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(Ansa)
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Sinner positivo (ma innocente) al doping

Il numero uno trovato con tracce infinitesimali di Clostebol in marzo. Un tribunale indipendente lo ha scagionato, possibili ricorsi di Wada e Nado ma soprattutto polemiche da parte di chi non vedeva l'ora di sporcare la sua immagine

Prima di tutto la notizia. Jannik Sinner è risultato positivo ad un controllo antidoping perché nel suo sangue sono state trovate tracce infinitesimali di Clostebol. Poche, pochissime: meno di un miliardesimo di grammo. E' accaduto durante il torneo di Indian Wells chiuso con una sconfitta in semifinale contro Alcaraz. Era il mese di marzo e la positività, a quanto pare riscontrata in due diversi controlli successivi, ha fatto sì che si avviasse un'indagine da parte della ITIA che è la International Tennis Integrity Agency, l'agenzia che si occupa di controllare la regolarità dei tennisti e di far rispettare le regole. Un'inchiesta definita "approfondita ed estesa" al termine della quale è stato acclarato che l’assunzione da parte di Sinner del famigerato e proibito Clostebol, steroide anabolizzante vietatissimo dalle regole antidoping, è stata involontaria.

Dunque, nessuna squalifica (sarà regolarmente al via nel torneo degli UsOpen) e come unica conseguenza la cancellazione dei punti guadagnati e del montepremi vinto, circa 300mila euro, nel corso del torneo di Indian Wells. Successivamente il tennista numero uno al mondo non ha più avuto alcun problema con i test antidoping. La spiegazione, ritenuta credibile dal panel indipendente che ha analizzato per mesi, fino alla metà di agosto, il caso e che ha ricevuto piena collaborazione da parte dell'atleta, è che la contaminazione sia derivata da un contatto accidentale e al di fuori del controllo di Sinner.

A causarla il suo fisioterapista. E' stato lui a utilizzare un prodotto reperibile nelle farmacie e datogli dal fitness coach, contenente la sostanza proibita, per curarsi un dito ferito. La mano, poi, ha trattato il corpo dell'altoatesino senza essere coperta con un guanto e così Jannik è venuto a contatto con lo steroide. In quantità davvero minime.

Questa la ricostruzione di quanto avvenuto secondo il tribunale della ITIA. La vicenda si chiude qui a meno di ricorsi da parte della WADA, l'agenzia mondiale antidoping, o della NADO, l'agenzia italiana. Basterà attendere qualche giorno per sapere, quello che è certo è che la notizia dell'incidente spiacevole che ha visto Sinner protagonista altro non farà che dare corpo alle tesi di chi non vedeva l'ora di sporcare l'immagine del ragazzo perfetto che ha scalato con talento e grande lavoro le gerarchie del tennis mondiale.

Il sospetto è che accadrà soprattutto da fuoco cosiddetto amico, come del resto si è visto giusto un anno fa in occasione della rinuncia a giocare il primo turno di Coppa Davis per preparare al meglio il finale della stagione con bis, se possibile ancora più virulento, in occasione del forfait in extremis alle Olimpiadi di Parigi perché colto da tonsillite. Peccato che nella prima occasione quella gestione si è rivelata il trampolino di lancio per la definitiva esplosione di JS (Coppa Davis vinta grazie a lui compresa), mentre il post Parigi ha dimostrato come gli acciacchi fossero reali e abbiano lasciato un segno sul suo fisico.

Il timore è che non basterà, così come potrebbe non bastare l'acclarata non partecipazione attiva alla contaminazione da Clostebol. In Italia si perdona tutto, tranne il successo. In pochi giorni si è passati dalla demolizione di Tamberi con tanto di allusioni sulla sua dieta e sui malori che ne hanno condizionato il rendimento olimpico, al dibattito su Sinner positivo. Un destino che colpisce tutti i grandi, almeno da noi.

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Giovanni Capuano