Sceicco, dopo le Piramidi comprace er Colosseo
Leggere dell'emiro che vuole prendere in affitto i gioielli del Cairo, fa venire in mente Totò che voleva vendere la fontana di Trevi agli americani
E poi dice il tappetaro. Adel Abdel Sattar, segretario generale del Supremo consiglio per i Beni Culturali d’Egitto, nel corso di un’intervista al canale ONTV, ha reso noto di aver ricevuto un’offerta assai singolare: quella di prendere in affitto le vestigia e i monumenti di uno dei patrimoni più stupefacenti al mondo.
Nientemeno che la Valle dei Re, ovvero, le Piramidi, la Sfinge, i templi di Luxor e perfino le assolate sabbie che vanno a sfarinarsi nel limo del suggestivo Nilo.
L’offerta, regolarmente formalizzata da un ricco manager del Golfo, manco a dirlo, è stata fatta recapitare agli uffici del ministero. Si tratta di uno dei dicasteri tra i più delicati dell’amministrazione egiziana visto che quello del flusso turistico è uno dei capitoli chiave dell’economia cairota ma senza scomodare il dibattito, subito sollecitato presso gli intellettuali, a noi italiani che abbiamo una certa pratica l’idea del tappetaro risulta un già visto.
E visto che con questi chiari di luna daremmo volentieri in noleggio il Colosseo (ma lo daremo, sotto forma di sponsor, a Diego Della Valle), trovando anche il modo di riempirlo di leoni e di gladiatori (tutti rigorosamente dotati di braccialetti e foulard, i leoni, in omaggio a Della Valle), non abbiamo neppure necessità di citazioni cinematografiche – prima tra tutte la vendita di Fontana di Trevi, fatta da Totò all’incauto turista americano – perché ci soccorre un breve elenco di fatti ricavati dalla cronaca, come lo stupendo Teatro Greco di Siracusa, una volta richiesto da un assessore regionale per organizzare il rinfresco di un matrimonio di cui era testimone; come la Villa del Casale di Piazza Armerina, eternamente inaugurata, ad ogni cambio di amministrazione per la photo opportunity perché, insomma, l’idea del tappetaro è consustanziale in noi.
Ne viene sempre un’utilità. Come quando dopo il crollo della Chiesa di Noto, gioiello del barocco di Sicilia, alla riunione d’emergenza convocata dal ministero cui parteciparono i meglio cervelli del restauro, dell’Unesco e dell’arte, nel bel mezzo delle consultazione sul da fare, alzò il dito il segretario del sottosegretario, ammirato di cotanto consesso per dire: «Scusate, ho una macchia di umidità, nella mia casa in campagna, che non riesco a togliere in nessun modo. Non è che c’è la possibilità di passarci domani mattina, o anche subito?». Ecco, e poi dice che uno si butta in noleggio.