"Quelli della notte" al Senato tra il canguro e lo scorporato
La maratona voluta da Renzi produce un linguaggio che rasenta la comicità. E nella bolgia di palazzo Madama spunta l'indignazione: «Non si uccidono così i senatori; così si umiliano le istituzioni»
«Lei, Pietro Grasso, è come l’arbitro Moreno, quello che fregava l’Italia»; «Basta con il canguro! Ancora emendamenti cangurati, non si può, non si può!»; «Votiamo il separato»; «No, lo scorporato no»; «E poi dove lo mette quel “loro“ che resta appeso? Una frase così non regge!»; «E quel “loro”…. Vuole cangurare anche questo?». «Perché quando inarca il sopracciglio Zanda lei, Grasso, gli dà subito la parola e a noi no? Ha problemi di vista?». «Basta, si vota questo separato!».
Benvenuti al Senato, chiamato a «suicidarsi». Se non fosse che in ballo c’è la riforma delle riforme, ovvero il superamento del bicameralismo perfetto, sembrerebbero scene tratte da Renzo Arbore «Quelli della notte…». È il trionfo di un nuovo linguaggio, che probabilmente gli italiani non avevano mai sentito. Cangurare cioè andare all’indietro, dal movimento dell’omonimo animale, significa che la caduta di un emendamento trascina con sé l’eliminazione di tutti gli altri relativi alla stessa tematica. Scorporare significa che ogni volta il presidente del Senato spacchetta gli emendamenti e decide su quali parti (si tratta prevalentemente delle questioni relative alle minoranze linguistiche) si va al voto segreto e su quali altre si va al voto palese (si tratta dei nodi chiave cioè relativi al funzionamento del nuovo Senato).
Un modo per disinnescare la mina di quelle proposte che potrebbero far rientrare dalla finestra l’elezione diretta del Senato e porre sul tappeto la riduzione del numero dei deputati. Questioni sulle quali la maggioranza potrebbe andare sotto. Ma la Lega nord si è inventata una diavoleria dietro la quale secondo gossip maliziosi ci sarebbe la manina di Roberto Calderoli: sono riusciti a mescolare minoranze linguistiche e riduzione dei deputati. «Diavolo di un Calde!», si mormora a Palazzo Madama. L’italiano è messo a dura prova nella concitazione della maratona. Una senatrice Pd ironizza: «Stiamo dando lezioni di grammatica!». E Gian Marco Centinaio, il giovane e tosto capogruppo padano, esclama: «Qui si parli in italiano! Sennò ve la spiego io com’è quella frase, io nel mio piccolo. E se non ci capiamo allora ognuno parli il suo dialetto!».
Domenico Scilipoti (FI) si indigna: «Ma guarda un po’ questa Boschi (il ministro delle riforme ndr) che si è impappinata parlando di cambiamenti “sostanziosi” anziché sostanziali! E che siamo a tavola?!». Nella notte Sandro Bondi e Manuela Repetti (FI) si aggirano con aria affranta nel Transatlantico di Palazzo Madama. E ai cronisti superstiti dicono: «No, per favore, abbiamo solo un minuto per mangiare…». E per mangiare intendono un tramezzino veloce alla buvette. Il pd Maurizio Migliavacca, ex pci-pds uomo d’apparato che viene da lontano, passa con aria compassata portando in mano una barretta di cioccolato: «Sono abituato a resistere». Un forzista, fedelissimo di Berlusconi: «Non si umiliano così le la politica e le istituzioni. Non si “uccidono” i senatori così…». Intanto, una domanda aleggia nel Palazzo: fino a quando Grasso resisterà sullo scranno? «Dovrà pur andare in bagno, dovrà pur riposarsi…». Grasso sembra una maschera indecifrabile: va dalle espressioni corrucciate a qualche lieve smorfia che tenderebbe all’ironia fino agli scatti decisionisti…». E così tra un «ma mi faccia il piacere» e un «votiamo questo separato», il presidente dirige la maratona. Confessa il vicepresidente Maurizio Gasparri (FI): «Sì, sono già stati cangurati molti emendamenti (erano quasi 8000, ieri sera ne erano già decaduti 1400 ndr), ma così dove andiamo?».