Lo scandalo della UNRWA dimostra che l'ONU va cambiata. O chiusa
Se invece che aiutare un popolo in difficoltà il personale era in combutta con i terroristi di Hamas significa che a Palazzo di vetro le cose vanno peggio di quanto già si sapesse
Spesso le istituzioni internazionali sono nebulose. Un ammasso di interessi diversi e opachi in cui possono annidarsi influenze ideologiche del tutto opposte ai principi di libertà e democrazia che si propongono di difendere. È il caso dell’ONU e della sua agenzia per i rifugiati e i profughi.
Recentemente diversi paesi occidentali hanno annunciato di aver sospeso i finanziamenti all’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di fornire assistenza umanitaria ai profughi palestinesi, in attesa dei risultati di un’indagine sul presunto ruolo di alcuni suoi dipendenti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre contro i civili israeliani. Le accuse erano state sollevate nei giorni scorsi da alcuni funzionari israeliani.
L’UNRWA è un’organizzazione dalla storia lunga e complicata, e non è la prima volta che le vengono sospesi i finanziamenti. Non è la prima volta che le critiche all’UNRWA portano a interrompere i suoi finanziamenti. Lo avevano fatto gli Stati Uniti nel 2018 quando l’amministrazione di Donald Trump aveva definito l’UNRWA «un’operazione irrimediabilmente imperfetta». Nel 2019 la Svizzera, il Belgio e i Paesi Bassi avevano fatto lo stesso perché un’indagine interna all’agenzia aveva evidenziato casi di cattiva gestione, abuso di autorità ad alti livelli, nepotismo e discriminazioni messe in atto «per guadagno personale, per sopprimere il legittimo dissenso e per raggiungere altrimenti i propri obiettivi individuali». Tutti questi paesi avevano poi deciso di ripristinare i finanziamenti. Ciò fino a quando non sono emersi nuovi elementi, come quelli delle scorse settimane, dove appare evidente che un certo numero di dipendenti dell’agenzia sia connivente con Hamas, distribuendo aiuti e coperture all’organizzazione terroristica, più che un ente neutrale in grado di sostenere i civili di Gaza che sono travolti dalla guerra.
Dall’assistenza ai palestinesi alla collaborazione con Hamas ce ne passa e per questi molti governi occidentali hanno saggiamente deciso di tagliare i finanziamenti. Ma bisogna guardare la luna e non soltanto il dito. Non va dimenticato che esiste una guerra frontale, ma anche una asimmetrica che punta ad entrare nelle istituzioni nemiche e condizionarle. Ciò vale per l’ONU, da sempre priva di una linea chiara e negli ultimi anni colonizzata da istanze anti-occidentali di vario genere, ma anche per istituzioni più domestiche e prestigiose come ad esempio le università.
Negli Stati Uniti sono stati giustamente licenziati i presidi di Harvard e UPenn a causa della loro connivenza con gruppi di studenti anti-semiti e filo-Hamas. In questo processo non c’è soltanto un afflato ideologico e di ingenuità giovanile, ma un piano ben preciso dei nemici dell’Occidente per entrare nelle sue istituzioni e sabotarle da dentro. Infiltrare le università delle élite vuol dire condizionare la classe dirigente americana del presente e del futuro. Per fortuna qualcuno nell’intelligence e tra i finanziatori di Wall Street se ne è accorto spingendo i presidenti alle dimissioni. Ma c’è ancora molto da fare poiché in questo momento tutti i nemici delle liberaldemocrazie sono all’opera e trovano sempre più occidentali disposti a credere alla loro tesi di sabotaggio della nostra civiltà. L’attenzione va tenuta alta e l’ONU ripensata se non forse azzerata.