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ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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La sinistra di governo che vorrebbe Pisapia

Una forza alleata del Pd ma da una posizione di forza e capace di dialogo, con Romano Prodi e Enrico Letta fra i protagonisti. Utopia?

Tanti saluti a Mdp e al suo partitino. Così in una mattina di ottobre, Giuliano Pisapia ha mandato a quel paese la “ditta”.

Gli scambi di sorrisi a favore di stampa e le adunate pubbliche che hanno campeggiato tutta l'estate nella cronaca politica sono state velocemente spazzate via dalle gelide polemiche sull'atteggiamento ambiguo di Pisapia.

Forse ammaliato dal richiamo di Matteo Renzi, l'ex sindaco di Milano non ci ha pensato due volte a scaricare Bersani & C dopo l'ennesimo attacco arrivato dal delfino, Roberto Speranza a mezzo stampa.

Il segretario del Pd, lo scorso venerdì ha lanciato un messaggio chiaro, deponendo l'ascia di guerra verso i fuoriusciti e tutto quell'universo di personalità, sigle e gelosie che abitano la sinistra.

Di certo c'è una differenza sostanziale tra un Pisapia e un Bersani, tra un D'Alema e un Prodi. Renzi lo sa.

In questa fase c'è chi lavora per unire e chi di tornare con il cappello dal segretario del Pd non ci pensa proprio. Di questo è consapevole Giuliano Pisapia che da quel primo luglio a Roma aveva sognato di poter davvero essere il collante di queste complicate anime della sinistra, di essere un nuovo Prodi nella stagione del nuovo Ulivo.

Anche la location di quella prima manifestazione parlava chiaro: Piazza Santi Apostoli, luogo simbolo della stagione prodiana, quartier generale di tante campagne elettorali per la sinistra che fu.

Dentro Articolo 1 - Mdp però gli umori non sono unanimi. Chi sta con Speranza appartiene a quella fetta di fuoriusciti che di Renzi non vogliono più sentirne parlare e credono che quel “partitino” possa essere opposizione a un probabile governo Pd – Forza Italia.

Una consapevolezza che cresce anche grazie al Rosatellum 2.0, che se dovesse passare, così com'è, lascia ampi margini di speranza anche alle piccole formazioni che dovrebbero raccogliere appena il 3 per cento per conquistare seggi in parlamento, mantenendo una posizione di purezza rispetto al magma a cui ci siamo abituati negli ultimi anni.

Di contro però anche all'interno di Mdp c'è chi, come il vicepresidente Ciccio Ferrara dopo la rottura con Pisapia ha espresso il proprio rammarico “l'obiettivo non era l'ennesimo partitino, ma un movimento largo”.

Affermazione presagio che una parte degli attuali esponenti di Mdp potrebbero seguire Pisapia.

ROMANO PRODI

Intanto, da mesi, Romano Prodi ha aumentato la sua presenza sulla scena romana pur escludendo un suo ritorno alla politica attiva.

Tuttavia non manca di lanciare sassi per chi verrà dopo. Esempio forte di questa regia è il suo saggio Il piano inclinato (Il Mulino) uscito a maggio, dove il Professore affronta il tema dell'uguaglianza sociale, di come le disuguaglianze alimentano i populismi, mettendo a rischio la stabilità democratica.

Una lunga intervista in cui l'ex premier dispensa una serie di soluzioni e riflessioni sui temi del lavoro, della giustizia sociale e del welfare. Più che un libro un manuale d'uso per il leader che verrà.

ENRICO LETTA

La stessa attività si registra anche a Parigi, dove Enrico Letta si è rifugiato dopo la cacciata da Palazzo Chigi.

Spesso ospite dei talk show, anche lui grazie alla promozione del suo libro Contro venti e maree. Idee sull'Europa e sull'Italia (Il Mulino) in questi mesi non ha mancato di lanciare bordate all'attuale segreteria del Pd, mostrando un'approvazione crescente verso la leadership sobria di Paolo Gentiloni.

Fatto è che tutti gli attori sono in campo e avranno modo di incontrarsi il prossimo 28 – 29 ottobre alla Convention Europeista organizzata da Emma Bonino che metterà vicini Romano Prodi, Enrico Letta, Giuliano Pisapia e Carlo Calenda.

Personalità certamente diverse, tutte con storie importanti e per questo animate dal sogno di essere non stampella del Pd, ma attori dialoganti al pari degli altri leader di partito che in questi mesi hanno garantito al governo di andare avanti (leggasi Alfano) nonostante rappresentassero partiti che rischiano di non superare la soglia di sbarramento alle prossime elezioni.

Una lista quindi, quella che ha in mente Pisapia, che si ponga come obiettivo primario quello di essere forza di governo.

In quest'ottica sì, alleata al Pd e se tra i bersaniani prevarranno ancora una volta i rancori, tanti saluti. Perché Pisapia è stato chiaro sugli scenari futuri "dall'altra parte c'è solo una cosa: la sconfitta del centro sinistra e della sinistra, e chissà per quanto tempo".

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Sara Dellabella