Il medico dei numeri del Covid-19
Spopolano sui social i grafici del Dott. Paolo Spada, chirurgo di un ospedale di Milano che raccontano l'andamento reale dell'epidemia
L'appuntamento giornaliero virtuale sulla sua bacheca Facebook è ormai un'abitudine consolidata. Perché alla forza dei dati, il dottor Paolo Spada, chirurgo vascolare all'Istituto Humanitas di Milano, affianca la sua competenza da medico e una grande pazienza e affabilità grazie alla quale risponde ai quesiti delle persone, le incoraggia, spesso le conforta.
Il grafico della curva di crescita del Covid-19 in ItaliaDott. Paolo Spada - facebook
Ogni sera, il dottor Spada elabora i dati della diffusione del Covid-19. Nuovi contagi, ricoveri, curve di crescita nazionali e divisi regione per regione, in un lavoro certosino che fa impallidire anche le ricerche e le comunicazioni degli enti deputati. Il dottor Spada non è un influencer, ma questi dati – ricchissimi appunto anche di messaggi di incoraggiamento e di supporto- li pubblica sul suo profilo Facebook, dove vengono condivisi ogni giorno da centinaia e centinaia di persone. E' ormai un punto di riferimento, e negli ambienti medici milanesi i suoi "numeri" sono attesissimi.
Dottor Spada, come è nata l'idea di realizzare questi grafici giornalieri?
Questo "lavoro" è nato dal bisogno, innanzitutto personale, di capire qualcosa di più della diffusione del virus e della portata dei contagi. Da medico, ma anche e soprattutto da cittadino. E ho notato che questo bisogno era largamente diffuso. Inoltre, forte della mia esperienza in ambito informatico, e in particolare sugli algoritmi (il dottor Spada ha pochi anni fa avviato una start up innovativa, EVARplanning, per la pianificazione degli impianti aortici che ha vinto nel 2016 il premio Bio Upper, ndr) ho pensato di applicarmi a questi calcoli proprio per rendere un servizio a me stesso e a tutti coloro che ne potessero avere bisogno.
I numeri che ogni giorno vengono illustrati in conferenza stampa dalla Protezione civile non sono sufficienti, a suo avviso?
Trovo che quei numeri siano vuoti, aridi. O vengono messi in prospettiva e contestualizzati, oppure l'effetto che si ottiene è quello di brancolare nel buio. Inoltre, sappiamo che i contagi sono sottostimati, e quindi se aggiungiamo al fatto che comunque stiamo lavorando su un campione astratto, l'ulteriore fatto che non si riesce a dare una dimensione nel tempo, aumenta l'incertezza.
I grafici sul Covid-19 del Dott. Paolo SpadaDott. Paolo Spada - facebook
Quindi, lei che procedura ha seguito?
Quello che ho fatto io è stato molto semplice: non potevo lavorare su modelli matematici da epidemiologo, perché non lo sono, io sono un chirurgo. Ho invece lavorato con l'unica analogia che abbiamo a disposizione, cioè quella cinese. I dati cinesi, facilmente recuperabili (almeno quelli ufficiali) erano particolarmente interessanti, nel nostro caso, grazie anche alla similitudine di numeri tra la città di Wuhan e la Lombardia (11 milioni di abitanti) e la regione dell'Hubei con l'Italia (60 milioni di abitanti). Certo, poi loro hanno un miliardo e 400 milioni di persone che sono andati avanti a foraggiarli con la filiera, e questo è il motivo per cui il nostro blocco non è stato efficace e totale come da loro. Io sono partito da quella analogia, e forte della mia esperienza di costruzione di algoritmi applicati alla medicina, ho iniziato a disegnare una serie di algoritmi che popolano una previsione, sulla base dell'andamento dell'epidemia cinese.
I risultati sono stati all'altezza delle sue aspettative, in termini di credibilità?
Sì. All'inizio i miei grafici sono stati sorprendentemente uguali, giorno dopo giorno, a quelli cinesi. In alcuni giorni proprio perfettamente sovrapponibili. Quindi mi sono rassicurato sulla bontà del metodo. Poi le cose qui in Italia sono andate diversamente, ho iniziato a vedere differenze sensibili e ho cominciato a inserire delle altre variabili, dei coefficienti di attenuazione, di ritardo. Ma il procedere dell'epidemia rispetta comunque le previsioni degli algoritmi.
I suoi post serali con i dati, su Facebook sono attesissimi. Raggiunge anche mille condivisioni, le persone (molti sono medici) le fanno tante domande. Forse il fatto di essere un medico accentua l'apprezzamento per questo lavoro di previsioni e approfondimento?
Sicuramente sì. Certo, bisogna andarci cauti –il medico non è un tuttologo- e infatti la stragrande maggioranza dei dati che condivido sono, né più né meno, i numeri che dirama il Ministero, semplicemente più intellegibili e contestualizzati. Quel poco in più che faccio, cioè le proiezioni nel tempo, sono un piccolo azzardo che si modifica giorno dopo giorno ma che sta dimostrando di essere abbastanza fedele a ciò che succede. Ma che non vuole sostituirsi al lavoro degli epidemiologi o dei matematici, che sono certamente più centrati e qualificati per farlo. Ma c'è una forza comunicativa che non tralascerei. Molti oggi si affidano ai medici, e questo ci ha permesso si acquisire più autorevolezza. Io sono contento di essere utile, anche in questo piccolo lavoro che porto avanti.
Sente molto l'affetto della gente, la preoccupazione, la speranza?
Tantissimo. Oltre ai commenti che chiunque può leggere sotto i post, perché sono tutti pubblici, tantissimi mi scrivono in privato. Le persone sono disorientate, confuse, hanno bisogno di riferimenti certi e di persone che sappiano anche incoraggiare. Mi chiedono proiezioni su singole città, sui propri territori. E' un momento molto difficile, ma cerco di essere sempre positivo.
Lei spiega anche il fatto che i numeri ufficiali, che prevedono un azzeramento dei contagi per la metà di maggio siano forse troppo ottimistici. Secondo lei la curva si allungherà. Per quale motivo?
Sì, non faccio speculazioni magiche, ma guardo a ciò che è successo altrove. Dove si è visto chiaramente che mentre la salita dei contagi è rapida, e tutto sommato anche la discesa – una volta passato il momento clou, cioè quello che abbiamo appena superato noi - poi però c'è una fase di "atterraggio" che è molto lento. Per cui per lunghe settimane si naviga sotto i 100 nuovi casi nuovi al giorno, ma portare quel numero a "zero" è davvero molto complesso. E purtroppo se non si arriva a uno "zero" effettivo, consolidato nei giorni, non si potrà annullare la quarantena. Perché diventa estremamente rischioso, e questo sarà certamente il leit-motiv del prossimo mese: vedremo tutti che l'epidemia avrà mollato il suo carico devastante ma non potremo distrarci troppo, perché i rischi saranno troppo alti.