Alzheimer, cervello
(Ansa)
Salute

Una speranza contro l'Alzheimer. EMA approva nuovo farmaco

L'Agenzia regolatoria EMA ha finalmente approvato l'anticorpo monoclonale Lecanemab per il trattamento dell'Alzheimer in fase precoce. E' il primo farmaco a rallentare la malattia

La notizia era attesa da molto tempo, ed è finalmente arrivata. L’EMA, Agenzia europea per il farmaco, ha autorizzato l’uso dell’anticorpo monoclonale lecanemab -che agisce contro la proteina amiloide- per il trattamento della malattia di Alzheimer in fase precoce. E' il primo farmaco che mostra di rallentare la progressione della malattia. Dopo un iniziale parere negativo che aveva non poco preoccupato i neurologi europei -lecanemab infatti è da tempo utilizzato negli Stati Uniti, in UK, Cina e Giappone- l’agenzia ha rivalutato gli studi e ritenuto che i benefici del farmaco superino i rischi, anche se ha limitato la platea di possibili utilizzatori (escludendo i portatori di due copie del gene ApoE4, variante legata a un più alto rischio di sviluppare la malattia) e raccomandato a chi lo assumerà un programma di risonanze magnetiche regolari per monitorare gli effetti collaterali. Lecanemab, infatti, porta con sé un rischio di edema cerebrale ed emorragie: il 22% di chi l’ha assunto, infatti, ha sviluppato sintomi riconducibili a edema cerebrale o micro sanguinamenti. Nella maggior parte dei casi questi effetti collaterali sono stati lievi e senza conseguenze, ma nel 3% il farmaco ha invece causato gravi problemi.

ALZHEIMER IN GRANDE CRESCITA

Anche se, pertanto, non tutti i malati potranno beneficiare del trattamento (che è valido solo nelle fasi iniziali) questa notizia è sicuramente la prima vera luce in fondo al tunnel nella cura della malattia di Alzheimer: in Italia ne soffrono più di 600.000 persone, che in percentuale significa una persona over 50 su cinque.Questi numeri saranno più che triplicati entro il 2050: si calcola infatti che per allora, in Italia, avremo quasi tre milioni di malati di demenze di vario tipo, per una spesa sanitaria diretta e indiretta che oscillerà intorno ai 60 miliardi di euro all’anno. Le dolenti note riguardano i costi del trattamento, perché questi anticorpi monoclonali (in USA è già stato approvato anche il donanemab, che pure agisce sulla proteina amiloide) sono infatti carissimi: per un anno di cura a base di lecanemab si parla di quasi 26.000 dollari. Adesso si tratterà di capire come si muoveranno i vari Paesi europei, e se il farmaco sarà rimborsabile o meno dai sistemi sanitari nazionali. Intanto, però, i neurologi non nascondono la loro grande soddisfazione per una pietra miliare nella cura di una patologia terribile. «L’approvazione di lecanemab da parte dell’EMA segna un momento storico nel trattamento della malattia di Alzheimer» afferma il professor Massimo Filippi, primario dell’Unità di Neurologia, del servizio di Neurofisiologia e dell'Unità di Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e ordinario di Neurologia all’Università Vita-Salute San Raffaele. «Questo farmaco offre una nuova speranza per tutte le persone affette da Alzheimer in fase iniziale, permettendo un intervento che potrebbe modificare l’evoluzione della malattia. È un passo avanti che, come neurologi e ricercatori, accogliamo con profonda soddisfazione».

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Maddalena Bonaccorso