazione è inferiore al 94%.

Stadio 5: malattia critica con insufficienza respiratoria, shock settico e/o patologia di vari organi.

È stato accertato e dimostrato che i primi 3 stadi non necessitano di ricovero ospedaliero ma i sintomi, compresa la polmonite, se la saturazione non scende sotto il 94%, possono essere debellati da una appropriata terapia e controllo domiciliari. Invece, particolarmente in Italia, sono state ricoverate migliaia di persone, intasando gli ospedali e esponendo i malati al rischio di infezioni ospedaliere. Ancora più grave è il fatto che, nella prima fase dell'epidemia sono state sconsigliate le autopsie, l'unico atto che la medicina da sempre prevede per accertare la causa di morte. Questo è stato stigmatizzato dai Medici legali italiani. Così sono stati sottoposti a ventilazione polmoni i cui vasi erano chiusi dai microtrombi, non soltanto non giovando all'andamento della malattia ma probabilmente accelerandone l'esito fatale. Dopo le prime autopsie, compiute quasi clandestinamente, si è saputa la causa del danno polmonare e conseguentemente la semplice somministrazione di eparina ha consentito la guarigione di moltissimi pazienti.

E qui veniamo al punto delle cure mediche. Quali istruzioni sono state date?

Alla comparsa dei primi sintomi veniva consigliato e prescritto il paracetamolo (noto con il nome commerciale di Tachipirina), un farmaco antipiretico, che serve cioè ad abbassare la temperatura. Ma è noto che la febbre, fin quando non raggiunge livelli pari o superiori ai 38º C, è il meccanismo messo in atto dall'organismo per attivare le difese contro la malattia. Paracetamolo quindi e non Acido Acetilsalicilico (commercialmente Aspirina), il farmaco ideale per combattere la tempesta di citochine e quindi interrompere la cascata infiammatoria provocata dalla malattia.

E' noto che la idrossiclorochina (nome commerciale Plaquenil) forse più noto come chinino, ha dimostrato una particolare efficacia nel combattere le prime manifestazioni della malattia da Coronavirus, come già si era evidenziato nelle epidemie di Ebola, SARS e MERS. Prova ne sia che la malattia ha avuto un impatto molto limitato nei paesi dove vige la profilassi della malaria. Perché ne è stato proibito l'uso basandosi su sollecitazione dell'OMS e su alcune evidenze contrarie a quanto la letteratura e la pratica medica hanno invece dimostrato? Ricordo qui che lo studio, pubblicato addirittura su The Lancet che ha spinto a questa strana decisione, era talmente pieno di inesattezze e vizi che la prestigiosa rivista è stata costretta a ritirarlo per le numerose proteste di vari scienziati. In Francia il professor Didier Raoult dell'Università di Marsiglia, in Italia il professor Luigi Cavanna, il dottor Paolo Gulisano e altri, hanno adottato, nei primi tre stadi della malattia, lo stesso protocollo con idrossiclorochina, azitromicina (antibiotico molto attivo a livello polmonare) e cortisone, ottenendo la guarigione di pressoché tutti i pazienti trattati. Negli Stati Uniti il professor Vladimir Zelenko, ha adottato il suddetto protocollo su 350 pazienti, con l'aggiunta dello zinco, ottenendone la guarigione. Immediate le polemiche e la messa alla berlina del professore. Ma uno studio scientifico ha confermato i risultati. In realtà la messa al bando dell'idrossiclorochina è partita dalla sua casa madre produttrice, la francese Sanofi. Pare che nella vicenda abbia giocato un grosso ruolo la guerra commerciale con la Gilead Sciences, produttrice del Remdesivir, un farmaco antivirale molto attivo nel combattere l'infezione. L'idrossiclorochina ha infatti il costo irrisorio di 6 Euro e pochi centesimi la scatola. Repubblica Tv posta il 23 dicembre scorso un video sulla sua pagina Facebook che mostra l'incendio che ha devastato la SCI Pharmatech, azienda farmaceutica con sede nella città taiwanese di Taoyuan e seconda produttrice al mondo di idrossiclorochina. Un caso?

Da poco tempo è venuto alla luce un fatto importante in tema di terapia anti-Covid. È tutta italiana la scoperta che un farmaco antiparassitario, l'Ivermectina, è in grado di bloccare, non si sa esattamente con quale meccanismo, la proteina virale. Uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori italiani, capitanati da Eloise Mastrangelo e Mario Milani dell'Istituto di Biofisica di Milano (Ibf-Cnr), in collaborazione con il Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologia (Icgeb di Trieste), ha infatti fornito incoraggianti risultati nel trattamento delle polmoniti da SARS-Cov-2 con l'Ivermectina, un antiparassitario dal costo di 12 centesimi a dose, già utilizzato nella cura di alcune gravi malattie tropicali. È augurabile che non si ripeta il caso della Idrossiclorochina.

È doveroso infine fare un accenno alla plasmaterapia, sperimentata con grande successo dal professor Giuseppe De Donno, direttore del reparto di pneumologia dell'ospedale "Carlo Poma" di Mantova. Trasfondendo plasma iperimmune, cioè ricco di anticorpi, prelevato da soggetti guariti dall'infezione da Coronavirus, ha debellato la malattia in 48 individui, mentre sono stati registrati solo 3 decessi. La terapia ha il costo irrisorio di 80-100 Euro ma non si è assistito a grande entusiasmo né dell'ambiente medico, né tantomeno dei media per il successo di una terapia semplice e ampiamente sperimentata in molte malattie.

In definitiva quindi ciò che è risultato vincente ma che purtroppo non è stato raccomandato, è stato rispettare l'andamento delle fasi e degli stadi della malattia, adottare provvedimenti di prevenzione e terapia conseguenti e conformi, ospedalizzare solo gli ultimi due stadi della malattia e cercare di trattare a domicilio i primi tre stadi, rinforzare le difese immunitarie, combattere la deplezione di vitamina D negli anziani, evitare l'isolamento eccessivo, specie per l'età infantile e anziana e, per chi crede, il conforto della preghiera e dei sacramenti che sono stati purtroppo sospesi.

info: provitaefamiglia.it

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Andrea Soglio