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(Ansa)
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Fatto Sinner, numero 1 al mondo, adesso bisogna fare il tennis in ogni circolo d'Italia

Il tennis festeggia il trionfo storico dell'altoatesino ma sarebbe il caso di guardare quello che succede in ogni circolo dove corsi e lezioni per bambini e ragazzi sono tutto tranne che «popolari»

Da oggi siamo un popolo di tennisti. Tutta colpa di Jannik Singer, un ragazzo con i capelli rossi, di poche parole ma tanti fatti. Ed è questo che forse, più del suo dritto e del suo rovescio, piace. Piace per l’atteggiamento in campo e fuori dal campo. Guardate ad esempio la sua reazione ieri quando gli hanno comunicato di aver raggiunto la vetta del mondo: impassibile, una mezza smorfia, un sorriso timido e stop oltre ad un pensiero per il principale rivale: «Mi spiace per l’Infortunio a Djokovic. Spero possa tornare presto…». Oppure andate a riascoltare le parole dopo il primo trionfo in un torneo del Grande Slam, in Australia. Il ringraziamento ai genitori che gli hanno regalato «libertà» di scegliere la sua vita andrebbe messo nero su bianco in tutte le scuole dell’obbligo italiane. Per non parlare del suo «no» a Sanremo, perché doveva allenarsi. Una sorta di bestemmia in un mondo fatto di persone che per salire sul palco dell’Ariston sarebbe disposta anche a vendere la mamma.

Insomma un ragazzo che ama solo un tipo di riflettori, quelli che illuminano i campi la sera, quando il sole non basta per giocare. L’esatto opposto del modello presunto vincente con cui i social bombardano da anni i nostri giovani.

Inutile qui fare discorsi tecnico-tattici. Sinner ha tutto, soprattutto ha quella cosa unica e tipica dei fuoriclasse: la voglia di migliorare. Fino all’anno scorso il suo servizio, ad esempio, non era degno della Top Ten e lui, invece che accontentarsi di tornei minori ed una vita comunque brillante, si è messo di impegno passando dai 170 km/h ai 210 km/h di oggi, per lo più precisi. E, state tranquilli, nei prossimi anni migliorerà anche nello «slice» di rovescio e nello stile a rete. È questo atteggiamento che porta oggi noti campioni a dichiarare che Sinner regnerà sul tennis mondiale per i prossimi 10 anni. Non so se tutto questo accadrà davvero, ma le basi tennistiche per arrivare a questa considerazione ci sono tutte.

Bisogna però andare oltre, bisogna passare ad un livello più alto, guardando oltre Sinner, ripetendoci cioè la frase iniziale dell’articolo: da oggi siamo un popolo di tennisti.

Oggi lo siamo, basta leggere i giornali, di ogni tipo, ma domani? Come sta il mondo del tennis italiano al di là di una generazione che pare dorata (Sinner, Arnaldi, Cobolli…)? Beh, non sta benissimo. Soprattutto se si guarda alle strutture ed ai costi. Il tennis non è uno sport popolare. Le iscrizioni ai corsi sono care, carissime, soprattutto se paragonate a quelle di altri sport. Tanto per dire… Dalle mie parti un corso da due lezioni (da 45 minuti e di gruppo) che cominciano il 1 ottobre, si fermano a Natale, Pasqua e tutti i ponti del calendario italico e finiscono a fine maggio (totale: 7 mesi) costano 750 euro. Il triplo rispetto a calcio, basket e pallavolo. Di più: un’ora privata costa almeno 25 euro (cash, ovvio) al maestro o maestra oltre al campo (per un totale di 55 euro d’inverno ai 40 d’estate). Insomma, il tennis è purtroppo uno sport non per tutti già a livello base, se poi si vuol crescere un campione o aspirante tale, beh, mettete in conto un investimento non da poco.

La speranza è che grazie a questo ragazzo dai capelli rossi, un vero fenomeno, possano cambiare le cose anche nei club e nei circoli di ogni piccolo paese, almeno per i bambini ed i ragazzini. Il Tennis oggi è uno sport popolare, in tutto tranne che nei prezzi. E questo non va bene

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Andrea Soglio