Scuola, studenti, maturità, università
(GettyImage)
News

Adesso però non dimenticate la scuola

La scuola è finita per sempre per mezzo milione di studenti italiani diplomati in questi giorni ma, proprio per il bene della scuola e del Paese, guai a dimenticarsene, al contrario dovrà essere d’ora in avanti oggetto di interesse non più da studenti, ma da cittadini attenti oggi e elettori lungimiranti domani.

A metà luglio l’anno scolastico sarà chiuso anche per tutti coloro che hanno sostenuto scritti e orali di maturità rincorrendo un diploma. Le percentuali di promozione all’esame lo rendono sempre meno temibile, ma risulta ancora una prova da preparare con cura e che sottopone a carichi di lavoro probanti e condizioni di stress psicofisico i candidati e le relative famiglie. Sta di fatto che in questi giorni quasi 500 mila giovani italiani lasceranno per sempre la scuola, dopo (almeno!) tredici anni, e da settembre dovranno farsi trovare pronti a nuotare in mare aperto, intraprendendo carriere universitarie, percorsi lavorativi o di ricerca di un impiego, o della strada adatta alle capacità, alle ambizioni, ai sogni di ciascuno.

“Vent’anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli non li trovi più”, canta Francesco De Gregori, e così potrà sembrare a questi studenti che, dopo una vita regolata dagli stessi riti legati alla dinamica casa-scuola-casa da quando avevano sei anni fino a ieri, ora improvvisamente si trovano a parlare di scuola, di insegnanti, di compagni, di banchi e di aule con il prefisso ex e coniugando verbi al tempo passato. Improvvisamente e per sempre. Ecco perché prima di mandare in archivio un altro anno e partire per le vacanze, occorre fare il punto, invitando a ricordare e, proprio perché ci si trova al termine di un percorso così lungo, congedarsi con un augurio.

L’invito ai diplomati è di sentirsi e rendersi artefici e protagonisti della propria storia, disponendo di un’età che consente ampi orizzonti da indagare e possibilità da cogliere. E’ naturale guardare al domani con impazienza e desiderio riferendosi alla scuola col tempo passato, perché si tratta di un passaggio compiuto, così come è del tutto comprensibile mettere al centro dei propri pensieri di questi mesi la costruzione di sé attraverso i propri progetti di vita che passeranno dal mondo del lavoro o ancora dagli studi, questa volta in ateneo.

L’augurio invece è quello di considerare la scuola ancora “presente e viva” per tutti coloro che la costituiscono, i docenti di ieri e di sempre, gli alunni di oggi e di domani e così i genitori di oggi, di domani e di dopodomani, compresi – con un po’ di lungimiranza - quindi i neo-maturi del 2023.

Insomma, con il diploma in tasca, la scuola non fa effettivamente più parte della vita quotidiana, ma tocca ancora occuparsene come atto politico decisivo per rifondare il Paese.

Non dimenticatevi della scuola, quindi, se vi avesse coccolato ma anche se vi avesse deluso, non rimuovetela, al contrario interessatevene ancora, in ruoli diversi, come esperti di un campo che vi ha visto al suo interno per più di dieci anni, ad esempio, ma anche come cittadini elettori, o ancora come abitanti di zona in cui c’è quel determinato istituto con i suoi problemi e i suoi bisogni che ora non interessano più chi non ne fa direttamente parte, ma che devono riscuotere un coinvolgimento collettivo perché la scuola è la base – oppure non la pensiamo più così!? – della società.

Entrare nel dibattito pubblico e avere a cuore la risoluzione dei nodi della scuola significa occuparsi di rifondare la società. Se la generazione appena diplomata tornerà a occuparsi di scuola solo quando ci porterà i figli, sarà troppo tardi per un’azione politica di riforma e per pretendere chissà quale aggiornamento o innovazione. Se la scuola rimarrà un tema solo di chi la fa, come professionista o studente o ancora genitore, resta e resterà sempre un argomento per interessati perché coinvolti individualmente, per cui non è e sarà mai argomento politico, ma solo una seccatura – o poco di meno – per chi deve sopportarla.

L’augurio per i neo diplomati è quello di trascorrere un’estate incantata, per citare uno splendido romanzo di Ray Bradbury della metà del secolo scorso, in cui sentirsi vivi compiendo quelle piccole azioni che si ripetono ogni anno e, insieme, affiancarne altrettante nuove, alla scoperta del mondo e di sé, mentre l’augurio per la scuola – e per l’Italia, ma anche per Dante, per Manzoni, per la storia e per l’arte che la scuola con fatica e con la passione e la competenza di cui ogni insegnante è capace trasmette di generazione in generazione, nonostante tutto - è che chi ne è uscito non se ne dimentichi, per dedicarle al contrario un’attenzione personalmente disinteressata e proprio per questo più affettuosa. Perché la scuola ha bisogno proprio di questo, di considerazione, di impegno civile, di cura.

TUTTE LE NEWS DI PANORAMA

Ecco quanti studenti non vanno a scuola

La crisi dell'italiano non è solo colpa della scuola

Quanto costa mandare i figli a scuola. Ecco tutte le spese

I più letti

avatar-icon

Marcello Bramati