Salvini: un'indagine che è anche un punto a suo favore
L'iniziativa della procura di Agrigento ha finito per favorire il Ministro dell'Interno che oggi continua a salire nei sondaggi
La sensazione è che gli abbiano fatto un favore.
Salvini lo sa e lo dice a chiare lettere in una delle tante interviste rilasciate nelle ore successive alla notizia che lo vede indagato dalla procura di Agrigento per sequestro di persona, abuso di ufficio e arresto illegale.
Sarà un boomerang
"Sarà un boomerang" e il ritorno mediatico e in termini di consensi è già palpabile. C'è un alleato di governo che su questa vicenda si sta sgretolando e una parte di elettori grillini pronti a votare Lega alla prossima occasione.
Salvini continua a scalare la vetta degli indici di popolarità e l'inchiesta giudiziaria rischia di trasformarlo agli occhi dell'opinione pubblica nell'ennesimo martire delle toghe rosse che si sostituiscono alla politica.
Non a caso, il primo sostegno è arrivato dall'ex alleato Silvio Berlusconi che nella sua carriera politica ha avuto più da sudare con i magistrati che con i competitor politici.
Leader indiscusso della "social democrazia"
Anche perchè stavolta di leader da contrapporre a Salvini non se ne vedono, né dentro il governo, né tantomeno fuori.
Il muscolo mostrato via Facebook dal Trentino, mentre a Catania 150 migranti attendevano di sapere che fine avrebbero fatto è stato l'emblema di quanto la social – democrazia (stavolta social sta per "social network") sia in grado di spostare gli equilibri in politica, molto più del dibattito parlamentare.
I magistrati tra gli atti dell'inchiesta hanno anche inserito i tweet lanciati dal Ministro dell'Interno e ora che la pratica è stata trasmessa al Tribunale dei Ministri, Salvini per amplificare il ruolo di martire annuncia di voler rinunciare anche all'immunità per essere processato come un cittadino comune.
Ma riavvolgendo il nastro, si scorgerà l'atteggiamento del nostro vicepremier che fin dalle prime ore, ha cercato l'incidente diplomatico con la magistratura. Nelle prime ore i magistrati di Agrigento avevano aperto un fascicolo contro ignoti, il ministro si è costituito, al pari di un latitante comune, con una diretta Facebook, cambiando il corso alle cose.
Salvini ha insistito quasi a voler replicare quel clima di scontro tra poteri dello stato e uscirne come vittima. Come l'unico rimasto a difendere gli interessi degli italiani, solo contro tutti e tutto.
Questa ondata di solidarietà che è esplosa verso il vicepremier che difende la voglia di cambiamento degli italiani, magari pagando con la galera è la metafora del Robin Hood dei giorni nostri, con la leggera differenza che quello era platealmente un ladro e questo il Ministro dell'Interno che dovrebbe garantire l'ordine pubblico e l'applicazione delle leggi.
Ma il cortocircuito tra il ruolo di segretario di partito e di uomo delle istituzioni prima o poi sarebbe esploso e il caso della nave Diciotti ha dato una mano evidente.
La rotta di Salvini
La rotta intrapresa da Salvini è chiara. Elezioni anticipate e un governo che lo veda premier al cento per cento, senza alcun tipo di surrogato intorno. Quello che ancora non si capisce è se si stia andando verso una “lega a 5 stelle” o alla “Lega di Salvini” che tenga dentro i transfughi di Forza Italia e quella parte di elettorato 5 stelle più vicina al centrodestra.
Tuttavia per Di Maio & C. questo contratto di governo si sta trasformando ogni giorno di più in un giogo tirato da altri.
Con qualche tweet e una diretta Facebook, Salvini oggi appare come il grande risolutore dell'ondata migratoria (che non c'è) che sta colpendo il nostro Paese.
Quella della Diciotti è solo una vittoria mediatica
Inoltre, la soluzione dei 150 richiedenti asilo della Diciotti è nei fatti una vittoria di Pirro. Perchè i 20 destinati all'Albania non possono essere trasferiti, in quanto il Paese non fa parte dell'Unione europea, salvo incorrere nel reato di allontanamento coatto. Pertanto sono tutti destinati nella struttura della Cei “Mondo Migliore” di Rocca di Papa, ad una manciata di chilometri da Roma.
Questi migranti saranno comunque a spese dello Stato italiano. Lo spiega bene in una battuta a la Repubblica, Lorenzo Trucco, dell'associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione "La Cei non è uno Stato sovrano. Questi migranti sono sul territorio italiano. Certo la Chiesa può offrire un'assistenza di tipo privatistico, come è già accaduto per i migranti arrivati con i corridoi umanitari. Ma queste persone restano sul territorio nazionale quindi possono presentare domanda e avere diritto di essere inseriti nel sistema pubblico di protezione, come tutti gli altri richiedenti".
Insomma, a livello sostanziale i migranti sono sbarcati in Italia e secondo il Regolamento di Dublino richiederanno protezione nel nostro Paese, ma a livello mediatico il trucco è riiuscito perfettamente e Salvini vola nei consensi.