La sfiducia alla Boschi: dubbi e certezze
Perché la mozione del M5S non regge. È un attacco al Governo che, senza ulteriori prove contro il padre PierLuigi, cadrà nel vuoto
Meglio togliersi subito il dente. Matteo Renzi vuole fare in fretta e far votare il prima possibile la mozione di sfiducia che il Movimento 5 Stelle ha presentato contro Maria Elena Boschi attaccata, per primo, da Roberto Saviano che già all'indomani del suicidio del pensionato di Civitavecchia ne ha chiesto le dimissioni. Il premier è convinto che per affrontare le eventuali bufere giudiziarie che potrebbero aggravare ulteriormente una situazione già complicata, bisogna sbrigarsi a blindare il ministro.
Decreto banche: scontro aperto tra M5S e la Boschi
Il problema non sono infatti i numeri, che alla Camera sono tali da garantire la bocciatura della mozione, ma i tempi. Anche perché prima della prossima settimana non si potrà votare. E il timore è che in sette giorni possano esserci nuovi e dirompenti sviluppi soprattutto nei vari filoni d'inchiesta aperti dalla Procura di Arezzo.
Al momento il padre della Boschi, Pier Luigi, non risulta indagato. Ma se nei prossimi giorni dovessero esserci novità in questo senso, è possibile che anche quelle forze politiche oggi orientate a non sostenere la posizione dei grillini, potrebbero decidere di cambiare idea.
I punti certi
Ad oggi infatti ci sono ancora tanti dubbi e alcune certezze. È certo il dissesto dell'istituto aretino e di altri tre. Sono certi i risparmiatori rimasti senza un euro, la maggior parte dei quali (60mila su 133mila) azionisti della Banca Etruria. Certi anche i fidi concessi negli anni agli amici degli amici, i milioni buttati in investimenti folli come la costruzione del super yacht di Civitavecchia.
È certo, inoltre, che i pm stiano indagando su un presunto conflitto di interesse a carico di alcuni ex membri del cda di Banca Etruria che avrebbero ricevuto fondi per 185 milioni di euro. Come lo è il fatto che l'ex presidente Lorenzo Rosi e l'ex membro del cda Luciano Nataloni siano accusati dalla procura di “omessa comunicazione di conflitto d'interessi” mentre il padre della Boschi invece no.
Anche se la Banca d'Italia ha multato lui, per 144mila euro, e altri dirigenti, per un totale di 2,5 milioni di euro per aver distrutto quella banca. È certo, inoltre, che il cdm del 22 novembre scorso abbia emanato un decreto “salva banche” e che il ministro Maria Elena Boschi non vi abbia preso parte. Secondo alcuni avvalorando la tesi di un suo presunto presunto conflitto d'interessi nonostante resti da chiarire in che modo il provvedimento in questione abbia potuto favorire Banca Etruria o direttamente Pier Luigi Boschi che, per il suo ruolo nell'istituto di credito, è stato anche multato da Bankitalia.
I punti incerti
Ed è infatti proprio qui che si fermano le cosiddette certezze e cominciano i dubbi. Alcune fonti smentiscono intanto che dietro il suicidio del pensionato di Civitavecchia, su cui è stata aperta un'inchiesta per istigazione al suicidio, ci sia quella “truffa organizzata” denunciata dall'uomo nella sua lettera d'addio e che ha gettato l'ombra più pesante sulla figura del ministro Boschi.
Luigi D'Angelo avrebbe infatti acquistato i titoli poi crollati per sua scelta personale e non perché indotto a farlo dal dipendente senza scrupoli. Non si sa nemmeno se Pier Luigi Boschi abbia ottenuto o meno fidi dalla Banca Etruria per finanziare società in cui aveva un ruolo da dirigente. Intervistata dal Corriere della Sera, la moglie, Stefania Agresti, smentisce categoricamente: “mai preso un euro dalla banca”.
È evidente che il destino della figlia dipenda dalla risposta che gli accertamenti giudiziari daranno a questo interrogativo. Al momento, finché non emergeranno conferme in questo senso, chiederne le dimissioni rappresenta un'abnormità dettata da ragioni esclusivamente politiche.
Governo sotto attacco
La diretta interessata ostenta sicurezza: “discuteremo in Aula, voteremo e poi vedremo chi ha la maggioranza”. Ma chi l'ha incontrata dietro le quinte della Leopolda e in queste ore è in stretto contatto con lei rivela che c'è invece grande preoccupazione e tensione. E d'altra parte è la stessa madre a descriverla “stanca e turbata”. Ma conunque non spaventata e di sicuro pronta alla lotta.
Consapevole che l'attacco mediatico e politico da cui è investita è un attacco che ha come obbiettivo non solo lei ma tutto il governo e Matteo Renzi (il cui padre Tiziano sarebbe coinvolto in alcuni affari con l'ex presidente della Banca Etruria Rosi). Lui stesso sa perfettamente che la matassa è intricata, la questione complessa, gli esiti incerti. Colpire Maria Elena Boschi, che del suo governo è sempre stata il volto più luminoso, giovane, pulito e attraente, significa aprire una crepa che rischia di diventare deturpante per l'intera facciata.
E tutto ciò a pochi mesi dalle elezioni amministrative di giugno e dal referendum costituzionale e soprattutto a poche settimane dall'approvazione della legge di stabilità su cui anche Bruxelles dovrà dare un parere. Ecco perché è urgente che il voto sulla mozione di sfiducia alla Boschi arrivi il prima possibile e che la sua posizione si rafforzi ancora prima che su tutta la vicenda sia fatta chiarezza e che la verità sulla sua famiglia venga fuori a scagionarla definitivamente.