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(Ansa)
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Sbarco in Normandia, grido di storia e libertà

Abbiamo il dovere di ricordare e ringraziare chi morì per noi e la nostra democrazia. Ma troppo spesso ce ne dimentichiamo per una inutile ipocrisia

Oggi è il cinque giugno 2024 e all’ora in cui scrivo, ovvero 80 anni e tre ore dopo i primi sbarchi e lanci di soldati alleati in Normandia, erano già stati sacrificati per la libertà dell’Europa 3.500 uomini, che al cronometro sono quasi venti al minuto. Osservate l’orologio e quelli che vi circondano, la gente per la strada, le altre auto o i colleghi, e poi pensate che ogni tre secondi una di loro non ci sia più. Per essere coerenti, nei sei mesi prima dello sbarco sulle coste francesi, ad Anzio ne erano morti 70.000.

Il ringraziamento eterno a tutti loro non deve essere soltanto nel pensiero di quanto fecero, ma anche nel saper celebrare la libertà senza negare la storia, nel mantenere libero un continente come il nostro, che proprio la storia insegna essere stato per secoli alla ricerca di unità, salvo poi fare guerre sanguinose e spezzettarsi in tanti staterelli. Senza i giovani che morirono sulle spiagge della Normandia e senza il sacrificio di 55 milioni di morti (inclusi i civili, 1943-1945), l’Europa sarebbe stata un brutto posto dove nascere e vivere. Per questo rattrista constatare che In nessun altro Paese se non i Italia, i reparti militari con una storia e una tradizione cadono nelle paranoie di sinistra.

Il mancato urlo “Decima” dei militari del Comsubin alla parata del due giugno è stato un monumento di altissima ipocrisia, il risultato della pressione psicologica innescata da chi, purtroppo, della storia ha sempre e soltanto studiato ciò che gli faceva comodo. Forse le persone che vedono fascismo ovunque e comunque si vergognano della storia del nostro Paese, dimenticando che non esiste al mondo una sola nazione – neanche il Vaticano – che nei millenni non abbia vissuto momenti bui. Ma avete mai visto i reparti dei Sas inglesi nascondere i pugnali, oppure gli Specnaz russi rinunciare a loro motto, o ancora i militari francesi nascondere i loro paramenti perché hanno commesso il massacro di Setif e Guelma, nel maggio 1945?

Svilente ignorare che i soldati della Decima, l’8 settembre 1943 non aderirono tutti alla Repubblica di Salò, ignorare che, come tutti gli altri italiani, si divisero. Alcuni commisero anche crimini di guerra ma da ognuna delle parti, altri lottarono contro le pretese titine, altri ancora contro i nazisti collaborando con i partigiani e contribuendo, grazie alla loro preparazione, ad elevare l’efficacia degli attacchi e quindi accrescendo il valore degli atti di resistenza. Ma per saperlo bisogna avere onestà intellettuale e l’umiltà di documentarsi, cosa che manca alle solite comparse televisive dei programmi nei quali si fa del pessimo catechismo sinistrorso. Ieri mattina un aeroplano della compagnia americana Delta Air Lines, un Boeing, ha scaricato all’aeroporto di Deauville, in Normandia, alcune decine di reduci di quel cinque giugno. Sono quasi tutti vicini a festeggiare il secolo di vita, sono seduti su sedie a rotelle, senza più la voce per gridare il loro grido di battaglia. Ma è un grido che per rispetto dobbiamo sentire forte e avere il coraggio di rifare ogni volta che qualcuno ce lo vuole impedire.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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