La sinistra italiana: perché troverà un accordo
I vari leaderini sanno che l’unità è questione di sopravvivenza. Ma prima lo faranno meno verranno considerati opportunisti dagli elettori
Avevano acceso speranze, mosso sentimenti di rivincita, in taluni casi rigenerato il sol dell’avvenire. E invece i compagni del Terzo Millennio (ma sarebbe meglio dire del Terzo Anno dopo Renzi), tutti annunciatisi quali paladini del riscatto della sinistra, ancora una volta non hanno trovato di meglio da fare che armarsi l’un contro l’altro. Complimenti davvero.
Cosa è successo
È faccenda anche di questi giorni: i (presunti) eredi di Enrico Berlinguer trascorrono più tempo a parlarsi addosso che a occuparsi del Paese. L’ultima sgradevole rissa ha investito il voto al Senato sul Def. La sofferta decisione di non sostenerlo ha aperto l’ennesima frattura tra Giuliano Pisapia (e Romano Prodi ed Enrico Letta da dietro le quinte) e i vari Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e, soprattutto, Massimo D’Alema.
Tra i vari succitati protagonisti sono volate parole grosse. Solo un esempio: Pisapia ha dato del «divisivo» a D’Alema, chiedendogli «un passo di lato» e Nichi Vendola ha risposto ironico: «Giuliano ha ragione: Massimo è divisivo, divide la sinistra dalla destra». E queste sono soltanto le dichiarazioni pubbliche, in privato pare sia accaduto anche di più (ah, se certe pareti potessero parlare…).
Perché questa volta è diverso
Si dirà: è storia antica, le sinistre sono sempre state così, granitiche quando individuano un nemico comune (la Democrazia cristiana prima, Silvio Berlusconi poi, Matteo Renzi infine) ma frammentate se si tratta di costruire un progetto unitario. Tuttavia, c’è una straordinaria differenza tra il passato e la contemporaneità.
Le antiche sinistre viaggiavano comunque tra il 35 e il 40 per cento dei consensi; quelle dei nostri giorni, messe assieme, stanno tra il 5 e il 6. Insomma, è finito il tempo in cui capi e capetti potevano permettersi guerre e divisioni poiché una buona rappresentanza parlamentare era sempre e comunque assicurata.
Oggi, andando separati alle elezioni, i sette nani della sinistra italiana verrebbero spazzati via dalla principale scena politica. Ed ecco perché è facile scommettere che un accordo, alla fine, i vari leaderini lo troveranno: l’unità è anzitutto questione di sopravvivenza.
Ecco, il consiglio, cinico e non richiesto, è di anticipare a oggi la pace che di sicuro lor signori sigleranno poco prima della campagna elettorale. Insomma, cari nani, cercate almeno di fare finta di andare d’accordo, di stimarvi, di volervi un po’ di bene. Fermatevi e riflettete, per favore: più rimanderete la pace e più verrete considerati opportunisti. E allora altro che 5 per cento, ci penserebbero gli italiani a farvi sparire per sempre. Con il voto.