Sanità: la riforma costituzionale distruggerebbe le eccellenze regionali
Secondo il docente di Diritto costituzionale Luca Antonini, il centralismo penalizzerà le Regioni virtuose. Ecco perché è importante votare No
La sanità, se passasse la riforma costituzionale, sarà totalmente centralizzata attraverso la clausola di supremazia: in più occasioni il governo ha detto che lo farà per superare la diseguaglianza attuale tra Nord e Sud. È una prospettiva veramente priva di senso.
La sanità italiana, infatti, è seconda al mondo per qualità e undicesima per spesa. Siccome in Italia molte Regioni sono altamente inefficienti (per esempio Campania e Calabria), questo dato di media è permesso dalla straordinaria performance di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. I loro modelli, che sono eccellenze mondiali, con la riforma Renzi verranno distrutti dall'inefficiente centralismo italiano. Il loro punto di forza è infatti una differenziazione calibrata sulle proprie specificità amministrative e culturali: per esempio il modello lombardo (sussidiario) è diversissimo da quello emiliano (dirigistico).
Nella direzione della centralizzazione, peraltro, già a costituzione vigente, pretendeva muoversi la riforma Madia, che centralizzava la nomina dei direttori sanitari: questi sarebbero stati selezionati da una commissione nazionale, traendoli da un albo nazionale, e imposti ai presidenti anche delle Regioni virtuose. Così al Veneto si sarebbero potuti imporre i dirigenti, per esempio della Calabria, dove nel 2008 addirittura tutta la contabilità della sanità risultò completamente inattendibile. Grande rispetto merita quindi il ko della Corte costituzionale a parti della riforma Madia, che peraltro non introduceva, come affermato dalla risentita retorica governativa, la licenziabilità dei dirigenti, già esistente, ma solo un immenso "spoil system", a prescindere dal merito, senza pari in alcun paese occidentale avanzato.
Quanto alla sanità delle Regioni inefficienti, più che il centralismo, l'unico rimedio è il commissariamento. Tuttavia, il governo Renzi ha abrogato la norma che vietava di nominare come commissari i presidenti di Regione (prassi, Antonio Bassolino docet, che ha devastato sia i conti pubblici, sia la qualità della sanità del Sud) e ha nominato commissari, in Campania e Calabria (!), Vincenzo De Luca e Gerardo Oliverio. Con questi esempi si prefigura lo scenario della sanità se vincesse il Sì: il Veneto o l'Emilia Romagna saranno ridotti come la Calabria o la Campania e non viceversa. Altro che eguaglianza! Con un danno enorme per tutti: quelle 250 mila persone che oggi vengono a farsi curare al Nord, rimborsate dal servizio sanitario, non avranno altra alternativa che farsi curare dalla sanità privata a pagamento.
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